PONZA DI SAN MARTINO, Coriolano Cesare Luigi
PONZA DI SAN MARTINO, Coriolano Cesare Luigi. – Nacque a Torino il 9 ottobre 1842 dal conte Alessandro Gustavo e da Luisa Laura Minervina Malingri di Bagnolo.
In linea con la tradizione di famiglia, diversamente dal padre consacratosi agli uffici amministrativi e poi alla politica, ma coerentemente al percorso del nonno Cesare, capitano nel corpo reale piemontese d’artiglieria, Coriolano si indirizzò alla carriera militare, cominciata a quindici anni nella Regia Accademia militare di Torino dove, appena terminato il corso, ricevette il grado di sergente, non avendo l’età minima per diventare ufficiale. Nel 1860, dopo aver frequentato la scuola complementare d’artiglieria, fu nominato sottotenente, quindi promosso a luogotenente nel 1862, periodo durante il quale prestò servizio nel 2° e nel 5° reggimento. Nel 1866 fu graduato capitano, e il 19 giugno entrò nello stato maggiore d’artiglieria, da cui transitò il 5 luglio per il 5° reggimento artiglieria di campagna di Venaria Reale, non lontano da Torino. Durante la terza guerra d’indipendenza si distinse nella battaglia di Villafranca dove, con la motivazione di aver incoraggiato «i cannonieri onde furono respinte le cariche di cavalleria» (Roma, Archivio storico del Senato, Senato del Regno, Segreteria, fascicolo personale di Coriolano Ponza di San Martino, n. 1801, p. 4) ottenne la medaglia d’argento al valor militare. Nel 1874 pubblicò a Roma presso l’editore Carlo Voghera una ponderosa monografia dal titolo Studi sulla condotta delle truppe e sui servizi di seconda linea e nel 1875 divenne istruttore presso la Scuola d’applicazione d’artiglieria e genio di Torino, salendo due anni dopo al grado di maggiore, con impiego dal 1879 nello stato maggiore della divisione ministeriale di Genova.
Il 29 aprile 1878 aveva sposato Gabriella Valburga dei marchesi del Carretto di Millesimo, con la quale ebbe tre figli: Minervina Emilia, Olderico Gustavo, Ersilia Laura.
La carriera di Ponza di San Martino fu segnata da continue promozioni che lo portarono a essere comandato, nel 1882, al ministero della Guerra, con funzione di capo di divisione. La cooptazione nella cerchia dell’élite del Regno fu coronata dall’ingresso nell’Ordine della Corona d’Italia (1880), seguito dall’Ordine dei Cavalieri di Ss. Maurizio e Lazzaro (1883), fino a essere decorato in entrambi al Gran cordone. Dopo essere stato graduato a colonnello, nel 1886, fu posto al comando del 1° reggimento cacciatori del corpo speciale d’Africa, partecipando alla spedizione del generale Alessandro Asinari di San Marzano dopo la sconfitta di Dogali. Nel periodo terminale del servizio coloniale transitò al comando del 7° reggimento bersaglieri (1888), rientrando poche settimane dopo in Italia. Il regio decreto del 4 novembre 1889 lo elevò a capo di stato maggiore del IX corpo d’armata, cui seguì la promozione a maggiore generale comandante la brigata Pistoia (1894), con una carriera molto apprezzata dalla Corona e sancita dalla nomina a tenente generale e aiutante di campo generale del re Umberto I (1898).
Dopo aver ottenuto il comando in seconda del corpo di stato maggiore, il 24 giugno 1900 fu confermato all’interno del governo presieduto da Giuseppe Saracco nel ruolo di ministro della Guerra, cui era stato chiamato negli ultimi mesi del secondo dicastero Pelloux in concomitanza con la sua nomina a senatore del Regno avvenuta l’8 aprile 1900. A seguito della caduta di Saracco, diventata inevitabile il 15 febbraio 1901 dopo lo sciopero dei lavoratori di Genova e la paralisi del porto, il giovane re Vittorio Emanuele III chiamò alla guida dell’esecutivo Giuseppe Zanardelli, capo della sinistra liberale costituzionale. All’interno di un compagine salutata come una vittoria del liberalismo democratico, Ponza di San Martino veniva confermato per la terza volta alla Guerra, segno di una stima perdurante da parte della Corona in un momento di svolta della vita politico-parlamentare italiana; l’incarico fu mantenuto per poco più di un anno, fino al 26 aprile 1902, dopodiché venne sostituito da Enrico Costantino Morin.
Nell’ambito delle sue funzioni di ministro egli si impegnò sia nelle riforme del corpo legislativo militare sia in quelle organizzative dell’esercito; nel 1900 presentò alcuni disegni di legge per la promulgazione di un codice militare autonomo, di un codice di procedura penale e di un ordinamento giudiziario militare, insieme al ministro della Marina Morin e della Giustizia Emanuele Gianturco. San Martino era peraltro fautore di una politica di riordinamento dell’esercito, con una particolare attenzione posta verso le modalità di impiego degli ufficiali e gli avanzamenti di carriera; sosteneva i meccanismi di arruolamento su base territoriale – diversamente dal sistema allora vigente – che avevano tra i punti di forza la possibilità di costituire reggimenti in sede locale, onde evitare eccessive separazioni fra popolazione residente e truppa. Si trattava, però, di un argomento che non godeva di ampi consensi politici, come lui stesso affermò in un discorso alla Camera il 25 novembre 1900; nella stessa seduta attaccò l’estrema sinistra e la sua idea di nazione armata: «Insomma i fucili li vogliamo tutti, con la differenza però che noi li vogliamo in caserma e voialtri li volete in casa; e su questo terreno non ci intenderemo mai» (Atti del Parlamento italiano, Camera dei Deputati, XXI legislatura, 1ª Sessione, Discussioni, tornata del 25 novembre 1900, I, Roma 1900, p. 496). Nell’ambito del suo ministero contribuì anche al processo di trasformazione del rapporto tra forze armate e potere politico dei primi anni del secolo: il 31 dicembre 1900 indirizzò al capo di stato maggiore dell’esercito un documento riservato, recante convenzioni militari con la Germania e con l’Austria, in cui, di concerto con il re, affidava a lui solamente tutte le competenze del caso. Quest’azione si inscriveva nel processo istituzionale che nei primi anni del Novecento avrebbe portato al rafforzamento e alla definizione delle prerogative del capo di stato maggiore rispetto al governo, materia riordinata da due decreti del 1906 e del 1908.
