porto
Ricorre con una certa frequenza, sia in prosa che in poesia. Nella Commedia compare due volte, al plurale, in rima equivoca con porti, da ‛ portare ' (If III 91 e Pd I 112).
In senso proprio, il termine ricorre per designare Marsiglia, la terra... / che fe' del sangue suo già caldo il porto (Pd IX 93) per la strage che dei Marsigliesi fece Bruto, quando espugnò la città per ordine di Cesare (Lucano Phars. III 571 ss.).
Ancora in senso proprio, in If III 91 Per altra via, per altri porti / verrai a piaggia, non qui, per passare: / più lieve legno convien che ti porti: Caronte, preannunciando a D. la sua salvazione dopo la morte, gli dice che non è destinato ad attraversare l'Acheronte, come i dannati, per passare nell'aldilà, ma che si servirà di altri " porti d'imbarco e sbarco " (Chimenz): allusione alla foce del Tevere, dove si raccolgono le anime destinate al Purgatorio, e alla spiaggia che circonda l'alto monte, dove esse approdano trasportate dal vasello snelletto e leggero (Pg II 41), che è, evidentemente, il più lieve legno, di cui dice il nocchiero infernale. Così intendono, in genere, gl'interpreti moderni; tuttavia alcuni commentatori antichi spiegano porti come " barche " e, fra i recenti, il Porena intende " mezzi di trasporto "; " ma sarebbe un inutile duplicato del più lieve legno, con cui il vecchio nocchiero allude chiaramente alla barchetta dell'angelo " (Pietrobono). Cfr. inoltre, in sede di paragone: cose sono dove l'arte è instrumento de la natura... e in esse sono meno subietti li artefici a loro prencipe... sì come è uscire di porto (qui si vuole attendere la naturale disposizione del tempo), Cv IV IX 12 (e v. anche IV 5); l'Orsa minore fa accorto / di suo dover... / qual temon gira per venire a porto (Pg XXX 6; si notino i sintagmi). In un sonetto del Fiore che descrive la tempesta in cui metaforicamente si trova l'Amante, la parola ricorre due volte (XXXIII 8 e 10; cfr. anche Detto 115).
Il sostantivo è poi largamente usato in contesti traslati da ricondurre alla metafora della navigazione. Alla vicenda umana (del singolo o della società) si riferiscono due luoghi del Convivio, là dove D. si vede come legno sanza vela e sanza governo, portato a diversi porti e foci e liti dal vento secco che vapora la dolorosa povertade (I III 5; per il tipo dell'espressione, cfr. Pg VI 77), o dove afferma che, al tempo di Augusto, però [che] pace universale era per tutto... la nave de l'umana compagnia dirittamente per dolce cammino a debito porto correa (Cv IV V 8: cfr. Mn III XV 11 cum ad hunc portum [della felicità terrena] vel nulli vel pauci... pervenire possint, nisi sedatis fluctibus blandae cupiditatis genus humanum liberum in pacis tranquillitate quiescat, hoc est illud signum ad quod ... debet intendere curator orbis... ut scilicet in areola irta mortalium libere cum pace vivatur).
Un capitolo del Convivio (IV XXVIII) è quasi interamente costruito sulla metafora della vita umana vista come un mare, per cui, sì come dice Tullio in quello De Senectute [XIX 70], la naturale morte è quasi a noi porto di lunga navigazione e riposo (§ 3). Nei versi di Le dolci rime che qui si commentano (vv. 136 ss.) lo testo intende mostrare quello che fa la nobile anima... nel senio (XXVIII 1). E dice ch'ella fa due cose: l'una, che ella ritorna a Dio, sì come a quello porto onde ella si partio quando venne ad intrare nel mare di questa vita; l'altra si è che... (§ 2). Nel corso dell'esposizione il termine p., sempre mantenendo il suo valore di " luogo di rifugio ", " luogo tranquillo ", è assunto ancora a indicare Dio, la vita eterna (le due accezioni talora si fondono), alternando, in sede di paragone, quest'uso con quello nel senso proprio: come lo buono marinaio, come esso appropinqua al porto, cala le sue vele, e soavemente... entra in quello: così noi dovemo calare le vele de le nostre mondane operazioni e tornare a Dio... sì che a quello porto si vegna con tutta soavitade (§ 3). Rendesi dunque a Dio la nobile anima... e... uscir le pare di mare e tornare a porto. O miseri... che con le vele alte correte a questo porto... (§ 7). Nell'ultima parte della vita la nobile anima è consolata dal buon ricordo dei tempi passati, perché si rimembra de le sue diritte operazioni, sanza le quali al porto, ove s'appressa, venire non si potea... con tanto guadagno. E fa come lo buono mercatante, che, quando viene presso al suo porto, essamina lo suo procaccio (§§ 11 e 12: " Siffatte ‛ diritte operazioni ', senza le quali non si può... venire al porto della vita eterna, non sono altro che le buone opere fatte... con la carità soprannaturale, senza la quale nessun atto può essere... ordinato veramente al fine ultimo, o verace porto di salute ", Busnelli-Vandelli).
L'espressione ‛ uscire di p. ', già vista in Cv IV IX 12, ritorna in un contesto metaforico: una volta preparato il pane da distribuire ai lettori, lo tempo chiama e domanda la mia nave uscir di porto [cioè, intraprendere lo svolgimento della materia]; per che... entro in pelago con isperanza di dolce cammino e di salutevole porto (Cv II I 1), con la speranza, cioè, di arrivare a buon fine (analogamente in Fiore CXCIX 6 la tua nave arriverà a tal porto, / che tu sì coglierai il fior dell'orto). Così anche in If XV 56 Se tu segui tua stella, / non puoi fallire a glorïoso porto: " se terrai il timone della tua vita dritto verso la mèta di gloria che ti sei prefissa, non potrai mancarla " (U. Bosco, in D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 83); in questi luoghi dunque, sull'idea del p. come " rifugio ", prevale quella del p. come " meta ", che si ha pure nel contesto fortemente allusivo di Fiore CCXXVIII 10 Tutto mi' arnese tal chent'i' portava, / s'è di condurl'al porto in mia ventura, alla balestriera del v. 3.
Si veda infine l'immagine di Pd I 112: nell'ordine dell'universo stabilito da Dio tutte le creature seguono il cammino loro assegnato: onde si muovono a diversi porti / per lo gran mar de l'essere, e ciascuna / con istinto a lei dato che la porti. " Cioè a diversi fini ", dice il Buti, seguito dalla maggior parte dei commentatori, anche moderni; ma il Tommaseo intende " porti di più o meno profonda quiete e letizia ", rinviando all'unico luogo delle Scritture in cui ci sia un'immagine analoga a queste di D.: " deduxit eos in portum voluntatis eorum " (Ps. 106, 30).