Popule mee, quid feci tibi?
. Incipit (da Mich. 6, 3) di una lettera perduta che D., secondo quanto affermato da L. Bruni nella Vita di D., avrebbe scritto tra varie altre, da Verona, durante i primi anni dell'esilio, " non solamente a' particulari cittadini del reggimento " di Firenze, " ma ancora al popolo ". Vedi Epistole. Il passo biblico, che continua con le parole " aut quid molestus fui tibi? ", è stato ricordato a proposito di Farinata: cfr. U. Bosco, D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 175 nota.