PONTEBBA (A. T., 24-25-26)
Grosso paese del Canal del Ferro (provincia di Udine), con 1600 ab., posto a 568 m. s. m., alla confluenza del torrente Pontebbana nel Fella. Importante luogo di transito e per secoli località di confine, è stato assai danneggiato dalla guerra, ma poi ricostruito; esso consta d'una parte bassa con vie strette e d'una parte alta, dove è il palazzo municipale, molto decoroso. D'estate per il suo clima fresco la località è frequentata da villeggianti.
Di contro a Pontebba e sulla sinistra della Pontebbana, che talora con le sue piene impetuose ha recato gravi danni, si trova la località di Pontebba Nova (denominazione assunta nel marzo 1923 in luogo di Pontefella; tedesco Pontafel), essa pure assai danneggiata dalla guerra e ora ricostruita, con 630 ab., di cui circa 400 di parlata tedesca, legati tra loro in una corporazione che gestisce alcune malghe; ivi è una grandiosa stazione ferroviaria, un tempo di confine. Il comune di Pontebba Nova, che apparteneva al capitanato carinziano di Villaco, è stato aggregato a Pontebba nell'agosto 1924; successivamente è venuto a far parte di questo comune anche quello di Laglesie (Villae Ecclesiae, ted. Leopoldskirchen), abitato in maggioranza da Tedeschi e Sloveni (289 ab.), in modo che ora Pontebba, che abbraccia quasi tutto il bacino della Pontebbana e una parte di quello del Fella, si estende su 98,45 kmq. e contava 3869 ab. nel 1931. Molti degli abitanti sono occupati nella lavorazione del legname, che è abbondante.
La strada di Pontebba. - Questa strada, conosciuta nei secoli passati col nome di Canale del Ferro o con quello meno comune di valle del Fella, è quasi indubbiamente la più orientale delle due strade romane indicate dall'Itinerario Antoniniano per le comunicazioni fra Aquileia e la Carinzia, che a Tricesimo si staccava dalla strada di Montecroce Carnico, e si spingeva al di là delle Alpi a Santicum (Villacco?) e Virunum (Zollfeld presso Klagenfurt?). Da un'iscrizione press'a poco contemporanea risulta che Pontebba era allora una stazione del confine doganale.
Per l'alto Medioevo essa non è più ricordata nell'elenco delle stazioni doganali del Regno italico compreso nelle Honorantiae civitatis Papiae, dal quale risulterebbe che ad oriente di Zuglio (sulla via di Montecroce) le stazioni erano state arretrate a Forum Iulii e "prope Aquileiam"; ma da altri accenni sicuri dei diplomi imperiali e regi e da alcuni itinerarî tramandatici dai cronisti risulta sicuramente che la valle del Fella seguitava a essere percorsa da sovrani, mercanti e pellegrini, che discendevano in Italia. La "muda" di Venzone, situata presso la chiusa omonima, dove confluivano le due strade di Montecroce e di Pontebba, ma che in realtà acquista importanza solo per quest'ultima, è ricordata per la prima volta nel 923 in un diploma di Berengario, e passò successivamente, come fonte molto ambita di rendite, dal vescovo di Belluno ai signori di Moggio Udinese, ai patriarchi di Aquileia, e ai conti di Prampero.
Questi ultimi finalmente, impossibilitati a far fronte alle crescenti spese di manutenzione della strada dalla Chiusa fino a Pontebba, che spettavano a chi riscuoteva il pedaggio, la cedettero alla repubblica di Venezia, che la conservò per più di 5 secoli fino alla sua caduta, dandola per lo più in appalto per somme assai varie, ma che fino ai primi del Settecento si mantennero molto elevate.
Quando si consolidò, ai primi del Cinquecento, il dominio austriaco sulla contea di Gorizia, si contrappose alla strada veneziana di Pontebba, la strada completamente austriaca del Predil, la quale per le migliori condizioni naturali e per la costruzione più accurata mosse alla prima una concorrenza molto temibile, tanto che Venezia, cedendo anche alle insistenze del comune di Cividale, si decise a usufruirne costruendo una strada di allacciamento, detta del Pulfero, che da Udine per la valle del Natisone raggiungeva l'Isonzo a Plezzo. Naturalmente la concessione fatta a Cividale determinò le proteste di Gemona, Venzone e Pontebba, di cui si fece eco in una relazione del 1622 il luogotenente Mocenigo, constatando che la nuova strada aveva determinato una sensibile diminuzione nel traffico della pontebbana.
Ma la massima decadenza della vecchia strada si manifestò nel sec. XVIII, quando il governo austriaco si sforzò con tutti i mezzi di attirare al nuovo porto di Trieste il traffico dell'Europa centrale deviandolo da Venezia. La muda di Venzone, che ancora nel 1713 dava un reddito di 10.000 ducati, non ne dava più che 1500 nel 1735
Venezia tentò di correre ai ripari, provvedendo finalmente, nella seconda metà del Settecento, a un rinnovamento quasi totale della costruzione stradale; ma effettivamente la ripresa della pontebbana non si poté manifestare che dopo la caduta della repubblica e dopo la parentesi napoleonica, quando l'Austria, signora ormai di tutto il territorio, non ebbe più ragione di favorire l'una in danno dell'altra strada, e provvide anzi, tra il 1820 e il 1840, alla nuova costruzione di ambedue, adattandole alle mutate necessità del traffico, nel quale prevalevano ormai le merci voluminose, in prima linea legname e minerali.
Iniziatosi poi il periodo delle ferrovie, e ultimate, intorno al 1857, la Trieste - Lubiana - Vienna, la Venezia - Milano, e quasi ultimata la Venezia-Udine, il progetto della ferrovia pontebbana fu studiato appunto in quell'anno dall'ingegnere Cavedalis; ma la costruzione, decisa in massima nell'accordo commerciale italo-austriaco del 1867, non fu iniziata che nel 1873 e compiuta nel 1879, facendo così della pontebbana la più importante via di comunicazione fra l'Italia e l'Austria, la Polonia e la Russia.
Bibl.: Bembo, Contin, Collotta, Relazione della commissione nominata dal Consiglio provinciale di Venezia sul progetto di una ferrovia Udine-Pontebba, Vienna 1871 (con notizie storiche); G. Occioni-Bonaffons, Bibliografia storica friulana, voll. 3, Udine 1884, 1887, 1899; G. Marinelli (ed altri), Guida del Canal del Ferro o valle del Fella, Udine 1894; nuova ed., curata da M. Gortani, sotto il titolo Guida della Carnia e del Canale del Ferro, Tolmezzo 1924-25; K. Schrot, Reichsstrassen und Reichsverwaltung im Königreich Italien (754-1197), Stoccarda 1931.