protonica, posizione
Si definisce posizione protonica la posizione occupata, all’interno di una parola, da segmenti o sillabe che precedono la sillaba in cui ricorre un accento primario (detta posizione tonica; ➔ accento). È protonica, ad es., la posizione delle sillabe su- e -pe- nella parola superare, delle sillabe sa- e -ni- in sanità, oppure delle sillabe ca- e -pi- in capitano. Tuttavia, mentre le sillabe -pe-, -ni- e -pi- nelle tre rispettive parole sono protoniche mediane e sono quindi più propriamente atone (cioè inaccentate; ➔ accento melodico), su-, sa- e ca- occupano una posizione protonica iniziale, più facilmente soggetta ad ➔ aferesi o ad accenti secondari, che eliminano le condizioni di manifestazione di quei fenomeni che sono invece più comuni in posizione protonica interna.
La distinzione è rilevante in alcune lingue in cui questa differenza posizionale è causa di processi di variazione intervenuti diacronicamente o che si presentano nella derivazione morfologica o nella coniugazione dei verbi.
Diacronicamente sono notevoli i processi di riduzione che interessano le vocali delle sillabe mediane in certe lingue. All’italiano sanità (dal lat. sanitate) corrisponde il francese santé, così come a capitano (dal lat. tardo capitānu) l’inglese captain. Tuttavia anche la posizione iniziale è soggetta a processi di cancellazione vocalica in diverse varietà romanze (il piemontese ha, ad es., dman «domani», l’emiliano pkà «peccato»; cfr. Rohlfs 1966: §§ 128-137) e anche l’italiano presenta casi di sincope delle protoniche mediane (come in bontà < bonitā(te), vergogna < verecŭndia o mugnaio < molināriu; cfr. Castellani 1980, II: 19). Nel caso più generale invece la protonica si è mantenuta, con effetti minori sui timbri: dei sette fonemi vocalici /i/, /e/, /ɛ/, /a/, /ɔ/, /o/ e /u/ del sistema vocalico standard (➔ vocali; ➔ pronuncia), solo cinque sono attestati in questa posizione, dato che – trovandosi in posizione non accentata – le opposizioni /e/ ~ /ɛ/ e /o/ ~ /ɔ/ si neutralizzano, favorendo i due fonemi medio-alti /e/ e /o/ (si pensi a treno, con /ɛ/, rispetto a trenino, con /e/, o a dormi, con /ɔ/, rispetto a dormite o dormitorio, con /o/ nella sillaba iniziale, ma, ad es., dormiveglia, con /ɔ/, in virtù di un accento secondario).
È interessante notare come in italiano si sia avuta diacronicamente una miglior conservazione generale in posizione protonica di /i/, /u/ e /a/ (si pensi a filare, diceva, sudore, ecc. e cadere, lattuga, ragione, ecc.; cfr. Mancarella 2001: 67-69 per un confronto con le altre lingue romanze). Per /a/ è notevole il condizionamento successivo imposto dalla presenza di un /r/ seguente, per cui in fiorentino si è avuto il passaggio -ar- > -er-, come in smeraldo (< smaragdu) e margherita (< margarita) oppure nei nomi in -erìa e nei verbi in -erò (cfr. Migliorini 1992: 147, 350). Invece /e/ e /o/ (rispettivamente da ĭ o ē e da ŭ o ō), conservati in altre lingue romanze, si sono generalmente chiusi in italiano secondo modelli diversi: /e/ si conserva in sillaba chiusa, come in cercare < cĭrcare, e si chiude in sillaba aperta, come in sicuro < sēcūru, nipote < nepōte e minutu < mĭnūtu (si pensi però alle oscillazioni nelle forme assunte dai proclitici, mi/me, ecc., e dalla preposizione di; cfr. Migliorini 1992: 261). Non si ha invece un modello chiaro per /o/, che più spesso si conserva (ad es., in portare o corona) oppure oscilla (come in obbedire / ubbidire, cfr. Mancarella 2001: 67).
