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PILATO, Ponzio

di Giuseppe RICCIOTTI - Raffaele CORSO - Enciclopedia Italiana (1935)
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PILATO, Ponzio (Pontius Pilatus)

Giuseppe RICCIOTTI
Raffaele CORSO

Fu il quinto dei procuratori romani che dall'anno 6 d. C. governarono la Giudea: egli governò dal z6 al 36; la sua massima notorietà è dovuta alla parte che egli ebbe nel processo di Gesù Cristo. Oltre ai Vangeli, parlano di lui anche Flavio Giuseppe e Filone; una volta è nominato anche da Tacito (Annal., XV, 44). Nulla si sa della sua origine: il nomen Ponzio sembrerebbe accennare a un'origine sannita, il cognomen Pilato non è certo da derivarsi da pileus (v. Pileo; quasicché egli fosse un liberto di umile origine), bensì da pilum, "dardo"; il praenomen non ci è stato tramandato. Doveva appartenere, come gli altri procuratori, all'ordine dei cavalieri. Una lettera del re Agrippa (in Filone, Legat. ad Caium, 38) descrive il carattere di P. come inflessibile, tirannico, venale, superbo; facendo anche una ragionevole tara a queste accuse, resta sempre quel complesso di scadenti qualità morali che risulta dai Vangeli e da Flavio Giuseppe. Per i suoi governati egli nutrì disprezzo, e coglieva spesso l'occasione per contraddirli e irritarli; così una volta fece entrare le sue truppe a Gerusalemme con i vessilli recanti l'effigie dell'imperatore (proibita dalla Legge giudaica), e un'altra volta tentò qualcosa di simile, facendo appendere a Gerusalemme gli scudi dorati con emblemi imperiali, ma in ambedue i casi (anche per comando venuto da Roma) dovette ritirare i suoi ordini. Sappiamo anche di stragi fatte compiere dai suoi soldati tra le folle: una, in occasione dei lavori dell'acquedotto del tempio di Gerusalemme (Fl. Giuseppe, Antichità giud., XVIII, 3, 2); un'altra in circostanze ignote (Luca, XIII,1); una terza a danno dei Samaritani. Questa segnò la sua rovina: i Samaritani infatti reclamarono presso Vitellio, legato romano in Siria, da cui P. dipendeva, e Vitellio sospese P. dalla sua carica, inviandolo a Roma a rispondere del suo operato al tribunale di Tiberio. P. giunse a Roma quando Tiberio era già morto, e di lui non si sa più nulla storicamente (per la sua parte nel processo di Gesù, v. gesù cristo, XVI, p. 866).

Sono invece informatissime di lui vaghe tradizioni posteriori e specialmente le leggende tardive. Eusebio (Hist. Eccl., II, 7) afferma che P. finì suicida; scrittori bizantini e pie composizioni medievali lo presentano protagonista di drammatici avvenimenti, in castigo del processo di Cristo (v. appresso). D'altra parte, una corrente diversa mise specialmente in rilievo la resistenza che dapprincipio P. oppose ai Giudei richiedenti la condanna di Cristo (un accenno a questa tendenza è già in Tertulliano, Apolog. 21: Pilatus et ipse iam pro sua conscientia christianus), e altre leggende, seguendo questa corrente, giunsero a fare di P. un santo e un martire: così la chiesa copta lo venera come santo il 25 giugno.

Apocrifi. - Oltre agli Acta Pilati (per cui v. nicodemo) esistono in testo greco un'Anaphora Pilati e una Paradosis Pilati, che sono, specialmente la seconda, favorevoli a P.; anche nella Vindicta Salvatoris, piena di grossolani anacronismi, ha gran parte P. Scendono al Medioevo altri scritti, quali le Lettere di Pilato a Erode e viceversa, la Morte di Pilato, ecc.

Bibl.: G. A. Müller, P. Pilatus der fünfte Procurator von Judäa, Stoccarda 1888, con ampia bibliografia precedente; inoltre gli articoli su Pilato nei varî dizionarî biblici. Per gli Apocrifi cfr. C. Tischendorf, Evangelia apocrypha, 2ª ed., Lipsia 1876, pp. 210 segg., 435 segg.; M. R. James, The Apocryphal New Testament, Oxford 1924.

Folklore - Secondo la tradizione, Pilato appartiene, come Malco (v.) e la Sibilla (v.), alla famiglia di quei testimonî che furono ostili ai sacri eventi e che ebbero da Dio l'eterno castigo sulla terra. La leggenda dice che, richiamato a Roma per rendere conto della mone di Gesù, Pilato si sarebbe ucciso. Il suo corpo, precipitato nel Tevere, sarebbe stato rigettato dal mare all'imboccatura del Rodano, e poi, risalendo la corrente, sarebbe pervenuto ai laghi della Svizzera, dove avrebbe finito per sommergersi con terribile fracasso. Secondo un altro racconto, P., chiuso in un sotterraneo, starebbe a meditare sulla condanna di Cristo. Celebre è, in Italia, il lago di Pilato, nei monti Sibillini, presso Norcia, creduto luogo di convegno d'incantatori e negromanti; e in Svizzera, il M. Pilatus (v. sotto).

Bibl.: A. Graf, Miti, leggende e superstizioni del Medioevo, II, Torino 1893; F. Neri, Le tradizioni italiane della Sibilla, in Studi medievali, Torino 1913; G. Boner, Sui miti delle acque, Messina 1895; G. Pansa, La leggenda abruzzese di Ponzio Pilato, in Riv. abruzz. di scienze, lettere ed arti, XX (1905).

Vedi anche
Gesù Cristo Gesù Cristo ‹-ʃù krì-› (gr. 'Ιησοῦς Χριστός, 'Ιησοῦς ὁ Χριστός, anche Χριστὸς 'Ιησοῦς; lat. Iesus Christus, anche Ihesus, onde i compendî IHS, IHS, e simili). - Il fondatore del cristianesimo e della Chiesa; secondo la fede cristiana, il Redentore del genere umano e, conforme alle definizioni dei primi ... Monti Sibillini Monti che costituiscono la parte meridionale dell’Appennino Umbro-Marchigiano, di cui formano la sezione più elevata. Sono un edificio a pieghe e sovrascorrimenti che si è andato costruendo durante il Messiniano-Pliocene inferiore. Data la struttura calcarea, sono frequenti i fenomeni carsici. Sui Sibillini, ... Gerusalemme (ebr. Yĕrūshālayim; arabo Ūrushalīm o el-Quds «la città santa») Città della Palestina centrale, proclamata da Israele sua capitale. È situata nella parte più alta dell’altopiano della Giudea, a 750-800 m, in posizione favorevole per le comunicazioni, dove l’antica strada meridiana della Giudea si unisce ... Eròde Antipa Eròde Antipa (gr. ‛Ηρώδης ὁ ᾿Αντίπας, lat. Iulius Herodes). - Figlio di Erode il Grande, nacque circa il 20 a. C. Per volontà testamentaria del padre (4 a. C.), poi confermata da Augusto, ebbe governo sulla tetrarchia di Galilea e Perea. S'invaghì di Erodiade sottraendola al fratello Erode Filippo e ...
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Vocabolario
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pilato
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