PORTO D'ANZIO (Antium)
Città marittima situata sul litorale volsco, 58 km a S-E di Roma. Le popolazioni della zona svolsero una intensa attività marinara fino da epoca antichissima, anteriore senz'altro all'occupazione da parte dei Volsci, stanziatisi nella regione agli inizî del V sec. a. C. I toponimi di origine mediterranea, noti per mezzo delle fonti letterarie antiche, attestano l'esistenza di genti preindoeuropee, la cui attività commerciale è documentata da materiale delle isole pontine ivi rinvenuto.
Gli abitanti di Anzio continuarono a dedicarsi alla navigazione ed alla pirateria esercitata, nel III sec. a. C., fino al Mare Egeo.
Anzio fu tra le principali città dei Volsci e prese parte alle lotte di questi contro i Romani. Sede di una colonia latina nel 467 a. C., successivamente insorse, finché nel 338, dopo la battaglia presso il fiume Astura, fu sottomessa definitivamente. Il suo porto, il Caenon, fu occupato, la flotta distrutta ed i rostri delle sue navi furono eretti come trofeo nel Foro Romano. Nello stesso anno vi fu dedotta una colonia romana governata direttamente da magistrati inviati da Roma. Gli Anziati, iscritti forse alla tribù Voturia, ebbero proprî magistrati nel 317 a. C. E attestata l'esistenza, in epoca più tarda, di duoviri e quaestores. Una nuova colonia, formata con veterani del pretorio e iscritta alla tribù Quirina fu dedotta sotto Nerone. Con questo imperatore il porto fu grandemente potenziato e rimase fiorente nei secoli successivi. Le incursioni di Genserico e Vitige, nel V e VI sec. d. C. e quindi quelle dei Saraceni indussero gli abitanti ad abbandonare completamente la città, la quale si ripopolò solo nel sec. XVIII dopo la costruzione del nuovo porto ad opera di Innocenzo XII.
La città volsca era situata a breve distanza dal mare, nella località chiamata "le Vignacce". Il perimetro di m 3900 circa è in gran parte identificabile per mezzo della fortificazione costituita da un vallo di terra, con fossato e controvallo esterno, con andamento irregolare dovuto alla conformazione del terreno. Questo tipo di aggere, rafforzato con un muro in blocchi di tufo costruito a mezza costa, è lo stesso parzialmente impiegato nella fortificazione di Ardea; è datato, in base ad elementi stratigrafici, fra il V ed il IV sec. a. C.
Non restano tracce di porte, ma dovevano esservene almeno tre; una in direzione di Roma, donde entrava congiunta con la via Severiana la via Anziatina, che nel tratto extra-urbano aveva il medesimo tracciato della strada moderna; la seconda porta doveva essere situata a S, in asse con la prima, verso il mare; la terza infine nel punto in cui la strada usciva dalla città verso Astura. La via Anziatina quindi formava un angolo retto all'interno della cinta, e con i suoi proseguimenti ad O e a S costituiva il cardo ed il decumanus; al punto d'incrocio probabilmente era situato il Foro. Per ragioni di difesa la zona del porto rimase fuori dall'area fortificata.
Non è nota la posizione dell'acropoli, ma si è pensato (Lugli) che fosse situata sopra una collinetta all'estremità occidentale della città, entro il perimetro della fortificazione, priva di una propria opera di difesa.
Non conosciamo neanche l'ubicazione del porto più antico, il Caenon, definito dalle fonti oppidum (Liv., ii, 63, 6) e πολίχνη τις ἐπιϑαλάττιος (Dion. Hal., ix, 56), situato forse in una località separata, sia pure per breve distanza, da Anzio.
Il porto romano fu costruito da Nerone (Suet., Nero, 9: portum operis sumptuosissimi fecit) con i moli appoggiati a due piccoli promontori. Il molo di ponente, di cui non restano in superficie che pochi avanzi, era lungo m 850 circa; quello di levante, sulla cui estremità era il faro, era lungo m 700 e fu poi parzialmente utilizzato per la costruzione del porto innocenziano che si sviluppa alla sua destra. L'imboccatura, larga m 60, era rivolta a S-E. Non è noto il lato rettilineo del porto sulla terraferma; nei pressi del molo occidentale esistono tuttora resti di magazzini portuali. Un altro porto minore si trovava a ridosso del molo di levante.
L'aspetto dei ruderi della città romana, in gran parte ancora visibili nel XVIII sec., ci è stato tramandato dai disegni di G. R. Volpi. Tra questi è la raffigurazione del tempio della Fortuna Anziate, grandioso edificio con sostruzioni a vòlta, di cui non conosciamo l'ubicazione. La fascia del litorale che si affacciava sul porto era occupata da una serie di costruzioni con porte arcuate e finestre, probabilmente horrea. Sempre nella zona del porto doveva sorgere il tempio di Esculapio, ricordato da Livio (xliii, 4, 7) e da Ovidio (Metam., xv, 718).
Resti di un edificio con fronte semicircolare e lati rettilinei, probabilmente un circo, si trovano fra la villa Corsini ed il tratto della via Anziatina diretto a Roma. La villa Spingarelli, in località "le Vignacce" è fondata sopra i resti di una grande villa romana sistemata a terrazze digradanti verso il mare. Nella città alta si trova il teatro, con la cavea dal diametro di m 30 e con un lungo colonnato dietro la scena. È costruito in opera mista e datato alla seconda metà del I sec. d. C. Sono infine visibili i resti di un acquedotto, in opera laterizia del II sec. d. C., che conduceva l'acqua da una sorgente situata 4 km ad O della città, presso il mare.
