preeclampsia
Condizione clinica che precede l’eclampsia (➔). È caratterizzata e definita da ipertensione arteriosa e proteinuria. Essendo una sindrome sistemica, può provocare danni e sintomi in tutto il corpo e in tutti gli organi, causando altri disturbi tra i quali edema, disturbi visivi e neurovegetativi. Elementi diagnostici della p. in donne gravide sono valori di pressione arteriosa (max/min) superiori a 140/90 mmHg, presi in almeno due misurazioni distanti tra loro (più di 6 ore ma meno di 7 giorni), in assenza di precendente ipertensione cronica, e una albuminuria superiore o uguale a 300 mg in 24 ore in una donna senza pregressa albuminuria. La p. è condizione che riguarda ca. il 7% delle gravide. L’incidenza subisce un aumento in presenza di fattori di rischio.
Segni caratteristici sono mal di testa, disturbi visivi o cerebrali, incluse convulsioni, dolore addominale, in particolare epigastrico o nel quadrante in alto di destra, ed edema, soprattutto centrale.
Prima gravidanza, gravidanza multipla, ipertensione, diabete, malattia vascolare e del tessuto connettivo (per es., lupus), nefropatia, sindrome antifosfolipidica, obesità, resistenza all’insulina, età molto giovane oppure avanzata, predisposizione etnica (popolazione afro-americana), familiarità, rappresentano i più comuni fattori di rischio.
Si ha p. severa in presenza di almeno uno dei seguenti fattori: pressione arteriosa superiore a 160/110 mmHg, albuminuria superiore a 5g/24 h, piastrine inferiori a 100.000/mm3, amminotransferasi, aspartato (➔ GOT) o alanina (➔ GPT), o entrambi, superiori a 70 U/l, mal di testa persistente, disturbi visivi, convulsioni, dolore addominale persistente, edema polmonare, o oliguria (meno di 500 ml di urina in 24 ore). Si ha la sindrome HELLP (Hemolysis, Elevated Liver enzymes, Low Platelets) in presenza di emolisi, con valori di amminotransferasi aspartato o alanina (o entrambi) maggiori di 70 U/l e piastrine inferiori a 100.000/mm3.
Le complicanze materne sono rappresentate da sindrome HELLP, coagulazione intravascolare disseminata, edema polmonare, distacco della placenta, insufficienza renale, convulsioni (eclampsia), emorragia cerebrale, insufficienza epatica, ecc. Le complicanze del feto o del neonato da parto pretermine sono ritardo di crescita, ipossia, danni neurologici, morte.
Malgrado i grandi sforzi della ricerca, sono poche e poco efficaci attualmente (2009) le possibilità di prevenzione della preeclampsia. Alcuni fattori di rischio sono evitabili, come l’obesità e, in alcuni casi, la gravidanza multipla. Una terapia a base di acido acetilsalicilico a basso dosaggio, iniziata prima delle 20 settimane di gravidanza, diminuisce l’incidenza di p. del 10÷20% in soggetti ad alto rischio.
L’unica cura della p. è il parto con l’espulsione della placenta, dove giace la causa della preeclampsia. La p. è un’indicazione al parto nella gravidanza a termine, e di solito nella gravidanza dopo le 32 settimane in casi di p. severa o di HELLP. Il solfato di magnesio costituisce la miglior profilassi per l’eclampsia, ed è indicato in partic. in casi di p. severa o HELLP.