PORT-ROYAL
La vallata della Chevreuse, nella quale ancora oggi sono visibili presso il villaggio di Magny-les-Hameaux, i resti del monastero di Port-Royal, è situata a due ore circa di cammino da Versailles. Il luogo deserto, malsano, incassato fra due colline coperte di boschi, fu scelto nel 1204 da Matilde di Garlanda per fondarvi un monastero, secondo il desiderio di suo marito Matteo de Marly de Montmorency che, all'atto di partire per la quarta crociata, intendeva propiziarsi i favori celesti con questa pia fondazione. Il nome primitivo del luogo fu Porrois e da esso derivò poi il nome col quale il monastero fu consacrato alla storia. Il monastero, popolato con un gruppo di religiose cisterciensi, fu presto elevato al rango di abbazia, e, nel 1223, ricevette da Onorio III il singolare privilegio di ospitare laici che volessero vivere all'ombra di un chiostro pur senza essere legati da voti monastici. La prima abbadessa eletta fu Eremberga.
La storia dell'abbazia dal sec. XIII al XVI è quella, poco interessante e poco edificante, della sua progressiva decadenza morale e spirituale. Decadenza dalla quale fu sollevata da Jacqueline Arnauld (v.), figlia del famoso avvocato Antoine Arnauld (v.) che tanta parte aveva avuta fin dal 1594 nella lotta dell'università di Parigi contro i religiosi della Compagnia di Gesù, sospettati complici dell'attentato contro Enrico IV e pertanto espulsi. Jacqueline Arnauld, in religione madre Angelica (mère Marie-Angélique de Sainte-Madeleine), fu ammessa a Port-Royal a otto anni in qualità di coadiutrice della badessa e ad undici anni, pur con violazione, in seguito sanata, delle norme canoniche, nominata essa medesima badessa (29 settembre 1602). Quasi contemporaneamente sua sorella Jeanne, in religione madre Agnese (mère Cathérine-Agnès de Saint-Paul), era nominata badessa del monastero di Saint-Cyr. Solo dopo alcuni anni di tormentata incertezza, in seguito alla predica di un cappuccino (quaresima 1608), Angelica sentì nascere in sé una vera vocazione religiosa e, decisa a secondare con ogni sua energia l'appello celeste, superando ogni sorta di difficoltà, dato il tenore dei tempi e la mentalità delle altre religiose, impose al suo monastero una riforma che richiamò in vita la piena osservanza della primitiva regola benedettina. Il 25 settembre 1609 (la famosa journée du guichet) i genitori di Angelica, alti patroni e, in pratica, veri despoti di Port-Royal, si vedevano dalla figlia rifiutare l'accesso al monastero nel quale era stata proclamata la clausura.
Presto la fama del monastero si impose a tutta la Francia e Angelica, coadiuvata da sua sorella Agnese - che nel 1612 abbandonò Saint-Cyr per Port-Royal - confortata dall'affettuosa amicizia e dallo spirituale aiuto di S. Francesco di Sales e di Santa Giovanna di Chantal, fu spesso chiamata a instaurare la riforma anche in altri monasteri. Ma lo stato degli edifici dell'abbazia, l'accresciuto numero delle religiose (oltre 60 nel 1623), le condizioni poco salubri del luogo consigliarono il trasloco dell'abbazia stessa: con lettere patenti del dicembre 1625, registrate dal parlamento il 16 febbraio 1626, Luigi XIII autorizzò il trasloco dell'abbazia in alcuni edifici situati nel Faubourg-Saint-Jacques a Parigi: sarà, questo, il monastero di Port-Royal-de-Paris, mentre al vecchio monastero rimarrà il nome di Port-Royal-des-Champs. Il 15 giugno 1627 Urbano VIII autorizzò il monastero a sottrarsi alla giurisdizione del generale dei cisterciensi per passare sotto quella del vescovo di Parigi. Negli anni seguenti Port-Royal fu trasformato in abbazia elettiva (1629), in seguito alla rinuncia del re di nominar lui l'abbadessa, e vi fu introdotta l'adorazione perpetua del SS. Sacramento: per un certo periodo (1633-1638) a lato dell'abbazia cisterciense visse con vita autonoma un Institut du Saint-Sacrement derivato da Port-Royal, ma in seguito le due istituzioni tornarono a fondersi. Da allora Port-Royal ricevette il nome ufficiale di Notre-Dame de Port-Royal du Saint-Sacrement e il costume delle religiose fu mutato (24 dicembre 1647) con l'adozione di uno scapolare bianco sbarrato da una croce scarlatta, invece dello scapolare nero caratteristico dei cisterciensi.
