PORTORICO (A. T., 153-154)
Isola delle Indie Occidentali, la minore delle Grandi Antille (8673 kmq. senza le dipendenze), possedimento degli Stati Uniti. Fino al 17 maggio 1932 il nome ufficiale fu Porto Rico; da quella data fu ripristinata la denominazione spagnola di Puerto Rico.
Esplorazione e storia. - L'isola fu scoperta da Colombo, che ne avvistò le coste meridionali e la chiamò San Juan Bautista in onore del principe delle Asturie Don Juan, il 17 settembre 1493, durante il suo secondo viaggio. Doppiato il Cabo Rojo, il 19 egli si ancorò nella Baia di Aguada e Aguadilla (costa NO.), dove si trattenne due giorni. Il primo insediamento europeo risale al 1508 e fu opera di Juan Ponce de León, che era sbarcato nell'isola (chiamata dagl'indigeni Boriquén) il 12 agosto di quell'anno.
Il primo governatore dell'isola fu, dal 1509, lo stesso Ponce de León. La nuova colonia spagnola non ebbe però grande sviluppo: l'agricoltura - cioè la fonte di ricchezza dell'isola, che non poteva offrire il miraggio dei grandi giacimenti d'oro e d'argento - fu gravemente colpita per effetto della dura politica seguita dai conquistatori nei riguardi della popolazione indigena, che, resa schiava, fu progressivamente quasi sterminata; incursioni dei Caribi, e, poi, nella seconda metà del sec. XVI e nei primi decennî del sec. XVII, ripetuti attacchi di Francesi, Inglesi e Olandesi posero a dura prova i coloni spagnoli. Solo con la fine del sec. XVIII e i primi decennî del XIX lo sviluppo economico e demografico dell'isola divenne più rapido, per effetto sia dell'immigrazione di Spagnoli da San Domingo, ceduta dalla Spagna alla Francia nel 1795, e da altre terre americane già spagnole, sia della maggiore libertà di commercio concessa dal governo spagnolo nel 1815. I coloni dell'isola rimasero completamente al di fuori del movimento per l'indipendenza delle colonie spagnole dell'America centro-meridionale. E, nonostante si fossero venute affermando anche qui tendenze separatiste, Portorico non si associò nemmeno al movimento cubano che si sviluppò negli ultimi anni del sec. XIX.
Nel 1897, invece, l'isola otteneva dal governo di Madrid il riconoscimento della propria autonomia. Ma scoppiata l'anno appresso la guerra tra la Spagna e gli Stati Uniti, l'isola veniva occupata dalle truppe nordamericane; e col trattato di pace del 10 dicembre 1898 veniva ceduta agli Stati Uniti. Fu dapprima organizzata come "territorio" dell'Unione (Foraker Act, del 1 maggio 1900); ma col Jones Act del 2 marzo 1917 (modificato poi il 4 marzo 1927) i rapporti tra Portorico e Stati Uniti vennero posti su nuove basi, nel senso che agli abitanti fu concessa la cittadinanza degli Stati Uniti e una seppur limitata autonomia (v. appresso: Governo e divisione amministrativa).
Situazione. - Vasta poco più della Corsica, Portorico è situata a E. di Haiti, da cui la divide il Canale di Mona (Mona Passage), e ha la forma di un parallelogramma lungo circa 170 km. da O. a E. e largo al massimo una sessantina di km. Mentre di fronte alle sue coste occidentali e orientali il mare presenta profondità non grandi, per lo più inferiori ai 1000 m., a sud e in particolare a nord esso scende piuttosto rapidamente a grandi profondità; a nord si trova una fossa di circa 8500 m. detta appunto di Portorico.
