POTENZA (XXVIII, p. 110; App. I, p. 949; II, 11, p. 600)
Per il cessare di alcuni fattori ambientali negativi - malaria nel fondovalle del Basento, scarsezza di acqua e insicurezza dell'area adiacente - e per l'esaurimento dell'area della città alta col completamento del rione nordoccidentale S. Maria, lo sviluppo urbano tende ora al fondovalle - verso il sito che fu già della Potentia romana - e con le propagginazioni del Rione Libertà, saranno presto unite verso sud la città vecchia e la grossa gemmazione delle due stazioni di Potenza inferiore. A partire dal 1952, l'attività edilizia vi è stata intensa, e se in tutta la provincia sono stati costruiti 15.680 nuovi vani d'abitazione, presso il capoluogo sarà presto ultimato il nuovo villaggio residenziale, per altri 4.000 vani circa.
Tra i due censimenti del 1936 e del 1951, la popolazione residente del capoluogo era passata da 25.103 individui, dei quali circa il 20% in case sparse, a 32.574 ab., dei quali poco meno di 1/3 sparsi in nuclei e case isolate. E al censimento del 15 ottobre 1961 essa è risultata di 42.659 unità residenti, con un incremento quindi più sensibile che nel periodo precedente e adeguato allo sviluppo edilizio in corso. A sua volta, la popolazione della provincia, da 376.486 ab. nel 1936 era risultata nel 1951 di 445.188 unità, delle quali il 20% sparse, come nel 1936; e al 15 ottobre 1961 ammontava a 448.231.
Il tratto della valle del Basento sottostante alla città è anche la zona destinata ad accogliere gli impianti industriali programmati, mentre già nel capoluogo sono da menzionare alcune officine di recente realizzazione: un cementificio ed un moderno stabilimento per la produzione giornaliera di 8 q circa di caramelle e confetti e 5.000 bottiglie di bevande gassate. Va inoltre ricordato l'avvenuto potenziamento e ammodernamento della locale industria dei laterizî. Nella provincia sono inoltre notevoli il lanificio di Maratea (100 telai automatici moderni), lo stabilimento di Palazzo S. Gervasio per la fabbricazione di macchine agricole, quello di Maschito, che lavora oltre 20.000 q dell'uva della zona e, infine, l'impianto di Venosa per l'estrazione di olio dalle sanse.