potenziale
potenziale [agg. e s.m. Der. del lat. potentialis, da potentia "potenza"] [LSF] (a) In contrapp. ad attuale, di ciò che ha la capacità di esplicarsi in qualcosa, ma non attuandosi ancora. (b) Funzione, inizialmente introdotta per esprimere l'energia p. (nel signif. precedente) di un oggetto in un campo di forza conservativo (v. oltre: P. di un campo vettoriale) e utilizzata per dedurne il vettore del campo, poi estesa analogicamente con signif. simili (alcune delle locuz. sono ricordate nel seguito, mentre per altre si rinvia al termine di qualificazione). ◆ [GFS] P. anomalo: è il p. del campo derivante dalla differenza tra il campo gravitazionale effettivo e quello (il campo normale) che si avrebbe se la Terra fosse un ellissoide di rotazione: v. geodesia: III 15 f. ◆ [LSF] P. attrattivo: il p. di un campo dal quale derivano azioni attrattive. ◆ [ALG] P. centrale: il p. di un campo vettoriale centrale. ◆ [MCC] P. centrifugo: il p. del campo di una forza centrifuga: per es., v. interazioni molecolari: III 256 c. ◆ [TRM] P. chimico: grandezza, avente le dimensioni di un'energia a mole, introdotta nella termodinamica: v. pontenziali chimici e termodinamici: IV 572 d. ◆ P. coulombiano: (a) [ANM] nella teoria dei campi, il p. di un campo centrale la cui intensità vari con l'inverso del quadrato della distanza dai poli e nel quale poli omonimi si respingano; (b) [EMG] lo stesso che p. elettrico quando questo è centrale (si tratta del campo coulombiano per antonomasia, nel signif. precedente), cioè quando a generare il campo elettrico è una carica puntiforme oppure si è all'esterno di una distribuzione di cariche con simmetria sferica. ◆ [FSD] P. cristallino: il p. del campo elettrico in un cristallo, caratterizzato da una periodicità spaziale legata a quella reticolare del cristallo: v. solidi, livelli elettronici nei. ◆ [MCF] P. delle accelerazioni: v. aerodinamica subsonica: I 72 b. ◆ [BFS] P. di azione: v. membrane biologiche: III 766 d. ◆ [MCQ] P. di cella: v. solidi quantistici: V 330 f. ◆ [EMG] P. di contatto: la differenza di p. elettrico che si stabilisce al contatto tra due metalli: v. Volta, effetto. ◆ P. di diffusione: (a) [CHF] la differenza di p. elettrico che si stabilisce nella zona di contatto tra due soluzioni identiche ma con diversa concentrazione, dovuta alla differente velocità degli anioni e dei cationi nel loro diffondersi dalla zona a maggiore concentrazione verso quella a minore concentrazione; (b) [FSD] lo stesso che p. di giunzione (v. oltre). ◆ [FSD] P. di estrazione elettronica: il p. che si ottiene dividendo l'energia di estrazione elettronica di un metallo espressa in elettronvolt per la carica elementare, numericamente coincidente quindi con la detta energia. ◆ [FSD] P. di giunzione: la differenza di p. elettrico che si stabilisce, per diffusione di portatori di carica, alla giunzione tra un metallo e un semiconduttore o tra due semiconduttori di tipo diverso: v. giunzione p-n: III 44 f. ◆ [FAT] P. di ionizzazione: il p. elettrico, in volt, derivante dal rapporto tra l'energia di ionizzazione espressa in elettronvolt e la carica elementare e quindi numericamente coincidente con le detta energia; in rapporto alla prima, seconda, ecc. energia di ionizzazione si parla di primo, secondo, ecc. p. di ionizzazione. ◆ [LSF] P. di onda: ogni p. che soddisfi l'equazione delle onde, come, per es., i p. elettrodinamici. ◆ [CHF] P. di ossidazione: lo stesso che p. elettrochimico normale (v. oltre). ◆ [FSD] P. diretto in una giunzione p-n: v. elettroluminescenza: II 333 b. ◆ [FML] P. di scambio: il p. di forze di scambio (→ scambio). ◆ [PRB] P. di un cammino aleatorio: v. cammini aleatori: I 464 f. ◆ [ALG] P. di un campo vettoriale: nella teoria dei campi vettoriali, grandezza introdotta inizialmente per i soli campi di forza conservativi, rappresentante nel punto generico l'energia p. di posizione dell'ente puntiforme unitario su cui il