post-consumo
(post consumo), s. m. e agg. La riutilizzazione di qualcosa; di risulta, che viene riutilizzato.
• il capogruppo della lista Doria Enrico Pignone apprezza il fatto che finalmente si punta a considerare il ciclo dei rifiuti non più solo come un peso, ma come un’opportunità da gestire dal punto di vista industriale. «Io preferisco parlare di materiali di post-consumo ‒ spiega ‒ e considerarli come una risorsa, quali effettivamente sono». (Nadia Campini, Repubblica, 2 luglio 2014, Genova, p. IV) • [Pinuccia] Montanari si dice determinata a «portare Roma verso la dimensione di una città sempre più zero waste». La nuova responsabile dell’Ambiente punta a far applicare la normativa europea e «all’adozione di un piano comunale per la riduzione dei rifiuti. Mi piacerebbe che venissero chiamati materiali post-consumo...». (Vincenzo R. Spagnolo, Avvenire, 20 dicembre 2016, p. 9, Attualità) • «Dalla raccolta differenziata in poi tutta la filiera deve lavorare in condizioni di rispetto della qualità perché solo così si valorizza e si concretizza il termine “economia circolare” che in Italia vale oltre un milione di tonnellate di plastiche da riciclo, il 70% delle quali proviene da post consumo», precisa infine Giorgio Quagliuolo, presidente di Unionplast, la federazione di Confindustria che raggruppa i trasformatori, ovvero coloro che acquistano il polimero e lo trasformano in imballaggio. (Ba[rbara] Mill[ucci], Corriere della sera, 10 aprile 2017, L’Economia, p. 58).
- Derivato dal s. m. consumo con l’aggiunta del prefisso post-.
- Già attestato nella Stampa del 9 dicembre 1992, Tuttoscienze, p. 2 (P. B.).