Condizioni fisiche. - L'isola è un pilastro (horst), il cui nucleo centrale è costituito da strati piegati e interessati da faglie di calcari, scisti argillosi e conglomerati del Cretacico, iniettati di rocce vulcaniche e coperti parzialmente (in tutta la sezione settentrionale dell'isola e nella parte ovest della sezione meridionale) da sedimentazioni cenozoiche (argille, marne e calcari). La topografia reca numerose tracce di varî cicli di erosione, dovuti a movimenti di emersione e di sommersione; all'inizio del Cenozoico sembra che l'isola fosse ridotta a un penepiano, ma poi un sollevamento ha fatto riprendere il lavoro all'erosione che, fra l'altro, ha spostato verso sud la linea delle massime altezze. Le forme del terreno attuali si presentano come mature, e il rilievo nel complesso è debole: da occidente a oriente s'innalza la Cordigliera Centrale, che di rado supera i 1200 m., raggiungendo i 1341 nel Cerro Calderona, la vetta più elevata dell'isola. La Cordigliera Centrale prosegue a E. con la Sierra de Cayey (854 m.) e nei Monti Luquillo, che s'innalzano a 1066 m. nel Yunque (l'incudine), spesso ancor oggi indicato erroneamente come il punto più alto di Portorico. È da ricordare che dove i calcari sono sovrapposti alle marne si sono largamente sviluppati fenomeni e forme carsiche e attivissima è la circolazione sotterranea delle acque. Il carsismo interessa soprattutto l'angolo NO. dell'isola. Le coste, che i processi di alluvionamento vanno regolarizzando, presentano spesso terrazze d'abrasione marina; le orla una striscia, spesso assai stretta, di bassopiani alluvionali.
Le condizioni climatiche di Portorico possono desumersi dai dati raccolti nella tabella che segue:
La temperatura media annua nei bassopiani costieri si aggira sui 25°, e decresce naturalmente con l'altezza (a Toro Negro Dam, a 692 m. s. m., è di 20°,6). Sulla costa l'escursione annua risulta di 3°-4°, e quella diurna di 5°-6° soltanto (nell'interno 11°-14°); le temperature raramente scendono sotto i 15° (nelle zone più elevate, peraltro, si sono avuti anche meno di 10°); nell'estate salgono a 32° e anche più.
Quanto alle piogge, il versante settentrionale, che comprende circa i 2/3 dell'isola, ne riceve abbondanti e regolari durante tutto l'anno, mentre sul versante meridionale ne cade una quantità assai minore e distribuita irregolarmente nell'anno, tanto che non sono rari periodi di varî mesi con scarsissime piogge, o addirittura privi di pioggia. I giorni piovosi sono più di 200 a San Juan, 97 a Ponce. L'inverno è la stagione meno piovosa; i massimi si hanno di solito in settembre, ottobre o novembre. Nelle zone montuose interne si verifica un massimo secondario nell'estate. Gli alisei soffiano sull'isola con notevole costanza e apportano una elevata umidità (a San Juan 79% di umidità relativa), ma rinfrescano l'aria e rendono meno opprimenti anche i giorni più caldi.
Portorico non è battuta dai cicloni così violentemente come le Piccole Antille, Giamaica e la parte occidentale di Cuba: in un trentennio se ne sono verificati due assai rovinosi per tutta l'isola e altri sei che hanno arrecato gravi danni in zone limitate.
Le piogge più abbondanti rendono i fiumi del versante settentrionale più ricchi d'acqua e quindi più attivi; la linea spartiacque, di conseguenza, è spostata verso mezzodì, e si nota un'accentuata dissimmetria tra i due versanti. Nel corso superiore i fiumi hanno inciso nel horst valli profonde e pittoresche, dove non sono infrequenti le forre.
Condizioni demografiche. - Al tempo della conquista sembra che l'isola fosse ben popolata: ma gl'indigeni, non avendo la possibilità di cercare scampo alla ferocia dei conquistatori in ampie ed elevate zone montuose, come ad Haiti e alla Giamaica, ben presto furono quasi affatto distrutti: gli ultimi scomparvero all'inizio del sec. XIX. Gli Spagnoli cominciarono a importare numerosi schiavi negri, per farli lavorare nelle piantagioni, ma queste furono devastate da cicloni e da un'incursione di Caribi, e rimasero in gran parte abbandonate, tanto che al principio del sec. XVIII nell'isola si contavano soltanto tre miseri villaggi. In seguito le cose migliorarono e la popolazione andò crescendo, dapprima lentamente, poi con ritmo sempre più rapido: essa era di 50.000 ab. nel 1794 (di cui 30.000 Creoli e il resto Negri), e, un secolo dopo, di 820.000 (1890). Oltre al forte accrescimento naturale (le nascite sono circa il doppio delle morti), l'aumento si deve a un'ingente immigrazione spagnola, verificatasi tra il 1810 e il 1825 a causa dell'insurrezione dei paesi ispano-americani. L'immigrazione spagnola, specialmente di Asturiani, Maiorchini e Galleghi, è forte ancor oggi. Nel 1920 gli abitanti di Portorico risultarono 1.299.809, e, nel 1930, 1.543.913 (173 per kmq., al primo posto tra le Grandi Antille); di questi, secondo i dati ufficiali, il 95% sarebbero Bianchi e il resto Negri e Mulatti. Secondo altre fonti, che sembrano più attendibili, i Bianchi sarebbero soltanto il 73%, comunque in assoluta maggioranza; e i Negri e i Mulatti rispettivamente il 4 e il 23%. Un quinto della popolazione vive nelle otto città con più di 10.000 ab., che sono le seguenti: San Juan (114.715 ab.), capoluogo della colonia, con porto profondo e sicuro, Ponce (53.430 ab.), Mayaguez (37.060 ab.), Caguas (19.791 abitanti), Bayamon (12.986 ab.), Arecibo (12.863 ab.), Guayama (10.953 ab.) e Aguadilla (10.952 ab.). È da ricordare pure Humacao (7937 ab.).