Molte oscillazioni si mantengono anche nell’italiano contemporaneo che, conservando alternanze già lessicalizzate in latino, presenta interessanti paradigmi con esempi di dittongazione. In termini sincronici si può infatti osservare come si abbia: uomo, col dittongo /wɔ/ sotto accento, contro ometto «piccolo uomo» e umano, con /o/ e /u/ in posizione protonica. Altri esempi sono quelli di cuoco e cuocere, col dittongo /wɔ/ sotto accento in sillaba aperta, contro cotto, con /ɔ/ in sillaba chiusa, e cucina, con /u/ in posizione protonica. La mancata dittongazione protonica è talvolta ristabilita per regolarizzazione: in forme ormai obsolete si aveva cociamo o cocevo, laddove oggi si preferisce cuociamo e cuocevo (cfr. Migliorini 1992: 485; Romano 2008: 119-120). Tra gli esempi di questo tipo, ricordiamo quelli di: piede, pedone, pedestre e nuovo, novità, novello, con piede e nuovo in grado di produrre oggi, ad es., piedone o nuovissimo (rispetto a novissimo).
Sono numerose le parole italiane che presentano (o hanno presentato fino a tempi recenti) oscillazioni nelle vocali protoniche; tra queste troviamo: uguale / eguale, gruviera / groviera, rullino / rollino e resurrezione / risurrezione (ma anche crocifisso / crucifisso / crocefisso). Degne di rilievo sono anche le varianti orina / urina, olivo / ulivo, sternuto / starnuto e coltura / cultura (queste ultime soggette a una distinzione semantica moderna). Dovere, invece di *devere (< devo), si giustifica sulla base dell’influsso di potere e volere, mentre sono riconducibili a forme di allotropia gli ➔ allomorfi di degno / dignità, esco / esci / uscire o brandello / sbrindellare. Alle conseguenze fonetiche di un’anticipazione di labialità sono invece generalmente ricondotti dopo (~ dipoi) e domani (~ dimane). Tuttavia la lista delle oscillazioni che hanno interessato le formazioni col prefisso de- è lunga e apparentemente disordinata (si pensi a despota / despotismo ~ dispotismo / dispotico, o a dirimere e dimagrire, con di-, ~ debellare e deridere, con de-; tra dipendere e dependere ha prevalso il primo, mentre digradare e degradare sono andati incontro a una specializzazione semantica indipendente). Considerazioni simili valgono per il prefisso re- (che mostra però poche oscillazioni, come in recupero / ricupero).
In posizione protonica si presentano fenomeni notevoli anche per il consonantismo (➔ consonanti). Una degeminazione preaccentuale (simile a quella che ancora interessa i dialetti settentrionali) si ritrova lessicalizzata, ad es., in romanesco, che ha matina o camina per mattina, cammina, ecc., e costituisce un fenomeno già noto al latino che aveva prodotto farīna da farru, canale da canna, ecc. (Romano 2008: 124). La degeminazione, che presenta pochi effetti nelle varietà italo-romanze, in italiano è eccezionalmente presente proprio in posizione protonica, come, ad es., in balestra (< ballĭsta) o colazione (< collatiōne). In queste posizioni si hanno tuttavia, più raramente, anche casi di geminazione spontanea (immagine < imagĭne).
In termini più generali, è infine interessante la distinzione terminologica introdotta da Canepari (ad es., Canepari 2004: 71) tra preaccentuale e protonica, intendendo con quest’ultima la posizione preaccentuale di elementi della tonìa, cioè dell’ultima parte di un enunciato (attorno all’ultima sillaba accentata) dove si presentano particolari condizioni prosodiche. In queste posizioni è meno probabile che si verifichino ulteriori riduzioni, laddove invece nel parlato spontaneo di alcuni parlanti, in assenza di accenti secondari e soprattutto nel caso di vocali alte, la generica posizione protonica è quella in cui diviene possibile, per es., la confusione tra salutare e saltare, tra superare e sperare o tra sicuramente e scuramente.
Canepari, Luciano (2004), Manuale di fonetica, Monaco, Lincom.
Castellani, Arrigo E. (1980), Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza (1946-1976), Roma, Salerno Editrice, 3 voll.
Mancarella, Giovan Battista (2001), Linguistica Romanza, Lecce, Del Grifo (1a ed. 1978).
Migliorini, Bruno (1992), Storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni (1a ed. 1937).
Rohlfs, Gerhard (1966), Grammatica storica dell’italiano e dei suoi dialetti, vol. 1° (Fonetica), Torino, Einaudi (ed. it. di Historische Grammatik der italienischen Sprache und ihrer Mundarten, vol. 1. Lautlehre, Berna, Francke, 1949).
Romano, Antonio (2008), Inventarî sonori delle lingue: elementi descrittivi di sistemi e processi di variazione segmentali e sovrasegmentali, Alessandria, Dell’Orso.