POWELL, Earl Rudolph, detto Bud
Pianista statunitense di jazz, nato a New York il 29 settembre 1924, morto ivi il 1° agosto 1966. Proveniente da una famiglia di musicisti, intraprese giovanissimo la carriera professionistica, lavorando nei locali del Greenwich Village e di Harlem; il suo primo ingaggio di prestigio fu (1943-44) col trombettista Cootie Williams, con cui incise i primi dischi. Nel 1945 fu arrestato e internato in un istituto psichiatrico (una grave malattia mentale lo avrebbe in seguito costretto a ripetuti ricoveri). Lavorò quindi nei gruppi di J. Kirby, D. Gillespie, D. Gordon, J.J. Johnson, S. Stitt e K. Clarke, coi quali incise numerosi dischi. Le prime registrazioni a suo nome avvennero nel 1947 (Bud's bubble risulta il brano più personale); nello stesso anno incise anche con C. Parker. Tra il 1949 e il 1951 realizzò alcune tra le sue incisioni migliori: Tempus fugit, Celia e Un poco loco in trio; Bouncing with Bud, Wail e Dance of the infidels in quintetto con F. Navarro e S. Rollins; Parisian thoroughfare e Hallucinations (detta anche Budo) per piano solo. Nel maggio 1953 partecipò a un famoso concerto alla Massey Hall di Toronto con Parker e Gillespie; quindi riprese a incidere: Glass enclosure, Buttercup, Mediocre, Polka dots and moonbeams, Collard greens and black-eyed peas e Blues in the closet furono i brani che destarono maggior sensazione. All'autunno 1956 risale la prima tournée in Europa e in quel periodo incise altri brani notevoli, fra cui Another dozen, Oblivion, Birdland blues, Topsy turvy, Swedish pastry, Croscrane e l'intenso Blues for Bessie, nonché tre rilevanti album: Bud!, Time waits e The scene changes.
Dopo un altro ricovero in ospedale, nel 1959 si trasferì a Parigi. Suonò al festival del jazz di Sanremo e a quello di Essen; quest'ultima performance, in trio col bassista francese P. Michelot, il batterista Clarke e, come solista ospite, C. Hawkins, fu registrata in disco. Nel 1963 fu colpito da una grave forma di tubercolosi, che gli impedì di suonare per un certo periodo. L'anno successivo tornò negli Stati Uniti e riprese a esibirsi con regolarità, ma poi sparì improvvisamente dalla circolazione e ricominciò a bere e a drogarsi. Da allora partecipò (1965) a due soli concerti, alla Carnegie Hall e alla Town Hall.
P. è il fondatore del sax piano style, ispirato alla lezione di Parker. Il fraseggio della mano destra è concitato, spezzettato, allucinato, mentre la sinistra fornisce uno scarnificato accompagnamento fatto di accenti spasmodici: ne deriva uno stile vivacemente espressionistico, che è diventato punto di riferimento basilare di tutti i pianisti bop e hard bop. Alla sua vita è ispirato il film di B. Tavernier 'Round midnight (1986).
Bibl.: M. James, Ten modern jazzmen: an appraisal of the recorded work, Londra 1960; I. Gitler, Jazz masters of the Forties, New York 1966; D. Ioakimidis, B. Powell, in Jazz hot, 1966; V. Schonfield, B. Powell, in Jazz Journal, 1966; J.G. Jepsen, A discography of T. Monk and B. Powell, Copenaghen 1969; F. Fayenz, Il jazz dal mito all'avanguardia, Milano-Roma 1970; R. Johnson, Powell on Blue note, in Jazz monthly, 1970; A. Polillo, Jazz. La vicenda e i protagonisti della musica afro-americana, Milano 1975; L. Feather, B. Powell, in AA.VV., I grandi del jazz, ivi 19792; C. Schlouch, Once upon a time: B. Powell, a discography, Marsiglia 1983; F. Paudras, La danse des infidèles: B. Powell, Parigi 1986.