campo agisce, posto in quel punto (segno a parte, dovendosi distinguere tra campi newtoniani, come quello gravitazionale, nel quale l'ente anzidetto è la massa puntiforme unitaria e c'è diversità di segno tra p. ed energia p., e campi coulombiani, come il campo elettrostatico, nel quale ci si riferisce alla carica elettrica puntiforme unitaria positiva e il p. ha lo stesso segno dell'energia p.); in tali campi il p. è una funzione definita a meno di una costante arbitraria (il valore arbitrario della funzione in un punto arbitrario, al finito o all'infinito, detto p. di riferimento), per cui si ha a che fare con una funzione monodroma del posto, una volta che sia stato fissato il p. di riferimento; la differenza tra i valori assunti da tale funzione in due punti qualunque del campo (differenza di p. tra i due punti) esprime univocamente il lavoro fatto dalle forze del campo per lo spostamento, lungo un percorso qualsiasi, del detto ente unitario dal secondo punto al primo nei campi newtoniani e dal primo al secondo punto nei campi coulombiani, per cui la funzione p. ha per definizione, in un dato punto, l'integrale di linea del vettore del campo dal punto di riferimento A al punto P nei campi newtoniani e da P ad A nei campi coulombiani, sempre lungo un percorso qualunque; da ciò deriva l'importante conseguenza che il vettore del campo è esprimibile come ±∇V, cioè come gradiente del p. V, con il segno più per un campo newtoniano e il segno meno per un campo coulombiano, come dire che il p. assolve ai due utili scopi di consentire il calcolo (a) di energie p. e di lavori fatti dalla forze del campo, per via della semplice definizione, e (b) del vettore del campo, mediante l'operazione di gradiente, in tutti e due i casi in maniera molto più semplice che non servendosi del vettore del campo per lo scopo (a) e delle formule di campo per lo scopo (b). Tutto ciò costituisce quell'importante capitolo della fisica matematica noto come teoria del p., che si sviluppò sul finire del 18° sec. e per gran parte del 19° sec., da G.L. Lagrange a P.S. Laplace, S.-D. Poisson, G. Green, K.F. Gauss (al quale si deve il nome di p.): v. potenziale, teoria del. Successiv., la nozione di p. fu estesa, a opera di Lord Kelvin, J.C. Maxwell e altri, anche a campi vettoriali non conservativi e a una definizione non scalare. L'estensione del p. a campi non conservativi fu determinata essenzialmente dalla necessità di poter usare tale nozione anche per l'intensità e l'induzione del campo magnetico e poi per il campo elettromagnetico; il p. in questi casi è una funzione polidroma del posto (cioè a infiniti valori differenti tra loro per costanti, anche dopo avere fissato il p. di riferimento), quindi non utilizzabile per calcolare energie potenziali e lavori delle forze del campo, ma pienamente utilizzabile per la determinazione del vettore del campo, che è comunque un'operazione di grande importanza: v. magnetostatica nel vuoto: III 605 c. La seconda estensione è l'introduzione, per l'induzione magnetica del campo elettromagnetico, vettore intrisecamente solenoidale e irrotazionale, del p. vettore (il p. precedente si chiama allora, per distinguerlo, p. scalare), una grandezza vettoriale, calcolabile, come il p. scalare, a partire dalle sorgenti del campo e il cui rotore dà, a meno del gradiente di una funzione scalare, il vettore del campo (v. oltre: P. vettore): v. elettrodinamica classica: II 283 d e magnetostatica nel vuoto: III 604 e. ◆ [MCF] P. di velocità: funzione scalare Φ introducibile per una corrente con un campo di velocità v non vorticoso (∇╳v=0) e a connessione semplice, tale che il suo gradiente dà la velocità della corrente, v=∇✄Φ: v. aerodinamica subsonica: I 67 b; se la corrente è vorticosa (∇╳v€0) ma solenoidale (∇✄v=0), al precedente p. scalare di velocità si sostituisce il p. vettore di velocità Π, tale che ∇╳Π=v e ∇✄Π=a, con a funzione (eventualmente costante o