Ma intanto altri più sostanziali avvenimenti si erano venuti maturando, che posero Port-Royal quasi al centro delle polemiche religiose del secolo XVII. Fin dal 1633 la faccenda dello Chapelet secret (un insieme di meditazioni sul Santo Sacramento redatto dalla madre Angelica e che, divulgato, era stato soppresso dalla Santa Sede) aveva per la prima volta messo in rapporto Port-Royal con Giovanni du Verger de Hauranne abate di Saint-Cyran (v.), che due anni dopo assunse la direzione spirituale del monastero, dando ad esso l'inconfondibile impronta della sua personalità religiosa. Inoltre fin dal 1637 due nipoti della madre Angelica, Antonio Le Maître e Simone Le Maître de Sérincourt (per la complicata discendenza di Antoine A., v. arnauld) e alcuni altri, fra i quali il grammatico Lancelot (v.), si ritirarono a vivere nei pressi del monastero di Port-Royal e in perfetta comunione spirituale con esso. Era il primo nucleo dei "solitarî" di Port-Royal, al quale presto si verranno aggiungendo il grande teologo e polemista Antoine (Antonio III detto "il grande") Arnauld (v.), fratello della madre Angelica, Nicolas Fontaine, Jean Hamon (il medico di Port-Royal), Louis Le Maître de Saci (altro nipote della madre Angelica), Sébastien le Nain de Tillemont, Pierre Nicole, Blaise Pascal, Jean Racine, Renaud de Sévigné, i quali, insieme con l'abate di Saint-Cyran e col suo successore nella direzione spirituale di Port-Royȧl, Antoine Singlin (v.), ebbero tutti, anche se in misura diversissima, la più grande influenza sulla vita religiosa e letteraria della Francia del sec. XVII.
È appena utile accennare qui, in un articolo dedicato alle vicende esterne del monastero, alla posizione che la maggior parte dei solitarî prese nelle polemiche seguite alla pubblicazione (Lovanio 1640-Parigi 1641) dell'Augustinus di Cornelio Giansenio e della Fréquente Communion di Antoine Arnauld (v. per tutto questo giansenio). Le stesse religiose di Port-Royal (per quanto completamente estranee ad ogni anche minima partecipazione diretta alla polemica teologica), per i legami che le univano a Nicole, Arnauld e Pascal, e, più sostanzialmente, per le caratteristiche stesse della loro religiosità, cosi profondamente diversa da quella dei più decisi avversarî del giansenismo, i gesuiti, si trovarono ad essere implicate nella lotta e videro il loro monastero oggetto di persecuzione condotta "con zelo che rassomigliava ad odio e che non si arrestava di fronte ad alcuna calunnia" (Bremond), anche dopo il famoso miracolo della Santa Spina verificatosi a Port-Royal nel 1656, mentre Pascal andava pubblicando le sue Provinciales. Malauguratamente poi, essendosi volontariamente posto sotto la giurisdizione del vescovo di Parigi, troppo spesso esecutore fedele dei voleri del re di Francia, Port-Royal si trovò indifeso di fronte al brutale risentimento che Luigi XIV gli testimoniò sempre, forse per l'accusa che senza alcun sostanziale fondamento si faceva al monastero di aver simpatizzato con la Fronda, più per l'influenza esercitata sul re dai suoi confessori François Annat, François de La Chaise e Michel Tellier, tutti e tre religiosi della Compagnia di Gesù. Sicché, da quando si succedettero sulla cattedra episcopale di Parigi prima Hardouin de Péréfixe, poi François Harlay e infine il malaugurato cardinale de Noailles, fu tutto un seguirsi, uno stillicidio, di provvedimenti contro Port-Royal che rispondevano, come l'eco alla voce, all'ostinata fermezza con la quale le religiose di Port-Royal si opposero sistematicamente alle replicate richieste di sottoscrivere sic et simpliciter (cioè senza la riserva sulla "questione di fatto") al famoso formulario di condanna delle cinque proposizioni, seguendo del resto in questo l'esempio dato da più di un vescovo francese.
Il 21 agosto 1664 fu interdetto alle religiose l'accostarsi ai sacramenti, il 26 dello stesso mese dodici religiose del convento (fra le quali era compresa la madre Agnese Arnauld) furono prelevate, disperse in altri monasteri e sostituite da alcune religiose visitandine che ebbero di fatto il tristo compito di rompere l'assoluta concordia che fino allora era stata la forza di Port-Royal. Il 3 luglio 1665 tutte le religiose che rifiutarono la sottoscrizione del formulario furono relegate a Port-Royal-des-Champs. Seguì qualche anno di tranquillità in seguito alla famosa "pace" della chiesa francese conclusa il 16 settembre 1668. Ma le persecuzioni ricominciarono ben presto e s'inasprirono dopo la pubblicazione (1705) della bolla Vineam Domini, complicate, questa volta, da una questione puramente temporale fra i due monasteri dei Campi e di Parigi (il secondo passato completamente nelle file degli avversarî del primo) per la divisione dei beni fra i due monasteri. Nell'aprile 1706, fu legalmente vietato a Port-Royal il ricevere novizie, ciò che, di fatto, era vietato da oltre 30 anni; il 9 febbraio 1707 l'abbazia dei Campi fu privata di ogni sua rendita a vantaggio del monastero di Parigi; il 27 marzo 1708 ad instantiam regis Clemente XI soppresse definitivamente il monastero (la bolla fu emanata di fatto nell'ottobre ma retrodatata al 27 marzo, data di una prima bolla emessa dal papa, ma giudicata troppo benevola da Luigi XIV); l'11 luglio 1709 il cardinale de Noailles rendeva esecutiva la bolla del papa e il 3 agosto il parlamento regolava ogni questione procedurale. Il 29 ottobre 1709 il marchese Marco Renato d'Argenson, luogotenente di polizia, procedeva a mano armata alla dispersione delle religiose. Il 29 gennaio 1770 fu ordinata la demolizione degli edifici stessi che furono rasi al suolo. Anche la chiesa e il cimitero subirono la stessa sorte e i resti mortali dei portorealisti, parte furono recuperati dalle famiglie, parte (e fra questi quelli di Jacqueline Pascal) ammassati in un ossario del cimitero di Magny-les-Hameaux. Il monastero di Parigi, trasformato in prigione dalla Rivoluzione e chiamato Port-libre, fu in seguito adibito a sede dell'ospedale della maternità ed è tuttora visibile al numero 119 del boulevard de Port-Royal. Le ultime religiose del monastero di Parigi si fusero nel 1910 con le trappistine di Besançon, mentre le suore di una filiale autonoma, distaccatesi nel 1898, costituirono un priorato a Saint-Rémy presso Montbard (Borgogna) e portano ancora oggi il vestito reso illustre da Angelica e Agnese Arnauld.
