potere forte
loc. s.le m. Potere in grado di condizionare fortemente, grazie ai mezzi e alle possibilità di cui dispone.
• Prendere la strada del cambiamento voleva dire entrare in conflitto con le lobby dell’impiego pubblico, della spesa e delle tasse, con una parte del Parlamento, con i sindacati ‒ i veri «poteri forti» che condizionano tutti i governi ‒ e col Grande capitale industriale e finanziario (i «poteri deboli» che dipendono da ogni governo), e persino con parte del suo stesso movimento. (Piero Ostellino, Corriere della sera, 11 settembre 2010, p. 57, Idee & opinioni) • in un sistema politico non conta solo il consenso elettorale, ma anche il peso degli ambienti che si rappresentano. Non per fare i saputelli, ma vorremmo ricordare che [Alcide] De Gasperi lo spiegò in una famosa lettera a Pio XII nel 1951, quando chiarì che la sua maggioranza quasi assoluta uscita dalle urne del 1948 doveva poi tenere conto del peso che nel paese avevano quelli che oggi definiremmo «poteri forti». (Paolo Pombeni, Sole 24 Ore, 22 gennaio 2015, p. 1, Prima pagina) • Un’accusa che brucia al governatore della Sicilia, Rosario Crocetta che la respinge e rilancia. «Lucia non era sola, io ho condiviso con lei questo calvario e la sua battaglia» è la replica di Crocetta che poi denuncia un complotto di «poteri forti per far saltare Lucia Borsellino sul caso della piccola Nicole per poi far saltare me». Un riferimento al drammatico caso di malasanità nel quale una neonata perse la vita poche ore dopo il parto in una clinica in attesa di essere trasportata all’ospedale. (Francesca Angeli, Giornale, 19 luglio 2015, p. 6, Interni).
- Composto dal s. m. potere e dall’agg. forte, ricalcando l’espressione ingl. hard power.
- Già attestato nella Stampa del 30 settembre 1981, p. 4, Dall’Estero (Alfredo Venturi).