Lungo la costa, oltre il molo di ponente affiorano i ruderi della villa imperiale, estesi su di una vasta area, databili in gran parte tra gli anni di Nerone e quelli di Adriano. Il complesso edilizio si affaccia sul mare con terrazze, criptoportici e con un'esedra contornata da un colonnato simile a quella della domus Augustana. Apparteneva alla villa un edificio teatrale, ora scomparso, fondato sopra una terrazza artificiale. Vi dimorarono quasi tutti gli imperatori del I sec. e Settimio Severo.
Nella zona occidentale della città, all'esterno della cinta preromana, si è rinvenuta una necropoli arcaica con sepolture a cremazione (5) e ad inumazione (15), e materiale dei secoli VIII e VII a. C., affine a quello delle necropoli dei Colli Albani e di Roma.
Un altro sepolcreto, usato tra il IV ed il II sec. a. C., è stato rinvenuto a N del cimitero attuale; è formato da tre gallerie che si aprono alla fine di un dròmos scoperto. I corpi degli inumati, avvolti in bende erano deposti in loculi sovrapposti. Tra il materiale funebre è uno specchio inciso con rappresentazione di Giacinto con il cigno.
Anzio ha restituito un gran numero di oggetti d'arte, per lo più rinvenuti nell'area della villa imperiale; tra i più famosi l'Apollo del Belvedere (v.), la statua della fanciulla (v. anzio, fanciulla di), il Gallo morente (v.), il Gladiatore Borghese (v.), una replica dell'Hermes Ludovisi (v. hermes), l'Anubi Aldobrandini, il Posidone del Laterano, le statue di Giove, Esculapio e Minerva della Collezione Albani. Più recentemente una statua di Apollo (v.), un gruppo marmoreo di amazzone equestre e Gallo caduto, una statua acefala di Atena ed i mosaici con raffigurazione di Eracle ed Acheloo (v. eracle) ed Eracle in riposo. Infine, dipinti su intonaci, un calendario e fasti consolari (v. cronologia) della prima metà del I sec. a. C. Proviene inoltre dal porto la coppa argentea di Palazzo Corsini (v. oreste).
Bibl.: L. Bayard, Elpénor à Antium?, in Mélanges Éc. Fr., XL, 1923, pp. 115-122; G. Lugli, Saggio sulla topografia dell'antica Antium, in Riv. Ist. Arch. St. Arte, VII, 1940, pp. 153-188 con la bibliografia precedente; P. Barocelli, Sepolcreto preromano di Anzio, in Boll. Paletn. It., V-VI, 1941-42, p. 231; L. Morpurgo, Sepolcreto sotterraneo pagano, in Not. Scavi, 1944-45, pp. 105-126; id., Un sepolcreto precristiano di Anzio ed il problema delle origini delle catacombe cristiane, in Atti Pont. Acc. Rom. di Arch., XXII, 1946-47, pp. 155-166; G. Lugli, Le fortificazioni delle antiche città italiche, in Rend. Lincei, II, 1947, pp. 294-307; R. De Coster, La Fortuna d'Antium, in Ant. Class., XIX, 1950, pp. 65-80; A. M. Radmilli, Le isole pontine e il commercio di ossidiana nel continente durante il neo-eneolitico, in Origines. Scritti in onore di G. Baserga, Como 1954, p. 116-129; G. Lugli, La tecnica edilizia romana, Torino 1959, pp. 26 :324; M. L. Scevola, Civiltà preistorica e protostorica della zona anziate, in Rend. Ist. Lombardo, XCIII, 1959, pp. 417-436; id., Culti mediterranei nella zona di Anzio, in Rend. Ist. Lombardo, XCIV, 1960, pp. 221-242; id., Civiltà marittima di Anzio pre-volsca, ibid., pp. 243-260; L. Ross Tylor, The Voting Districts of the Rom. Rep., in P.M.A.A.R., XX, 1960, p. 319-23. Per la statua dell'Apollo: . Vighi, in Not. Scavi, 1938, pp. 426-440, tavv. XXVII-XXVIII; M. L. Marella, in Int. (VI) Kongress für Archäol., Berlino 1939, pp. 401-405; per il gruppo marmoreo dell'Amazzone e del Gallo: Boll. Ass. Int. Stud. Med., III, 1932, n. i, tav. IV, fig. 2; Catalogo della Mostra d'Arte Antica, Roma 1932, p. 57, n. 5, tav. XXXIII; Gnomon, VIII, 1932, p. 505. Per la statua acefala di Atena: F. Fornari, in Not. Scavi, 1915, pp. 54-55; L. Cantarelli, in Bull. Com., 1915, pp. 235-36. Per il mosaico con Eracle in riposo: C. Carducci, in Bull. Com., 1933, p. 289. Per lo specchio inciso con Giacinto e il cigno: A. Dessenne, Mélanges Picard I = R. A., XXIX-XXX, 1948, pp. 309-315; L. Curtius, in Arch. Anz., 1948-49, pp. 47-64. Per il calendario dipinto: A. Degrassi, Inscr. Lat. liberae rei publicae, Firenze 1957, n. 9; R. Schilling, Hommage à L. Hermann, Bruxelles 1960, pp. 694-697.