Un accenno particolare meritano le famose petites écoles di Port-Royal, nelle quali fin dall'epoca di Saint-Cyran furono accolti i fanciulli che amici e ammiratori di Port-Royal, parenti delle religiose, affidarono a queste e ai solitarî per educarli e istruirli. Queste scuole che, come i solitarî e i numerosi, spesso famosissimi, pensionanti (uomini e donne) di Port-Royal, vivevano all'ombra del monastero, non ebbero mai l'aspetto di una vasta organizzazione scolastica (raramente i discepoli raggiunsero in tutto la cinquantina), ma piuttosto costituirono il seminario dal quale uscirono nuove religiose e nuovi solitarî. Esse seguirono la stessa sorte del monastero: installate (1645) in un primo momento ai Campi, trasportate nel 1646 a Parigi e di nuovo nel 1648 ai Campi, disperse nel 1656 parte a Saint-Jean-des-Trous, parte a Chesnay presso Charles Maignart de Bernières, furono definitivamente soppresse il 12 marzo 1660 e non si ricostituirono più. Ma nei quindici anni di vita ebbero modo di affermare principî pedagogici ed educativi dei quali farà tesoro la pedagogia posteriore.
I portorealisti consideravano nel fanciullo l'uomo futuro, e miravano soprattutto a che l'educazione e l'istruzione perpetuassero quello stato d'innocenza in cui il fanciullo era entrato col battesimo, sviluppassero il suo essere ragionevole favorendo il suo senso di responsabilità, educando e fortificando il suo intelletto a un retto e sano giudizio. L'insieme delle conoscenze umane e la stessa scienza non dovevano quindi essere considerate come il fine dell'educazione, ma solo come il mezzo per favorire questa formazione della coscienza individuale. Qmndi essi vollero che il primo contatto del fanciullo coi libri e col sapere fosse blando e sgombrarono la via all'apprendimento da ogni ostacolo: sostituirono l'uso della lingua materna al latino nell'insegnamento delle lingue, specialmente del latino; abolirono l'abuso dell'esercizio mnemonico, gli esercizî di retorica e di versificazione; favorirono l'apprendimento delle lingue attraverso la lettura diretta degli autori; sostituirono le grammatiche tradizionali, ispirate a criterî meccanicamente descrittivi, con nuovi metodi grammaticali logicamente inquadrati che mirassero più a spiegare e a dar ragione che non a descrivere e fornirono così "la carta grammaticale del sec. XVIII, dell'Impero e della Restaurazione"; ispirarono i loro metodi al metodo cartesiano e razionalistico e, mirando soprattutto all'edificazione del carattere individuale, furono ostili così all'emulazione fra discepoli, come alle lodi, ai premî e ai castighi. Rispettosi della personalità umana, cercarono d'indovinare nel singolo le sue particolari doti individuali, di favorirle e di svilupparle. Particolare cura alle petites écoles diedero Antoine Arnauld, che redasse per esse la Logique ou l'art de penser (1664, in collaborazione con Nicole), la Grammaire générale et raisonnée, contenant les fondements de l'art de parler (1660, in collaborazione con Lancelot), i Nouveaux élements de géometrie (1667), e Claude Lancelot con le Méthodes per imparare il greco (1655), il latino (1656), lo spagnolo (1660) e l'italiano (1660) e il Trésor des racines grecques (in versi).
Bibl.: Oltre al Port-Royal di C. A. Sainte-Beuve (v.), cfr.: J. Racine, Abrégé de l'Histoire de Port-Royal, ediz. a cura di A. Gazier, 3ª ed., Parigi 1913 (ivi a pp. 299-321 e una esaurientissima bibl.); C. Gazier, Histoire du monastère de Port-Royal; 2ª ed., Parigi 1929. - Per le scuole di P.-R., v. soprattutto F. Cadet, L'éducation à Port-Royal, Parigi 1887.