PRAGLIA
. È una monumentale abbazia benedettina, situata a 12 km. da Padova, in un recesso degli Euganei, fondata nel 1080 da Uberto Maltraverso conte di Montebello. Il nome (in latino Pratalia, Pratalea) deriva dagli ubertosi prati che la circondavano. I primi monaci vennero dall'abbazia di S. Benedetto Po, e per vario tempo Praglia fu considerata dipendente da quel monastero mantovano. Presa sotto la protezione della Sede apostolica da Callisto II nel 1123, eretta in vasto feudo da Federico II nel 1232, all'apice della sua potenza politica alla fine del sec. XIII, data quindi in commenda e divenuta appannaggio di cardinali e prelati, iniziò un breve periodo di profonda decadenza interna, da cui si riebbe quando nel 1449 fu unita alla congregazione di S. Giustina di Padova, che la rifece totalmente. Ricca di monumenti d'arte già sul finire del sec. XV, fu anche un gran centro di cultura nei secoli XVII e XVIII.
Nel 1810 subì la sorte delle case religiose poste sotto la dominazione napoleonica; riaperta dopo 24 anni per la generosità di Francesco I d'Austria, fu nuovamente soppressa nel 1867, e il monastero fu spogliato. Rifugiatisi a Daila in Istria, i monaci poterono ritornare nella vetusta dimora nel 1904 per l'interessamento di studiosi, tra cui Luigi Luzzatti e Antonio Fogazzaro.
Del sec. XI rimangono il campanile romanico e resti di un chiostro. Mentre si terminava il chiostro gotico, nel 1460, si cominciò ad alzare il chiostro doppio, e dal 1490, su disegno di Tullio Lombardo, la chiesa attuale, il bel chiostro pensile, inaugurato nel 1495. Tra le decorazioni scultoriche di questo tempo da notare il lavabo lombardesco è il portale del refettorio, dove Bartolomeo Montagna dipinse un Crocifisso (oggi rovinatissimo). Nella chiesa dipinsero il Veronese, il Badile, il Tintoretto, Luca Longhi e lo Zelotti (a cui spettano le decorazioni della libreria e della cupola e a cui è attribuita anche l'Assunta, nell'abside, capolavoro invece di Domenico Campagnola); nella Sala capitolare dipinse Gerolamo del Santo, ecc. Molte opere furono esportate o distrutte.
Bibl.: G. P. Pivetta, Notizia sul monastero dei PP. Benedettini Cassinensi di S. Maria di Praglia fra Colli Euganei, Padova 1831; P. Selvatico, Il monastero di Praglia, ne I Colli Euganei, Padova 1846, pp. 17-50; R. Scarella, Notae chronologicae de Benedictinorum monasterio S. Maria di Praglia, in Studien-Mittheilungen des Benedictiner-Ordens, 1883, pp. 21-34; id., Adumbrationes biographicae virorum summe insignium qui ultimis duobus saeculis monasterium Praglia illustrarunt, in Studien-Mittheilungen, 1884, pp. 267-278; E. Caronti, L'abbazia di Praglia tra i Colli Euganei, in Rivista storica benedettina, 1907, pp. 321-339; G. Fornaroli, L'abbazia di Praglia, in Arte cristiana, 1914, pp. 115-122; A. Dobrilovich, Badia monumentale di Praglia, Padova 1923; F. S. Orlando, S. Maria di Praglia ai pie' degli Euganei, in Le tre Venezie, 1931, pp. 43-51; A. Roberti, La Badia di Praglia, in Padova, 1933, pp. 24-49.