nulla) fissata di caso in caso in base a criteri di opportunità. ◆ [ANM] P. di volume: v. potenziale, teoria del: IV 569 e. ◆ [FSD] P. efficace d'interazione: v. solidi, effetti a molti corpi nei: V 342 c. ◆ [MCC] P. elastico, o elastodinamico: il p. delle forze elastiche, cioè delle forze che si destano, per reazione elastica, in un mezzo elastico sollecitato; rappresenta, in un punto, il rapporto tra l'energia accumulata in un volumetto, centrato sul punto, in virtù della deformazione elastica (corrisponde al lavoro fatto dalle forze e dalle coppie deformanti) e la misura di tale volumetto e ha quindi le dimensioni di una densità volumica di energia; sua unità di misura SI è il joule a metro cubo (J/m3). ◆ [EMG] P. elettrico: il p. scalare del-l'intensità di un campo elettrico, in partic. elettrostatico: v. elettrostatica nel vuoto: II 384 d. Si tratta dell'integrale di linea dell'intensità E del campo elettrico, dal punto di interesse al punto di riferimento, lungo un percorso qualsiasi (il campo è conservativo); le sue dimensioni sono quelle di un'energia a unità di carica e la sua unità di misura SI è il volt. ◆ [CHF] P. elettrochimico normale: per un dato elemento chimico, per es. un metallo M, la differenza di p. elettrico ai capi dell'elemento galvanico costituito da M immerso in una soluzione dei suoi cationi M+ ad attività unitaria e da un elettrodo normale a idrogeno; definisce il p. di riduzione del metallo, riferito al processo: elettrone +M+→M; ordinati per valore, costituiscono la serie elettrochimica degli elementi: v. pila chimica: IV 512 Tab. 1.1. ◆ [CHF] P. elettrodico standard: lo stesso che p. elettrochimico normale (v. sopra). ◆ [EMG] P. elettrodinamici: l'insieme del p. elettrico scalare e di quello magnetico vettore di un campo elettromagnetico, che danno luogo a omonime equazioni di Maxwell: v. elettrodinamica classica: II 284 b, c. ◆ [EMG] P. elettromagnetico: il quadripotenziale del campo elettromagnetico, che ha per componenti le tre del p. vettore e il p. scalare: v. relatività ristretta: IV 813 a. ◆ [EMG] P. elettrostatico: (a) il p. dell'intensità di un campo elettrostatico: v. elettrostatica nel vuoto: II 384 d; (b) il p. (d'intensità o d'induzione) di un campo magnetico calcolato lungo un percorso non concatenato con i circuiti elettrici che generano il campo: v. magnetismo: III 524 d. ◆ [MCC] P. gravitazionale: il p. di una forza gravitazionale: v. gravitazione: III 97 a. Ha le dimensioni del quadrato di una lunghezza per il quadrato di un tempo e sua unità di misura SI è il metro quadrato a secondo quadrato (m2/s2). ◆ [GFS] P. gravitazionale normale: v. coordinate terrestri: I 763 d. ◆ [FAT] P. interatomico: il p. delle forze tra atomi: v. vibrazioni reticolari: VI 530 d sgg. ◆ [FML] P. interionico, o ione-ione: il p. delle forze tra due ioni: v. sali fusi: V 100 c. ◆ [FML] P. intermolecolare: il p. delle forze tra molecole, assai spesso rappresentato mediante il p. di Lennard-Jones: v. interazioni molecolari: III 250 b sgg. ◆ [ANM] P. logaritmico: il p. di un campo vettoriale la cui intensità vari in ragione inversa della distanza r (e non del quadrato di r, come per i campi newtoniani e coulombiani); ha espressione alogr+b, con a e b costanti; è tale, per es., il p. del campo elettrico generato da un filo indefinito uniformemente carico, E=(k/r)(r/r), con r distanza generica dal filo e k opportuna costante. ◆ [EMG] P. magnetico: il p. definibile in un campo magnetico, in partic. magnetostatico, nel passato in relazione al vettore intensità e ora in relazione al vettore induzione, per cui si distingue il p. magnetico d'intensità, con le dimensioni dell'intensità magnetica per la lunghezza e quindi unità SI l'ampere (A), e il p. magnetico d'induzione, con le dimensioni dell'induzione magnetica per la lunghezza e quindi unità SI il tesla per metro (T m); nell'ambito del p. d'induzione si distinguono il p. magnetico scalare e il