POTENZA (A. T., 27-28-29)
Città della Lucania, capoluogo di provincia, situata a 823 m. s. m., in pittoresca posizione dominante la valle del Basento. Il nucleo primitivo era posto nel piano sottostante in contrada Murata, presso la riva sinistra del Basento, ove tuttora si verificano ritrovamenti notevoli. Si crede che la città si trasferisse nell'attuale posizione non prima del sec. XIII.
La parte medievale, che si stende su di una dorsale, è attraversata in tutta la sua lunghezza dalla via Pretoria, centro del traffico cittadino: vi si aprono la Piazza Sedile col municipio, e la quadrata Piazza Mario Pagano con il palazzo del governo, in cui ha sede anche il consiglio provinciale dell'economia e l'archivio provinciale; a sinistra, il teatro Francesco Stabile. A destra uffici giudiziarî e la biblioteca, ricca di 17 mila volumi.
A N. e a S. del centro medievale si sono sviluppati i nuovi quartieri; in quello meridionale si aprono due nuove arterie, Via Napoli e Corso Vittorio Emanuele, fiancheggiate da palazzi e da edifici, tra cui l'ampio Palazzo degli uffici e quello recente del Provveditorato alle opere pubbliche. Queste due vie convergono a Piazza 18 agosto 1860 che ricorda il giorno in cui la città, prima di altre, insorse contro il Borbone. Colà sorgono il busto a Zanardelli, propugnatore e legislatore della redenzione della Basilicata, e il monumento ai caduti, e più a S. l'imponente mole del seminario ecclesiastico. Nel suburbio del quartiere settentrionale sono sorti il museo provinciale, la villa, la caserma Basilicata, le case per impiegati e, sul declivio di due opposte colline, i villaggi agricoli di Betlem e Francioso.
Dall'elenco dei fuochi del 1648 Potenza appare popolata da circa 6500 ab., diminuiti in seguito per le molteplici vicende sismiche; nel 1800, contava 8000 ab.; dal 1806, la popolazione aumentò notevolmente, fino a raggiungere nel 1861 13.000 ab.; ma, per l'emigrazione, ridiscese, nei successivi censimenti, per quindi risalire (1921) a 13.895 ab.; nel 1931 raggiunse i 15.919 ab. Di poca importanza le industrie che comprendono: laterizî, carboni, pastifici, tipografie.
Va sparendo il caratteristico abbigliamento muliebre: orecchini, nastro al collo, fazzoletto multicolore sulle spalle, corpetto nero. Caratteristica la processione dei Turchi nella festa del patrono S. Gerardo: si porta in giro una nave su un carro in cui, intorno alla statua del santo, si ammassano popolani vestiti da orientali e da mori. In altre feste a ricordare una sacra leggenda, vi è il getto dai balconi e dalle finestre di "pipli", che sono i fiori di ginestra.
Il territorio comunale montuoso e poco fertile abbracciava nel 1931 una superficie di 229,48 kmq. con una popolazione di 25.433 ab. (1931). In seguito alla ricostituzione (r. decr. 10 gennaio 1935) in comune autonomo di Pignola Lucana già frazione di Potenza, la superficie del comune è ridotta a 173,9 kmq.
Potenza ha tre stazioni ferroviarie, cui è collegata da autoservizî: sulla Napoli-Metaponto, sulla Potenza-Foggia e sulla Potenza-Laurenzana (linea calabro-lucana). Autoservizî la uniscono a Melfi, a Genzano-Montemilone, a Matera per Irsina-Altamura, a Spinoso, a Calvello, a Moliterno per Satriano-Brienza:
Monumenti. - La cattedrale, rifatta alla fine del sec. XVIII da A. Magri, è a una navata sormontata da cupola. La chiesa di San Francesco, del sec. XIIl, ha una bella porta lignea del sec. XV e nell'interno, tra altro, il sepolcro di Donato Grasi, morto nel 1534. La chiesa di S. Michele Arcangelo, del secolo XI o XII, conserva dell'antica costruzione soprattutto l'esterno, mentre l'interno ha subito varie modificazioni. Nel Museo provinciale lucano si trova un'importante collezione di oggetti di scavo della regione.
Storia. - La città è certamente di fondazione romana, come si rileva dal nome, ma nulla sappiamo né sull'età né sul particolare motivo della sua origine. Forse la prima va fissata al sec. II a. C., quando i Romani affermarono il loro possesso nella regione con l'apertura delle strade, e il secondo nell'importanza del sito come nodo stradale. La città antica, infatti, che era circa 140 m. più in basso della moderna, sul fiume Casuentus (Basento), si trovava all'incrocio di due strade, l'una che lungo la valle di quel fiume scendeva al mare Ionio, l'altra trasversale che, distaccandosi dalla Popillia, andava verso le Puglie (v. lucania). Durante l'Impero fu municipio, iscritto alla tribù Pomptina. Nei testi letterarî non è mai ricordata, ma il grande numero d'iscrizioni che vi si è rinvenuto, e che fanno ricordo di magistrati e sacerdozî, testimonia della floridezza e dell'importanza che la città dovette avere in quel periodo. Un'epigrafe ricorda il collegium mulionum et asinariorum: la posizione della città all'incrocio di due strade e la sua ubicazione in regione montagnosa spiegano l'esistenza di siffatto collegio artigiano.
