POSATERIA
. S'indicano col nome generico di posateria gli utensili usati per servire e per portare i cibi alla bocca. In essi sono compresi, quindi, oltre i pezzi principali, cucchiaio, forchetta e coltello, anche numerosissimi altri, come i varî tipi di cucchiaini, le posate per servire i legumi e l'insalata, quelle per il pesce, per i dolci, le molle per lo zucchero, per il pane, per il ghiaccio, le palette per gelato, le molle per asparagi, le forchette per ostriche e per ossi-buchi, ecc.
L'origine della posateria non è molto remota e anche i pezzi più caratteristici sono un prodotto della civiltà. Pochi secoli sono trascorsi da quando le mense erano imbandite con un unico piatto nel quale i convitati pescavano con le mani. Si vuol vedere infatti nel cucchiaio l'utensile con il quale l'uomo incivilito ha sostituito il cavo della mano, nella forchetta il succedaneo delle dita e nel coltello il collaboratore dei denti incisivi.
Il cucchiaio e la forchetta (per il coltello, v. coltello; coltelleria) furono dapprima fabbricati in legno, unica materia che permetteva facilità di lavorazione e dava loro la leggerezza necessaria per renderli maneggevoli. Questa lavorazione occupa ancora oggi alcuni artigiani e le massaie se ne servono per non intaccare, rimestando, le pentole di ferro stagnato.
Il progresso poi nell'arte della forgiatura permise di eseguirli in metallo, divulgandone l'uso.
I metalli utilizzati per la fabbricazione delle posate sono: il ferro stagnato o cromato; le leghe ternarie di rame, nichelio e zinco, chiamate alpacca; le leghe d'argento e ultimamente con notevole successo l'acciaio inossidabile. Le leghe d'argento sono usate nelle proporzioni dell'800 e 900 per mille in Italia, Germania e Svizzera; dell'800 e 950 per mille in Francia; del 925 per mille (standard silver) in Gran Bretagna.
Il processo di fabbricazione si valse dapprima unicamente di incudine, martello, scalpello, lima e di stampi rudimentali. La scarsa produzione ottenibile con questi mezzi rendeva il prodotto molto costoso e poco adatto a essere divulgato. L'industria, interessandosi del problema allo scopo di ridurne il prezzo, affrontò due soluzioni: una si rivolse alla fusione, l'altra allo stampaggio. Recentemente una terza abbinò i due sistemi.
Il sistema della fusione non esige particolari impianti, limitandosi a versare entro forme di terra o di ferro (fusione in conchiglia) il metallo fuso (fig. 1, a sinistra), sottoponendo poi i pezzi così ottenuti a processi di levigatura con abrasivi e di lucidatura con ossidi di ferro e di cromo. In questi procedimenti divennero abilissimi gli abitanti di Lumezzane in provincia di Brescia, ove questa lavorazione è tuttora seguita dando luogo a un fiorentissimo artigianato.
La fabbricazione per stampaggio richiede invece impianti industriali molto complessi, e i diversi sistemi partono dal metallo preventivamente ridotto in lastre e bandelle. Da queste si tranciano pezzi sagomati greggi, dai quali, con successive operazioni di schiacciamento e di laminazione, si ottiene la distribuzione degli spessori. Il macchinario utilizzato per queste lavorazioni consta di presse a eccentrico, laminatoi speciali per posateria, bilancieri a frizione della potenza di 160-200 tonnellate e ultimamente furono adottate con notevole successo presse a ginocchiera che arrivano alla pressione di 600 tonn. (fig. 2).
La posateria così ottenuta ha caratteristiche molto superiori a quella fusa, perché il metallo, attraverso le successive operazioni di laminazione e di stampaggio, viene a perdere tutta la porosità derivante dalla fusione e risulta più compatto, di migliore aspetto e di resistenza notevolmente maggiore.
Il costo della posateria tranciata e stampata era particolarmente influenzato dal fatto che soltanto il 15-20 per cento del metallo in lastra o bandella veniva utilizzato nel pezzo finito. Il resto era ritaglio che occorreva fondere e laminare nuovamente. Per ovviare a questo inconveniente, furono proposti e si adottarono diversi sistemi di lavorazione tutti intesi a ottenere la massima utilizzazione del metallo.
Una prima soluzione diede notevoli economie tranciando i pezzi greggi o flans come indicato nella fig. 1 (al centro) e si raggiunse in tal modo una proporzione del 50% tra il peso della lastra utilizzata e il peso dei pezzi ricavati.
Il francese Arthur Wilzin in seguito, collaborando con la fabbrica E. W. Bliss di New York, creò tutto un sistema di presse speciali che permise l'utilizzazione del 90% del metallo in lastre (fig.1, a destra).
Il cecoslovacco Polak, infine, esperimentò una sua speciale duplice pressa idraulica (fig. 3), abbinando il sistema della fusione con quello di stampaggio. Il metallo tenuto allo stato di semifusione nel corpo di una pressa viene iniettato in stampi di acciaio che agiscono per opera della seconda nel momento della solidificazione del metallo
Non esiste una vera e propria superiorità fra gli ultimi sistemi citati, perché ambedue hanno caratteristiche e difetti che li fanno preferire secondo l'attrezzatura industriale di cui si dispone e più ancora secondo il metallo adoperato.
Un altro problema di notevole importanza dovette essere superato dai tecnici che si occuparono della produzione della posateria. L'acidità delle vivande, il loro potere ossidante e solforante, indusse a studiare il modo di proteggere il metallo, con cui le posate sono composte, con altro metallo inattaccabile da questi reagenti. I procedimenti galvanici si prestarono molto bene allo scopo e si poté rivestire il ferro con uno strato di cromo, l'alpacca con l'argento e con cromo, migliorando l'aspetto oltre a raggiungere il risultato richiesto.
L'ultima conquista del progresso, in fatto di posateria, è stata raggiunta dall'acciaio inossidabile, e non appena la metallurgia potrà fornire un prodotto che presenti minori difficoltà di lavorazione di quello attuale, si può prevedere che i soli metalli che verranno usati nella posateria saranno l'argento e l'acciaio inossidabile.
Produzione. - La fabbricazione delle posaterie è molto diffusa in Germania, negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia, in Belgio. In Germania la più importante e famosa fabbrica è quella di Aue in Sassonia; in Inghilterra il centro più importante è Sheffield, in Francia Parigi, in America New England, in Belgio Gemblou.
In Italia l'industria nazionale della posateria è sufficiente al fabbisogno del mercato interno per la posateria d'argento e per le posaterie a bassissimo prezzo (d'alpacca fusa) di cui è anche esportatrice. I centri di produzione sono, per le posate d'argento: Alessandria, Vercelli, Bologna, Milano, Palermo; per la posateria di alpacca e di ferro: Milano, Omegna e Lumezzane. È invece importatrice per quasi tutto il fabbisogno di posateria fine di alpacca, del tipo argentato e cromato..