PORTO CORSINI
La denominazione è recente: nel 1736 il papa Clemente XII Corsini fece sistemare il canale Candiano e lo sbocco portuale di Ravenna, donde il nome del centro, in origine assai ridotto, sviluppatosi ove il Candiano s'innesta sul porto-canale che mette al mare. L'area è esterna rispetto al battente marino dell'età antica e come tale priva di interesse archeologico; tuttavia informazioni recenti, ancora non controllate a sufficienza, indicherebbero l'esistenza di strutture murarie sommerse a notevole distanza dal battente marino attuale.
Prende nome da P. C. un rinvenimento occasionale, effettuato in più tempi, in occasione di operazioni di pesca con reti a strascico: si è ricuperato un gruppo di erme in marmo, copie antoniniane di originali di epoche varie, facenti parte o del carico di una nave affondata o di materiali gettati a mare per alleggerimento di un natante, sembra, nel sec. XVI; a tale epoca almeno appartengono tracce di restauri in alcune erme. Ad eccezione di una, si tratta di ritratti: Milziade, Epicuro, Carneade (v. queste voci) sono riconoscibili, il primo dall'iscrizione, gli altri per via iconografica. Vi è poi un ritratto di ignoto della prima metà del sec. IV e un'erma di Hermes propölaios, ultimamente completata in seguito ad un ulteriore recupero. L'Aurigemma, sulla base dell'erma di Milziade edita nella raccolta dell'Ursino, identica anche per la duplice iscrizione, ritenne trattarsi della stessa erma rinvenuta sul Celio nel 1553 e appartenuta poi al card. Ippolito d'Este. L'avvicinamento è suscettibile di sviluppo, tanto più che alcuni caratteri delle copie potrebbero far pensare ad un gruppo originariamente unitario.
Bibl.: Sul Porto Corsini: E. Rosetti, La Romagna, Milano 1901, s. v.; N. Alfieri-M. Ortolani, Contributo alle ricerche sull'antico delta padano, in Atti del XV Congr. geografico italiano, Torino 1951, pp. 855-60. - Sulle erme: S. Aurigemma, in Le Arti, 2, 1939-40, p. 56; G. Mancini, ibid., 3, 1940-41, p. 467; H. Fuhrmann, in Arch. Anz., 1940, p. 358 e 1941, p. 399; G. Jacopi, in Le Arti, 5, 1943, p. 139; G. Becatti, in La Critica d'Arte, 5, 1943, p. 139; P. E. Arias, in Jahrbuch, 68, 1953, pp. 102-123.