p. magnetico vettore: v. magnetostatica nel vuoto: III 605 c, 604 e. ◆ [ALG] P. monodromo: lo stesso che p. (scalare) di un campo conservativo, che, p. di riferimento a parte, è una funzione di punto a un solo valore: v. sopra: P. di un campo vettoriale. ◆ P. newtoniano: (a) [ALG] nella teoria dei campi, campo centrale la cui intensità varia con l'inverso della distanza dai poli e nel quale poli omonimi si attirino; (b) [MCC] lo stesso che p. gravitazionale, che è il p. del campo newtoniano (nel signif. precedente) per antonomasia. ◆ [MCQ] P. non locale di scambio: v. Hartree-Fock, metodo di: III 148 c. ◆ [FNC] P. nucleare di scambio mesonico: v. forze nucleari: II 696 d. ◆ [FNC] P. nucleare realistico: v. forze nucleari: II 695 d. ◆ [FNC] P. ottico: v. nuclei atomici, dimensioni e strutture dei: IV 189 e. ◆ [ALG] P. polidromo: lo stesso che p. scalare di un campo non conservativo, che è una funzione di punto a infiniti valori: v. sopra: P. di un campo vettoriale. ◆ [CHF] P. redox: v. pila chimica: IV 512 a. ◆ [MCQ] P. regolare: v. diffusione da potenziale: II 148 b. ◆ [LSF] P. repulsivo: il p. di un campo dal quale derivano azioni repulsive. ◆ [BFS] P. riproduttivo: lo stesso che capacità a riprodursi: v. riproduzione biologica: V 25 a. ◆ [EMG] P. ritardato: il campo elettromagnetico prodotto al tempo t in un punto r da una distribuzione di cariche dipende dalla loro densità e velocità in tutti i punti r' e per tutti gli istanti t' che soddisfano la relazione di ritardo c(t-t')=|r-r'|; in altre parole, l'azione elettromagnetica si propaga verso il futuro con la velocità della luce c e arriva da una sorgente in r' al punto considerato r con un ritardo |r-r'|/c. Usando il linguaggio della relatività ristretta, il quadrivettore Rμ=(t-t', r-r') è di tipo "luce", cioè ha modulo nullo: RμRμ=0. Tale campo si può descrivere con il p. elettromagnetico, un quadrivettore Aμ=(V, A) nello spazio-tempo costituito da un p. scalare V e da un p. vettore A, che si esprime in funzione della distribuzione delle cariche, rappresentata dalla quadricorrente jμ=(σ, j), mediante i p. (ritardati) di Lienard-Wiechert, essendo σ la densità di carica e j la densità di corrente. Consideriamo il caso semplice, ma fondamentale, in cui la sorgente è una carica Q puntiforme costante in moto arbitrario; il campo elettromagnetico prodotto in un evento (r, t) è determinato dall'intersezione della traiettoria nello spazio-tempo con il "cono di luce" rivolto verso il passato (v. fig.); se in tale intersezione la carica è momentaneamente in riposo, i p. di Lienard-Wiechert sono: A=0 e V=Q/ (4πε₀R), ove ε₀ è la costante dielettrica del vuoto, R=c(t-t')=|r-r'| è la distanza tra il punto considerato e la carica al tempo anticipato t'. Si noti che l'ipotesi che la carica sia in quiete non costituisce perdita di generalità giacché tale condizione può essere sempre realizzata con un'opportuna trasformazione di Lorentz. La maniera più semplice per ottenere i p. ritardati quando la carica si muove sfrutta le proprietà di invarianza del quadripotenziale e della quadricorrente per trasformazioni di Lorentz; è sufficiente infatti costruire una relazione invariante tra Aμ e jμ che si riduca a quella precedente nel caso di carica in quiete. Notiamo che una carica in moto Q con quadrivelocità vμ=γ(1, v) e γ=[(1-(v/c)2)]-1/2 genera una quadricorrente jμ=Qvμ; allora l'espressione richiesta è Aμ=Qvμ/Rμvμ, ove ogni quanti-tà è presa nell'evento anticipato. Difatti tale relazione è invariante e si riduce a quella precedente quando v=0. Esplicitando le componenti si ha V=Q/[4πε₀R(1-vR/c)], A=Qv/[4πε₀R(1-vR/c)], ove vR è la velocità ordinaria della sorgente lungo la direzione radiale R. La correzione 1/(1-vR/c) è prodotta dal fatto che i p. di Lienard-Wiechert sono integrali sulla densità di carica e risultano dalla somma di elementi infinitesimi di tale densità presi non allo stesso tempo, ma ai diversi tempi determinati