Di tutti questi centri uno solo, Caguas, è situato nell'interno: gli altri sono sulla costa o in prossimità di essa.
Condizioni economiche. - L'agricoltura è la base dell'economia di Portorico, e in essa è impiegata la metà della popolazione abile al lavoro; un po' più di 1/5 di questa, poi, è addetta alle industrie, e il resto, al commercio, ai trasporti, ecc. Un tempo la risorsa principale era il caffè, ma un violento ciclone nel 1899 ne danneggiò in modo assai grave le piantagioni, e la coltura non è più riuscita a raggiungere l'importanza che aveva. Tuttavia la superficie ch'essa occupa attualmente è notevole (81.000 ettari) e così il prodotto (51.700 q. nel 1933), che è di qualità assai pregiata sul mercato mondiale. Il caffè è coltivato sulle pendici della zona montuosa, in particolare nella sezione occidentale dell'isola. La coltura senza confronto più importante è quella della canna da zucchero (circa 101.000 ettari), che ha preso un grande sviluppo per le facilitazioni concesse dagli Stati Uniti. Le maggiori piantagioni si trovano nella zona costiera meridionale irrigata (da cui proviene circa la metà del prodotto) e in quella orientale, specialmente intorno a Guanica, Santa Isabel, Salinas, Humacao e Fajardo. La produzione dello zucchero, che non raggiungeva i 90.000 q. nel 1824 e risultò di 620.000 q. nel 1888, è salita a 6 milioni di q. nel 1926, a 7.878.000 nel 1930, a 9.924.000 nel 1931. Dopo, per la crisi, si è avuta una diminuzione (8.163.000 quintali nel 1932, 7.400.000 nel 1933). Assai ragguardevole la coltura del tabacco (specialmente nei dintorni di Caguas, Gurabo, Cidra, Comerio, San Lorenzo e Cayey), il cui prodotto (77.000 quintali nel 1932) per valore viene subito dopo quello dello zucchero, e la coltura delle piante da frutto, specialmente pompelmi, di qualità eccellente e assai ricercata, ananas, cocchi, aranci, banani e manghi. Di recente ha preso un certo sviluppo la coltivazione del cotone, soprattutto nella parte nord-occidentale dell'isola (produzione sui 25.000 q. annui di fibra). Di scarsa importanza l'allevamento del bestiame (il patrimonio zootecnico, che comprende circa 62.000 bovini e 47.000 equini, è. in diminuzione, per l'estendersi delle colture a scapito dei pascoli) e lo sfruttamento forestale. Le foreste sono assai ridotte, e il goverso sta provvedendo al rimboschimento delle zone montuose.
Le industrie sono prevalentemente di trasformazione dei prodotti agricoli: zuccherifici (una cinquantina), distillerie, fabbriche di sigari e sigarette, di cappelli di paglia, di marmellate, ecc. Nella industria tessile e in quella del ricamo sono impiegate 40-50 mila persone, che lavorano in piccoli stabilimenti o a domicilio. Per quanto si conosce finora, le risorse minerarie sono limitate: si estraggono minerali di manganese (tra Juana Diaz e Coamo e presso Corozal: nel 1933 esportazione di 1819 tonnellate) e d'oro (presso Corozal).