Durante il suo ministero seguì le operazioni del contingente italiano nella campagna cinese contro la rivolta dei Boxers, cui l’Italia partecipò fra il 1900 e il 1901 con circa duemila uomini dentro un più ampio corpo di spedizione che coinvolgeva truppe tedesche, francesi, britanniche, russe, statunitensi e giapponesi. Tra il maggio e il luglio San Martino intrattenne con il colonnello Vincenzo Garioni, comandante la spedizione, una corrispondenza recante istruzioni sulle operazioni terrestri. Per l’impegno finanziario nella campagna cinese il 15 giugno 1901 venne approvata dalla Camera la spesa straordinaria di 14.824.700 lire, dopo la relazione della commissione generale del Bilancio e le risposte ai quesiti del ministro della Guerra.
Dopo la carriera politica, terminata nel 1902 con le sue dimissioni, Ponza di San Martino diresse la divisione militare di Firenze (1903-04), cui seguì la designazione al comando del VI corpo d’armata, fino al 1909, anno in cui lasciò il servizio attivo. Durante la prima guerra mondiale prestò ancora servizio presso la commissione per le ricompense al valor militare.
Morì a Cuneo il 6 gennaio 1926, e venne sepolto a Dronero, terra di origine della famiglia.
Il quotidiano La Stampa di Torino ne diede notizia l’8 seguente, sottolineando i rapporti di «particolare fiducia e di viva amicizia» intercorsi con il sovrano Umberto I.
Fonti e Bibl.: L’Archivio Ponza di San Martino è conservato dagli eredi a Dronero (Cuneo). Per le memorie storiche dei reggimenti in cui San Martino transitò e delle campagne militari cui prese parte durante la sua carriera: Archivio dell’Ufficio storico dello stato maggiore dell’Esercito, Serie A-1, Memorie storiche; Serie D-4, Volumi Eritrea - Diari storici e del comandante superiore in Africa; Serie L-7, Eritrea; Serie E-3, Corpi di spedizione e di occupazione. Documentazione riguardante la sua esperienza coloniale in Eritrea è inoltre rinvenibile in: Roma, Archivio storico del Ministero degli Affari esteri, Archivio Eritrea; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Africa italiana. La corrispondenza con il comandante della campagna cinese Vincenzo Garioni è pubblicata nei Documenti diplomatici italiani. Terza serie (1896-1907), I-V, Roma 1953-1979, in particolare i telegrammi 885, 1149, 1231, 1324, 1929, 1405. Per il periodo da ministro della Guerra: Roma, Archivio centrale dello Stato, Archivi degli organi di governo e amministrativi dello Stato, Ministero della guerra. Nell’Archivio Guicciardini conservato a Firenze figura la corrispondenza tra il ministro e la giunta generale del Bilancio della XXI legislatura: Inventario dell’Archivio di Francesco Guicciardini (1851-1915), a cura di R. Boldrini, Roma 2003, ad indicem. La lista dei disegni di legge presentati durante il suo ministero sono disponibili on-line sul portale dell’Archivio storico della Camera dei deputati: http://storia. camera.it/deputato/coriolano-ponza-di-san-martino-18421009 (7 ottobre 2015). Si vedano anche i Disegni di legge presentati dal ministro della Guerra, P. di S. M. di concerto col ministro della Marina, Morin e col ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti, Gianturco nella tornata del 23 novembre 1900, in Senato del Regno. Disegni di legge. N. 21, 22, 23, Roma 1900. Per la carriera politico-parlamentare, oltre la pagina personale del Portale storico della Camera dei deputati già indicata, si veda: Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, sub voce, http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/P_l2?OpenPage (7 ottobre 2015). Inoltre: Ministero della Guerra, Storia militare della colonia eritrea, Roma 1935, ad ind.; C. Montù, Storia della artiglieria italiana, parte seconda, VIII, Roma 1942, pp. 2945 s.; G. Rochat, L’esercito italiano negli ultimi cento anni, in Storia d’Italia, V, I documenti, Torino 1973, pp. 1870-1875; Esercito, Stato, società, a cura di P. Del Negro, Bologna 1979, ad ind.; L. Goglia - F. Grassi, Il colonialismo italiano da Adua all’Impero, Roma-Bari 1981, ad ind.; G. Rochat, Strutture dell’esercito dell’Italia liberale: i reggimenti di fanteria e bersaglieri, in Esercito e città dall’Unità agli anni Trenta, Perugia 1989, pp. 21-60; Id., L’esercito italiano in pace e in guerra. Studi di storia militare, Milano 1991, ad ind.; D.J. Grange, L’Italie et la Méditerranée (1896-1911), Rome 1994, ad ind.; Guida alla storia militare italiana, a cura di P. Del Negro, Napoli 1997, ad ind.; L. Ceva, Teatri di guerra. Comandi, soldati e scrittori nei conflitti europei, Milano 2005, ad indicem.