VICO, Prefetti di
Potente famiglia romana che ha dominato per circa quattro secoli il Patrimonio di S. Pietro in Tuscia.
Discendenti dei duchi di Spoleto o di Arnolfo gastaldo di Terni, già nel sec. X i Prefetti si trovano in Roma imparentati con i conti di Tuscolo, i Papareschi, i Latroni, i Romani; hanno case in Trastevere presso l'Isola Tiberina ed esercitano per eredità la prefettura urbana. Ed appunto per questo ufficio i Prefetti hanno il possesso dei principali castelli che dominano le strade che portano a Roma: Civitavecchia, Carbognano, Vetralla, Caprarola, Rispampano e Vico. Vico in special modo è feudo dei Prefetti dalla seconda metà del sec. X, da quando gli Ottoni restaurarono l'autorità della prefettura; onde il nome alla famiglia. Il primo membro notevole che si trova ricordato è Pietro prefetto nel 965, e dopo di lui vi è una lunga serie di prefetti, sempre di nome Pietro, che in genere sono in lotta con il papato e il comune di Roma e seguono le sorti dell'impero e gli antipapi da esso suscitati. Pietro prefetto nel 1155, sul principio alleato con Adriano IV contro Arnaldo da Brescia piega poi decisamente in favore di Federico Barbarossa dal quale suo figlio Giovanni ottiene nel 1167 l'investitura imperiale della prefettura.
La pace di Venezia del 1177 costrinse Giovanni a sottomettersi ad Alessandro III. Ma la politica ghibellina dei di Vico, risorge con Pietro II, fautore nel 1186 di Arrigo VI, con Pietro III, solo dalla momentanea prevalenza del pontefice Gregorio IX contro Federico II costretto a sottomettersi, con Pietro IV alleato di Manfredi e poi fautore di Carlo nel 1264 e di Corradino nel 1268. La politica ambigua di rivolta e di soggezione al papa a seconda delle circostanze viene proseguita anche dai successori di Pietro IV, Pietro V e Manfredi al tempo di Arrigo VII e di Ludovico il Bavaro, e fa assurgere la famiglia alla sua maggiore potenza con Giovanni III che riesce a dominare tutto il Patrimonio nel periodo torbido dell'esilio avignonese. Impossessatosi di Viterbo, di Vetralla, di Pianzano, di Bagnorea, di Corneto, di Montefiascone, di Bolsena, egli sogna per un momento di crearsi un regno a spese del dominio temporale dei papi, ma la spedizione dell'Albornoz tronca i suoi sogni ambiziosi e suo figlio Francesco perde Viterbo dove viene ucciso nel 1387. Durante il periodo del grande scisma risorgono i Prefetti con Giovanni di Sciarra che sostiene Ladislao e suo figlio Giacomo II che si pone in guerra con Eugenio IV. Ma ormai la sorte della famiglia è segnata. Il cardinale Vitelleschi prende prigione Giacomo e lo fa decapitare (1435) e afferma così decisamente il dominio della Chiesa in tutto il Patrimonio. Pare che dalla Tuscia la famiglia si sia trasferita a Pesaro e poi a Venezia. Anche a Roma si hanno per qualche tempo tracce della sua sopravvivenza, ma poi essa si perde completamente nell'oscurità.
Bibl.: C. Calisse, I Prefetti di Vico, in Archivio della Società romana di storia patria, 1887.