Le comunicazioni interne sono favorite da un'ottima rete di strade ordinarie di oltre 1700 km. e da 573 km. di ferrovie (1933; nel 1890, 85 km.); di queste la linea più importante parte da San Juan e corre nella pianura costiera settentrionale, occidentale e meridionale fino a Guayama. Nel 1932-1933 fecero scalo nei porti dell'isola (dei quali San Juan è il più attivo) 1684 navi che stazzavano complessivamente 5.573.324 tonn. S. Juan è toccata da varie linee di navigazione che la collegano con l'Europa, gli Stati Uniti e le altre Antille; ad essa fa capo, poi, un servizio regolare di navigazione aerea proveniente da Miami (per l'Avana, Santiago di Cuba, Port-au-Prince e San Domingo), bisettimanale e destinato ad essere prolungato fino al Venezuela. Il valore delle esportazioni supera di parecchio quello delle importazioni, come può vedersi dalla tabella seguente:
La contrazione assai forte degli ultimi anni è dovuta alla crisi economica mondiale: possono considerarsi come normali i dati del 1927-28 e 1928-29. Gli Stati Uniti assorbono più dei 4/5 del valore delle importazioni e quasi completamente quello delle esportazioni (nel 1932-33 rispettivamente 48,9 e 73,4 milioni di dollari). Li segue, ma a grandissima distanza, la Repubblica Dominicana.
Le esportazioni sono date per il 63% dallo zucchero, il 20% da tabacco, sigari e sigarette, il 10% da cotone, il 6% da frutta (media del quinquennio 1928-29 - 1932-33).
Governo e divisione amministrativa. - Portorico è retta da un governatore (nominato dal presidente degli Stati Uniti) al quale spetta il potere esecutivo. Il potere legislativo è nelle mani di un senato di 19 membri e di una Camera dei deputati di 39 membri eletti per 4 anni. L'isola è rappresentata al Congresso degli Stati Uniti da un resident commissioner eletto per 4 anni. Il governatore è assistito da un consiglio esecutivo di 7 funzionarî. Amministrativamente l'isola è divisa in 7 dipartimenti (San Juan, Arecibo, Aguadilla, Mayaguez, Ponce, Guayama, Humacao). Da Portorico dipendono le isole Vieques (43 kmq., 13.040 ab.), Culebra (28 kmq., 839 ab.), Mona (40 kmq.), Monita, Desecho, Caja de los Muertos e Cayo Berberia, con le quali si raggiunge una superficie globale di 8896 kmq.
Bibl.: I varî volumi dello Scientific Survey of Porto Rico and the Virgin Islands, pubblicati a New York dalla N. Y. Acad. of Sciences, contengono studî pregevolissimi sull'isola (tra i quali ricorderemo quello di A. K. Lobeck, The Physiography of Porto Rico, 1922, pp. 301-384). Di carattere generale sono poi le opere che seguono: K. Mixer, Porto-Rico. History and Conditions, New York 1926; V. S. Clarck e altri, Porto Rico and its Problems, Washington 1930; Th. de Streitberg, L'île de Puerto Rico, possession américaine, in Bull. Soc. Belge d'Études Colon., XXIX (1922), pp. 73-98. Per la geologia dell'isola è fondamentale l'opera di Howard A. Meyerhoff, Geology of Puerto Rico, Rio Piedras 1933 (Monogr. of the Univ. of Puerto Rico, serie B, n. i). Sul clima si hanno numerosi scritti di W. H. Alexander e soprattutto di O. L. Fassig, tra i quali The Climate of Porto Rico in Ann. Assoc. Amer. Geogr., 1911, pp. 127-134; sui lavori del Fassig è basata la sintesi sul clima di Portorico che si trova nel volume di R. De C. Ward e Ch. F. Brooks, Climatology of the West Indies (Handbuch der Klimatologie, II, i), Berlino 1934 Sulle condizioni antropico-economiche si vedano: Th. Roosevelt, Land Problems in Puerto Rico and the Philippine Islands, in Geogr. Review, 1934, pp. 182-204; W.D. Durland, Forest Regeneration in Porto Rico, in Econ. Geogr., 1929, pp. 369-381; R.S. Platt, A Classification of Manifactures exemplified by Porto Rican Industries, in Ann. Assoc. Amer. Geogr., 1927, pp. 79-91.
L'isola è compresa nel foglio N. E-19 (Santo Domingo-San Juan) della Map of Hispanic America 1 : 1.000.000 pubblicata dalla American Geogr. Soc. di New York (1927).