poteri d'acquisto, parita dei
poteri d’acquisto, parità dei Legge in base alla quale i prezzi di diversi Paesi non possono differire una volta che siano confrontati attraverso la trasformazione realizzata con il tasso di cambio nominale. Si definisca P1 il prezzo di un paniere di consumo nel Paese 1, P2 il prezzo di un paniere di consumo nel Paese 2 ed e il tasso di cambio nominale, che fornisce il controvalore in termini della valuta del Paese 1 del valore della valuta del Paese 2, per es. euro per dollaro, se il Paese 2 sono gli USA e il Paese 1 è l’eurozona (dunque P1 sono i prezzi nell’area dell’euro, mentre P2 sono quelli in dollaro degli USA). La legge del prezzo unico stabilisce che: P1=eP2. Vi sono due versioni della legge della parità dei p. d’ a.: una versione assoluta, che si riferisce al livello generale dei prezzi, e una versione relativa, collegata ai cambiamenti percentuali dei prezzi.
Da un punto di vista teorico la legge vale sotto una serie di assunzioni che riguardano il comportamento dei consumatori e delle imprese. Innanzitutto si suppone che i consumatori in Stati differenti abbiano le stesse preferenze: se, infatti, essi fossero caratterizzati da funzioni di utilità diversa, esprimerebbero preferenze eterogenee per quel che concerne la domanda di beni e i prezzi di questi ultimi differirebbero in base alla domanda. In secondo luogo, si deve ipotizzare che le imprese abbiano gli stessi procedimenti per determinare i prezzi nei vari Paesi. La legge del prezzo unico si riferisce di solito ai prezzi al consumo; tuttavia questi ultimi dipendono dai prezzi determinati alla produzione. Se questi variano tra Paesi, ne deriva una condizione sufficiente perché anche i prezzi al consumo risultino disomogenei. Si deve infine assumere che non vi siano grandi barriere al commercio internazionale: se infatti vi fossero costi di trasporto proibitivi, tali da limitare il commercio internazionale, la mancata competizione preverrebbe la possibilità di eguagliare i prezzi di beni uguali tra Paesi diversi.
Da un punto di vista empirico, la legge del prezzo unico, che descrive bene la dinamica dei prezzi nel lungo periodo, fallisce nel prevedere le dinamiche nel breve termine. Le ragioni risiedono nel fatto che vi sono barriere al commercio internazionale, come i costi di trasporto e di intermediazione, che non consentono l’equiparazione esatta dei panieri di consumo. Un altro elemento importante che limita la validità della legge del prezzo unico nel breve periodo riguarda le differenti procedure con cui le imprese fissano i prezzi: alcune aziende, infatti, stabiliscono i prezzi dei loro beni usando come riferimento la valuta domestica, mentre altre utilizzano come riferimento la valuta straniera. Queste diverse procedure rendono i prezzi diversamente sensibili ai cambiamenti del tasso di cambio nominale e limitano quindi la possibilità di comparare gli indici di paniere tra Paesi. Infine, la legge del prezzo unico agisce diversamente a seconda delle tipologie di beni: beni molto commerciati a livello internazionale (per es., il panino ‘big mac’) hanno prezzi maggiormente comparabili rispetto a beni che non sono commerciati (per es., gli immobili residenziali).