pravo
. Latinismo esclusivo della Commedia, che si registra sempre in rima. Vale fondamentalmente " malvagio ": Guai a voi, anime prave! (If III 84) è il grido che Caronte indirizza alle anime " malvagie " (Boccaccio). Il Mazzoni (Saggio di un nuovo commento, Firenze 1967, 425) ricorda che " ‛ pravus ' ebbe come primo significato ‛ curvo, deforme ' (in contrapposto a ‛ rectus ') " e riferisce un passo di s. Bernardo (Sermones de diversis XII 2): " Quid... indecentius, quam curvum recto corpore gerere animum? ". Cfr. poi If XVI 9 Sòstati tu ch'a l'abito ne sembri / essere alcun di nostra terra prava, " della nostra rea e perversa patria, Firenze ", come chiosa il Venturi (" in senso politico, non morale - precisa il Tommaseo -, che a costoro [cioè ai sodomiti che apostrofano D.] non s'addiceva notare la pravità dei costumi "; secondo il Chimenz, " un giudizio così perentorio difficilmente si concilia col dubbio ancora vivo in essi [cfr. vv. 67-72] sulla reale decadenza della loro città "); e analogamente Pd IX 25 In quella parte de la terra prava / italica che siede tra Rïalto / e le fontane di Brenta e di Piava, " della pessima Italia " (Ottimo), " in quella parte d'Italia che è ria " (Buti).
L'aggettivo è, qui, riferito dagl'interpreti a tutta l'Italia, ma qualcuno (ad es., il Vellutello) lo considera attributo di parte e lo riferisce perciò solo alla Marca Trivigiana, che è la zona indicata dalla perifrasi geografica.
Sostantivato, in If XIX 105 la vostra [dei pontefici] avarizia il mondo attrista, calcando i buoni e sollevando i pravi, i " perversi " (Scartazzini-Vandelli: l'aggettivo acquista particolare rilievo dalla contrapposizione a buoni).