Nel Medioevo venne dapprima (402) invasa dai Goti di Alarico, poi, nel secolo successivo, fu aggregata dai Longobardi al ducato di Benevento, da cui si staccò nella divisione dell'847. Annessa al principato di Salerno, ne divise a lungo le sorti. Tra le più antiche sedi vescovili della Lucania, - si hanno documentate memorie della sua chiesa sin dal sec. VI - la cittadina crebbe di importanza. Nel 1269 si ribellò a Carlo d'Angiò; i suoi conti Pietro e Guglielmo erano ardenti fautori degli Svevi. Invano, dopo la morte di Corradino e i trionfi delle armi angioine, i Potentini, levatisi a rumore, fecero strage dei nobili che li avevano spinti alla ribellione: ciò non valse ad allontanare dalla città le ire e le vendette del vincitore che la saccheggiò e ne abbatté le mura.
Nel 1273 un orribile terremoto distrusse in parte la città. Ritornata al demanio, Potenza fu poi concessa in feudo ai Pipino; alla fine del sec. XIV passò ai Sanseverino, che nelle lotte tra durazzeschi ed angioini parteggiarono per questi ultimi; nel 1399 re Ladislao fu costretto ad assediare la città e più tardi a metterne a morte il feudatario. Riconcessa a Gurello Origlia, Potenza passò poi a Michele Attendolo, a Innico di Guevara e, infine, ai Loffredo che la tennero per circa due secoli fino all'abolizione della feudalità. Fu a Potenza che nell'aprile 1502 si tentarono gli ultimi accordi tra Ferdinando il cattolico e Luigi XII per la divisione del regno di Napoli. Dal 1651 al 1657 la città fu sede del preside di Basilicata, poi, evidentemente per influenza dei Loffredo che non gradivano la presenza nella capitale del loro feudo di sì alta magistratura statale, la Regia Udienza si dovette trasferire a Vignola e indi a Matera. Fu solo nel periodo francese (agosto 1806) che Potenza riottenne il suo primato di capo-provincia; i contemporanei interpretarono quel provvedimento quasi come una punizione per Matera, che nel 1799 aveva parteggiato per il card. Ruffo, e un premio per gli spiriti liberali di Potenza; infatti in quell'anno famoso la città era stata l'ultimo baluardo della repubblica, un cospicuo numero di suoi figli erano stati impiccati dalla reazione, ardente fautore delle idee innovatrici era stato il suo vescovo Serrao. Tradizione liberale questa, che fu tenuta viva in tutto il Risorgimento: nel 1848 un gran numero di Potentini venne implicato in un famoso processo politico; nel 1860 Potenza fu la prima città del Mezzogiorno continentale a insorgere compatta contro i Borboni.
La provincia di Potenza. - Il territorio della provincia, al quale con r. decr. 2 gennaio 1927 vennero tolti i comuni che passarono a formare la provincia di Matera, abbraccia, dentro i nuovi limiti, una superficie di 6194 kmq. Comprende a ovest i massicci montuosi, costituiti da calcari triassici, dell'Appennino Lucano che va aumentando in altezza da N. (M. Volturino, 1856 m.) a S., dove culmina nei gruppi del Serino (2005 m. nel M. del Papa) e del Pollino (Serra del Prete, 2186 m.). Alla regione montuosa si affianca a est una regione collinare di marne, argille e conglomerati, profondamente modellata dall'azione erosiva delle acque e soggetta a frane. L'estremità settentrionale è costituita dalla fertile regione vulcanica del Vulture.
La superficie agraria e forestale occupa 5891 kmq. (95,1% della totale); prevalgono i seminativi semplici e con piante legnose (41,6%), in grande maggioranza occupati da cereali; la vite è al primo posto tra le coltivazioni di piante legnose; seguono l'olivo e gli alberi da frutta. Per quanto l'agricoltura sia alla base dell'economia e in essa siano occupati i 3/5 della popolazione, pure non è molto progredita per il grande frazionamento della proprietà che è di ostacolo alle migliorie fondiarie. Il patrimonio zootecnico ascende a 36.000 bovini, 44.200 equini (soprattutto muli), 51.900 suini e 360.000 ovini. All'agricoltura si ricollegano le poche industrie, quali la lavorazione della lana, del legno, le industrie dei laterizî e dei latticinî, la molitoria, ecc.
Al 1931 contava 350.728 ab. con una densità di 57 ab. per kmq.; più fittamente popolata è la zona del Vulture e la regione collinare (circa 84 ab. per kmq.); sulla popolazione sparsa prevale l'agglomerata che rappresenta l'86% della totale. Degli 89 comuni della provincia il solo capoluogo supera i 25.000 ab.; dei rimanenti, 5 hanno una popolazione tra 10 e 20.000 ab., 11 tra 5 e 10.000, gli altri non raggiungono i 5000 ab.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., X, p. 21; H. Nissen, Italische Landeskunde, III, Berlino 1902, p. 908 seg.; S. De Pilato, Saggio bibliografico sulla Basilicata, Potenza 1914; G. Racioppi, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, Roma 1902; id., Storia dei moti di Basilicata... nel 1860, Napoli 1867; E. Viggiani, Memorie della città di Potenza, ivi 1905; R. Riviello, Cronaca potentina dal 1799 al 1882, Potenza 1885; id., Ricordi e note su costumanze, vite e pregiudizii del popolo potentino, ivi 1893. E cfr. l'Atto di accusa e conclusioni... nella causa per reità di stato consumate in Potenza nell'anno 1848, ivi 1852.