PONTI, Giovanni, detto Giò
(XXVII, p. 896)
Architetto e designer, nato a Milano il 18 novembre 1897, morto ivi il 16 dicembre 1979. Dopo la laurea in architettura al Politecnico di Milano (1921), iniziò la formazione professionale nel clima del gruppo ''neoclassico'' milanese al fianco di E. Lancia con il quale si associò (Studio Ponti-Lancia, 1927-33), sviluppando sul finire degli anni Venti un personale e singolare approccio ai temi della modernità e dell'abitazione. La sua ricerca s'incentrò così nel tentativo di dare forma a un nuovo ''abitare'' e investì anche il campo dell'arredo e dell'oggetto domestico (produzione ceramica della Richard-Ginori). Diventò divulgatore del nuovo gusto e del design come momento formativo della produzione seriale anche con la direzione delle riviste Domus (fondata nel 1928) e Stile (fondata nel 1941), con l'attività di operatore culturale (attraverso diverse edizioni della Triennale) e con la docenza universitaria (dal 1936 al 1961 al Politecnico di Milano).
Fra le sue prime realizzazioni furono la casa in via Randaccio a Milano (1924-26) e la Villa Bouilhet a Garches (1927). Più avanti, con le ''case tipiche'' (Domus Julia, Fausta, Carola in via dei Togni, 1931-36; Domus di via privata Letizia, 1933-38, sempre a Milano), P. si accostò in modo personale alle tematiche dell'architettura razionale, che in seguito (con la sigla professionale Studio Ponti-Fornaroli-Soncini fino al 1941) semplificò attraverso la convergenza tra arte e industria. Ciò si evidenzia nella Facoltà di Lettere e Rettorato dell'università di Padova (1934-37); nel primo Palazzo Montecatini (1936) e nel Palazzo RAI (1939), entrambi a Milano. Nel 1952 si associò con A. Rosselli (Studio Ponti-Fornaroli-Rosselli, 1952-76) e incrementò la sua attività nel campo dell'industria, dell'arredo e dell'oggetto di serie. In questi anni si andò profilando la maturazione delle ricerche intraprese attraverso una particolare espressione del dissolvimento del volume architettonico, realizzato con pareti staccate e superfici traforate (Istituto Italiano di Stoccolma, 1953, Premio Italia a San Paolo, Brasile, 1953; Grattacielo Pirelli a Milano, 1956; Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, 1956). Analogamente la ''forma a diamante'' caratterizzò in questi anni anche le sue realizzazioni nel campo del design (posate per Christofle, 1955; piastrelle di ceramica Joo, 1956). Nel decennio successivo, con il viaggio in Oriente, le sue tematiche si arricchirono in senso sociale (Pakistan House, Islamabad 1962; Ministeri Islamabad, 1964), sviluppando inoltre la ricerca sulla facciata libera (Magazzini Shui-Hing a Hong Kong, 1963; Palazzo Montedoria a Milano, 1970). Negli ultimi anni di vita si evidenziò una sempre più libera inventività risolta in effetti cromatici e di luce (disegni per stoffe per la Jsa, 1970; Cattedrale di Taranto, 1971; Museo d'Arte di Denver, Colorado, 1972). Vedi tav. f.t.
Bibl.: Ottagono, 82 (1986); Casabella, 523 (1986); Giò Ponti, Ceramica e Architettura, a cura di G.C. Bojani, C. Piersanti, R. Riva, Firenze 1987; F. Irace, Giò Ponti, La casa all'italiana, Milano 1988; Casabella, 551 (1988); Costruire, 59 (1988); Domus, 708 (1989).