pragmatica della comunicazione
Approccio alla comunicazione e alla psicologia, elaborato da Paul Watzlawick e colleghi della scuola di Palo Alto (California) nel saggio Pragmatica della comunicazione umana (1971), secondo il quale lo studio della comunicazione umana (➔ comunicazione, meccanismi psicologici della) può essere suddiviso in tre sottosettori: sintassi, semantica e pragmatica. Il primo comprende le problematiche legate alla codifica e alla decodifica dell’informazione, ai canali, alla ridondanza e al rumore (problemi sintattici di ordine e sequenza delle informazioni); il secondo si occupa del significato degli elementi della comunicazione per i comunicanti (le parole); infine il terzo sottosettore, quello pragmatico, si occupa degli effetti della comunicazione sui parlanti, ovvero dell’influenza che questa esercita sul loro comportamento e non tanto sulle loro conoscenze. Watzlawick e collaboratori considerano comunicazione e comportamento come sinonimi, nel senso che tra due individui qualunque comportamento – incluso il silenzio – ha un valore comunicativo («è impossibile non comunicare») ed è efficace nel modificare il comportamento e le aspettattive del ricevente: per es., se l’emittente desidera che l’interlocutore apra una finestra, una comunicazione a livello pragmatico potrebbe essere dire «Fa molto caldo qui!», oppure mostrare segni di disagio fisico slacciandosi il colletto della camicia, con il sottinteso che l’emittente desidera che il ricevente – e non lui – apra la finestra. Invece, una comunicazione a livello semantico consisterebbe in questo caso in un’affermazione sulla temperatura precisa nella stanza e sugli effetti di questa sul malessere dell’emittente, seguita da una richiesta esplicita. Nella p. della c., molto più che nella semantica e nella sintassi, assume un ruolo fondamentale il concetto di feedback dell’informazione, ossia il ritorno verso l’emittente di un pacchetto di informazione relativo allo stato mentale del ricevente dopo che questi ha recepito il messaggio dell’emittente; ciò significa che lo scopo della p. della c. è quello di evidenziare come ogni processo comunicativo tra esseri umani sia sempre composto da due dimensioni diverse ma inseparabili: da un lato il contenuto esplicito, ossia ciò che le parole dicono in base ai significati convenzionali; dall’altro la relazione interpersonale, ossia quello che i parlanti non dicono a parole ma lasciano intendere, a livello verbale e più spesso non verbale, sulla qualità della relazione che intercorre tra loro e sulle aspettative reciproche.