dalla relazione di ritardo; essa aumenta grandemente il potenziale quando la carica si muove verso il punto considerato con velocità prossima a c; in trattazioni di prima approssimazione tale correzione viene spesso omessa. Quando il moto è lento (vR≪c) il p. elettromagnetico differisce poco da quello non relativistico, V=Q/ [4πε₀R₀], A=Qv₀/[4πε₀R₀], ove l'indice ₀ sta a indicare che la grandezza è calcolata al tempo t e non al tempo anticipato t'. Si noti che non è vero, come ci si potrebbe attendere, che la correzione al p. elettrico V corrisponde a quello prodotto da una carica Q posta alla distanza R(t')=R(t)+(t'-t)vR(t)=R(t)(1+vR(t)/c), perché tale correzione alla distanza è compensata al primo ordine in vR/c dal fattore [1-(vR/c)]-1. Si può vedere facilmente, infatti, che il p. scalare V differisce da quello coulombiano, V=Q/(4πε₀R₀), per un termine determinato dall'accelerazione nella direzione radiale: V=Q(1+R₀R₀(2c2)+...)/(4πε₀R₀). Le equazioni di Maxwell, oltre alla soluzione corrispondente ai p. ritardati ammettono anche i p. anticipati, in cui si considera il cono di luce futuro e la relazione di "anticipo" c=(t-t')=-|r-r'|, nonché arbitrarie combinazioni lineari delle due. Con i p. anticipati le cariche determinano il campo elettromagnetico nel passato e comportano violazioni della causalità; pertanto essi sono scartati. In ogni teoria di campo relativistica, in partic. nella teoria della relatività generale per il campo gravitazionale, appare sempre l'equazione non omogenea di D'Alembert ð2F/ðt2-c2∇2F=s e quindi appaiono i p. ritardati. Nella fisica classica (per es., nel-l'acustica) abbiamo un'equazione di D'Alembert ove al posto della velocità della luce appare la velocità di propagazione nel mezzo vs; anche in tal caso si hanno p. ritardati. ◆ [ALG] P. scalare: v. sopra: P. di un campo vettoriale. ◆ [FSD] P. schermato: v. eccitone: II 238 d. ◆ [RGR] P. significativi e non significativi: v. gravitazionale, dinamica del campo: III 84 e. ◆ [MCS] P. stabile: un p. d'interazione tale che l'energia p. V=V(r₁,...,rn) di una configurazione qualsiasi con n particelle verifica la disuguaglianza V≥-Bn, ove B è una costante indipendente dalla configurazione e da n. Un esempio di p. stabile è un p. ione-ione (v. sopra) che si possa scrivere come somma di un p. non negativo (repulsivo) e di un p. con trasformata di Fourier non negativa. Un p. a due corpi continuo e negativo nell'origine è invece instabile perché ovviamente la configurazione in cui tutte le particelle sono poste nello stesso punto ha energia negativa dell'ordine del quadrato del numero di particelle. Il p. gravitazionale (o quello elettrostatico) non è stabile nella meccanica statistica classica. La nozione di stabilità non richiede che le n particelle siano identiche. Nella meccanica statistica quantistica la nozione corrispondente è che il livello fondamentale dell'operatore di Hamilton per n particelle (o l'estremo inferiore dello spettro) sia ≥-Bn. La nozione quantistica è profondamente diversa da quella classica perché nel-l'operatore hamiltoniano è presente l'energia cinetica, che dà un contributo importante, sia a causa del principio di indeterminazione, sia a causa delle proprietà di simmetria delle funzioni d'onda, dipendenti dalla natura fermionica o bosonica delle particelle (mentre classicamente la proprietà di stabilità non muterebbe natura se si includesse nell'energia anche l'energia cinetica, perché quest'ultima dovrebbe essere posta uguale a zero per il calcolo dell'energia minima). L'importanza della nozione di stabilità del p. sta nel fatto che ci si può aspettare che un sistema macroscopico si comporti secondo quanto è familiare dalla termodinamica macroscopica solo se l'interazione microscopica è stabile (→ stabilità: S. della materia). Di grande importanza è quindi il teorema di Dyson-Lenard, secondo il quale un sistema di un numero finito di specie di particelle cariche