PRECIDANEO (da praecīdo "uccido in antecedenza")
Presso i Romani, nei sacrifici, tanto il sacerdote celebrante, quanto i numerosi assistenti che lo circondavano ministrando e che lo coadiuvavano nello svolgersi del sacro rito, dovevano essere puri. Così anche tutti gli svariati oggetti e utensili indispensabili allo svolgimento del complicato rituale dovevano essere purificati. La impurità e degli astanti e degli oggetti costituiva un caso di nullità del sacrificio, che doveva essere riparato (piaculum). Perfino la non esatta disposizione degli arredi sacri sulla mensa, e il difettoso loro maneggio, costituenti un'infrazione ai rigorosi canoni del rituale, potevano essere motivo di un piaculum. Il rigore era osservato in genere in tutti i sacrifici sia pubblici sia privati; però esso era massimo e spinto fino allo scrupolo nei sacrifici solenni di carattere pubblico, che erano anche i più complicati e minu̇ziosi. Ad onta di vano essere senza dubbio contenute nei libri sacerdotum populi Romani, ricordati da Aulo Gellio (Noct. att., XIII, 23), i casi nei quali si doveva ricorrere ai piacula erano frequentissimi. I Romani erano talmente convinti di ciò, che con il loro senso eminentemente pratico prendevano la precauzione di celebrare in precedenza, nella vigilia dei grandi sacrifici, un sacrificio preliminare e preventivo non meno solenne, offerto in nome dello stato, che avesse carattere espiatorio, in previsione degli errori e delle manchevolezze che si potessero commettere l'indomani durante la cerimonia principale. La vittima immolata in questo sacrificio si diceva appunto hostia praecidanea. Lo stesso carattere precauzionale aveva il sacrificio della porca praecidanea che ogni anno si offriva a Cerere, prima di cominciare le operazioni della mietitura. Con quel sacrificio si intendeva espiare in precedenza tutte le deroghe al rituale che si fossero potute commettere. V. anche sacrifizio.
Bibl.: S. Eitrem, Opferritus und Voropfer der Griechen und Römer, Cristiania 1915, p. 470 segg.; J. Toutain, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, IV, p. 979, s. v. Sacrificium; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, Monaco 1912, p. 439.