PONTECORVO (A. T., 27-28-29)
Cittadina della provincia di Frosinone (distante 45 chilometri dal capoluogo), situata, a 54 metri sul mare tra i monti Aurunci e le Mainarde, e propriamente alla confluenza del rio San Martino col fiume Liri. Il suo nome deriva dal pons curvus costruito appunto sul fiume Liri.
Il comune contava 14.015 abitanti nel 1931, di cui circa due terzi nelle frazioni e nelle case sparse nelle campagne. L'area territoriale è di kmq. 88,22 e le colture agrarie più diffuse sono i seminativi, il vigneto e gli alberi da frutta. La cattedrale, dedicata a S. Bartolomeo, sorge nel punto più elevato, e sui ruderi di un castello del sec. IX. Pontecorvo ha, insieme con Aquino e Castrocielo, la stazione ferroviaria sulla linea Caserta-Cassino-Roma; il centro dista dalla stazione km. 8 e mezzo, ed è ad essa allacciato da un servizio automobilistico; altre linee automobilistiche congiungono Pontecorvo con la stazione di Roccasecca, con Atina, con Formia e con Frosinone.
Storia. - Fondata da Rodoaldo gastaldo di Aquino verso l'886, fu signoreggiata da varî feudatarî, fra i quali i duchi di Gaeta e Riccardo II principe di Capua, finché passò sotto la giurisdizione del monastero di Montecassino. Ruggiero II il Normanno e Federico II di Svevia l'occuparono più volte, ma sempre tornò a quell'abbazia. Nel 1399 Bonifacio IX la concesse a Giovanni Tomacelli, ma, per volere di Innocenzo VII, fu restituita all'antico possessore.
Dal 1454 venne data in commenda al card. Ludovico Scarampi e nel 1463 si pose sotto la diretta dipendenza della Santa Sede, costituendo con Benevento, già da tempo dominio papale (con la quale ebbe comuni dopo di allora molte vicende), lo stato pontificio compreso nel regno di Napoli. Alessandro VI diede Pontecorvo, elevata a città, al figlio Giovanni nel 1496, ma Cesare Borgia se ne impadronì assassinando il fratello. Giulio II ne pretese la restituzione alla chiesa, che la tenne fino al 1769, quando fu occupata dalle truppe di Ferdinando I, in lotta con la Santa Sede per la questione dei gesuiti. Restituita al papa, fu occupata nel 1799 dai Francesi, che vi proclamarono la repubblica, ma i Borboni la ripresero consegnandola a Pio VII. Napoleone, che se ne era impadronito il 6 giugno 1806, ne fece un principato per il maresciallo Bernadotte, il quale la resse per mezzo del benemerito cittadino Giulio Nola fino al 1810, quando, essendo egli passato al tmno di Svezia, venne incorporata nell'Impero francese. Occupata dal Murat nel 1814, tornò, dopo la restaurazione, alla S. Sede. Il 2 settembre 1860 i cittadini cacciarono i rappresentanti pontifici, innalzandovi la bandiera italiana, ma il 17 dello stesso mese le truppe papali la rioccuparono, finché il 7 dicembre con una nuova insurrezione e con un plebiscito fu unita all'Italia.
Bibl.: Gattola, Historia abbatiae Casinensis, Venezia 1763; L. Tosti, Storia della badia di Monte Cassino, Napoli 1842; F. Mucciacca, Di alcuni documenti riguardanti la terra di Pontecorvo, in Rassegna pugliese, XIX (1902), p. 73 segg. V. anche la bibl. a benevento.