quantistiche, costituito da fermioni di cariche arbitrarie (e, eventualmente, bosoni, purché con cariche tutte dello stesso segno), è stabile. Nella meccanica statistica classica, invece, un sistema di un numero finito di specie di particelle cariche è stabile solo se in aggiunta all'interazione coulombiana è presente un'interazione a cuore duro fra tutte le specie di particelle. ◆ [MCS] P. superstabile: un p. a due corpi tale che l'energia p. di una configurazione qualsiasi con n particelle V=V(r₁,..., rn), contenute in un volume Λ, verifica la disuguaglianza V≥(-Bn+An2)/Λ, ove B e A sono due costanti indipendenti dalla configurazione e da n; di solito si richiede che la disuguaglianza sia valida per regioni Λ che non sono più piccole di un cubetto Λo fissato una volta per tutte. La gran parte dei p. a due corpi e a corta portata che sono di rilevanza per la fisica sono superstabili (in partic. i p. di Lennard-Jones). Una delle proprietà più semplici dei p. superstabili è la dipendenza continua della pressione dalla densità. I p. a cuore duro stabili (in partic., se a corta portata) sono ovviamente superstabili. La definizione di superstabilità nella meccanica statistica quantistica viene data in modo simile a quella della stabilità (v. sopra: P. stabile) richiedendo che l'estremo inferiore dello spettro dell'hamiltoniana del sistema racchiuso in una regione Λ sia non inferiore a (-Bn+An2)/Λ: qui però occorre specificare anche le condizioni al contorno che si usano per definire l'operatore energia cinetica e restringere le forme permesse a Λ e non c'è una prescrizione generale perché la teoria non è stata molto sviluppata. ◆ [TRM] P. termodinamico: nome di ogni grandezza definibile per un sistema termodinamico a trasformazioni reversibili, tale che da essa possano essere ottenute per derivazione parziale altre grandezze significative del sistema o che, per il tramite di essa, insieme a grandezze analoghe, si possano esprimere le condizioni di equilibrio del sistema; sono esempi di p. termodinamici l'energia interna, l'entropia, l'entalpia, l'energia libera: v. potenziali chimici e termodinamici: IV 574 b e potenziale termodinamico nella meccanica quantistica. ◆ [ALG] P. vettore: per un campo vettoriale v che sia solenoidale (∇✄v= 0) e rotazionale (∇╳v€0), il vettore w tale che ∇╳w=v; poiché questa relazione è soddisfatta da infiniti vettori che differiscono tra loro per il gradiente di una funzione scalare, per individuare univocamente tale p. occorre darne la divergenza (come si dice, occorre darne una condizione di gauge): v. campi, teoria classica dei: I 472 c. ◆ [CHF] P. 6:n e 6:exp: v. cristalli molecolari: II 35 e. ◆ [EMG] Coefficienti di p.: nel problema generale dell'elettrostatica, i coefficienti della combinazione lineare delle cariche dei conduttori che danno il p. del singolo conduttore (→ elettrostatica: Problema generale dell'e.). ◆ [EMG] Diagramma di p.: per una struttura circuitale lineare (un tratto di circuito, un intero circuito o un ramo di rete), il diagramma ottenuto riportando in ascissa punti rappresentativi dei vari punti della struttura e in ordinata il valore corrispondente del potenziale, fatta una conveniente scelta per il punto di potenziale nullo; è utile per visualizzare l'andamento del p. nella struttura, in partic. per evidenziare tratti in cui agiscano campi elettromotori (riconoscibili perché in questi tratti il p. va aumentando, mentre negli altri tratti va diminuendo). ◆ [LSF] Differenza di p.: generic., la differenza dei valori del p. in due punti diversi di un campo vettoriale che ammetta p. monodromo; spesso, a meno di esplicito avviso diverso, si tratta di una differenza di p. elettrico, lo stesso che tensione elettrica. ◆ [GFS] Metodo dei p. spontanei: metodo di prospezione elettrica del sottosuolo: v. geofisica applicata: III 24 b. ◆ [FSD] Modello del p. vibrazionale di valenza: v. vibrazioni reticolari: VI 531 e.