postumano
s. m. – Corrente di pensiero attenta al rapporto tra l’uomo e la tecnica nel tentativo di ripensare la natura stessa dell’essere umano in relazione all’ambiente che lo circonda secondo una visione ibridativa. I progressi delle scienze e delle tecnologie informatiche, biologiche e bioinformatiche hanno mostrato la possibilità di un superamento di quel supporto che da sempre ha costituito l’uomo, e cioè del corpo fatto di carne e ossa, a favore di supporti artificiali più efficienti (o addirittura immortali), propri di una ‘nuova specie’. Hans Moravec, Max More, Alexander Chislenko si sono spinti fino a ipotizzare uomini divenuti robot seppure caratterizzati da un’essenza non modificabile: una sorta di anima che transita tra i diversi supporti, da cui la definizione di transumanisti. Tali ipotesi sviluppano, in certa misura, modelli letterari e fantascientifici (Philip K. Dick prima e William Gibson poi) basati sull'ibridazione: dai miti antichi e da Frankenstein fino al cyborg che manifesta la commistione tra parti organiche e parti cibernetiche e in cui non è più possibile riconoscere una naturalità intatta ab origine dell’essere umano.
Postumano e postumanesimo. – Secondo studiosi come Donna Haraway, Katherine Hayles, Roberto Marchesini, gli sviluppi della scienza e della tecnica permettono di considerare il concetto stesso di natura umana come artificiale e come prodotto di un’ideologia costruita e diffusa dall’umanesimo. Sarebbe perciò più preciso parlare di postumanesimo che di p., infatti la centralità e l’autoreferenza che l’umanesimo ha attribuito all’essere umano, inteso appunto come uomo, razionale, bianco, colto, proprietario, sono messe in dubbio in favore di un confronto con le alterità di un mondo globalizzato e di un superamento dell'antropocentrismo, mediante il riconoscimento di contributi decisivi che animali e tecnologie hanno offerto al processo di ominazione in termini di modelli e possibilità di azione e di pensiero. Secondo i sostenitori dell'ipotesi del p. l'equilibrio fra componenti culturali e componenti biologiche nell’essere umano va modificandosi in modo rapido e radicale, pur all'interno di una prospettiva evolutiva, e ciò comporta la necessità di ricalibrare il ruolo che la biologia dell’essere umano aveva sinora avuto, e cioè quello di segnare il limite dell’evoluzione culturale. Il p. è conseguenza del salto che le culture hanno fatto da una scala locale a una scala globale, da una dimensione di adattamento a una dimensione di espansione, da una sfera di intervento limitata alla materialità del mondo esterno alla possibilità di influire direttamente sulla dimensione genetica e biologica dell’essere umano stesso.