VENTURI, Pompilio
VENTURI, Pompilio. – Nacque probabilmente nei primi anni Quaranta del XVI secolo. Nel frontespizio dei suoi tre libri di villanelle – le sole opere a lui intestate – compare come «da Siena». Non sono noti documenti d’archivio che avvalorino queste scarne approssimazioni anagrafiche, né si hanno informazioni sui nomi dei genitori.
Le principali notizie circa l’estrazione sociale, la formazione e la carriera si desumono dalle lettere dedicatorie dei citati libri di villanelle. In quella del secondo libro (1571), Venturi, indicato con il titolo di «m[essere]», dichiara di non aver «mai totalmente fatto professione né di musica né di poesia», ma riconosce nel contempo che entrambe sono «di molto commodo et ornamento in un giovane che vuol seguitar la corte»; e dunque, dice, «vi ho fatto tanto di studio e tanto me ne son dilettato quanto mi è parso a bastanza per poter conversar tra galantuomini amici della virtù e servir alcuna volta ne’ concerti loro». Si tratta di un topos letterario diffuso tra i membri dell’aristocrazia che, dediti all’esercizio delle arti, intendevano nondimeno distinguersi dai musicisti di professione al servizio di un signore (Cumino, in Villanella, napolitana..., 1999, p. 210; Privitera, ibid., pp. 317 s.).
Il genere poetico e musicale coltivato da Venturi, ch’egli denomina variamente ‘villotta’, ‘canzonella’ o ‘villanella’, fu assai diffuso in Italia e poi in Europa tra il quarto decennio del Cinque e i primi del Seicento. Lo caratterizzano la struttura strofica – di solito un distico o tristico o tetrastico di endecasillabi (o endecasillabi e settenari), talvolta seguito da un refrain; ma non mancano le strofe eterometriche – e un livello stilistico studiatamente rustico: nella dedica del secondo libro l’autore stesso addita «l’imbecillità e bassezza del poema».
Dalla stessa dedica del 1571 risulta che delle sue villanelle Venturi concepì tanto i versi («mi son messo a componere or una ora un’altra di queste canzonelle alla napolitana») quanto la musica («non [...] mi son potuto astenere [...] di non fare a ciascuna canzonella la sua musica»); e ancora nella dedica del terzo libro (1583) dice di aver «messo insieme alcune villanelle, che questa estate passando i caldi con ozio virtuoso ho composte così di parole come di musica». In effetti, con pochissime eccezioni, i componimenti poetici contenuti nei tre libri di Venturi non risultano essere stati musicati in precedenza da altri.
Il primo libro delle villotte alla napoletana a tre voci (Venezia, Gardano, 1569) si rivolgeva a [Giovan] Francesco Carafa della Stadera dei signori di Montecalvo in Irpinia, imparentato con i più potenti Carafa principi di Stigliano. Il secondo libro delle villanelle a tre voci [...] fatte in lode di molte signore e gentildonne romane (Venezia, Scotto, 1571; riedito nel 1579) fu dedicato alla giovanissima Cleria Cesarina, ossia Clelia Farnese, figlia naturale del cardinale Alessandro Farnese, andata poco prima in sposa a Giovan Giorgio Cesarini. I cinquanta componimenti sono indirizzati alle più illustri gentildonne di Roma: oltre la dedicataria del libro, vi figurano diverse dame a lei vicine, come Clelia della Valle Pontani e Faustina Muti (i loro consorti furono esecutori testamentari di Cesarini; Archivio di Stato di Roma, Collegio dei notai capitolini, vol. 1573, Testamento, c. 329), Isabella de’ Medici, moglie di Paolo Giordano Orsini, e Felice Orsini, moglie di Marcantonio II Colonna, nonché la nuora di costei, Anna Borromeo, sposa di Fabrizio Colonna.
Si intuisce un latente ancorché non documentato legame tra il musicista e due tra le più influenti famiglie romane, i Colonna e gli Orsini appunto, il cui mecenatismo musicale si estendeva da Roma a Napoli a Firenze (Morucci, 2018, p. 28). Non è nota l’identità della «patrona mia» cui Venturi dedicò ben tre villanelle: la si può forse individuare in Antonia de Cardenas, moglie del citato Giovan Francesco Carafa, imparentata sia con il ramo romano dei Carafa sia con la famiglia Colonna (Antonia era cugina di Antonio Carafa di Stigliano e di Giovanna Colonna, figlia di Marcantonio e di Felice Colonna). Peraltro l’esistenza di relazioni tra i Cesarini e diversi rami dei Carafa è confermata dal citato testamento di Giovan Giorgio Cesarini, dove il cardinale Antonio Carafa compare tra i possibili esecutori testamentari.
La dedica alle nobildonne rappresentava un modello poetico ed editoriale diffuso tra letterati e musicisti coevi: basti citare le villanelle di Gasparo Fiorino intitolate La nobiltà di Roma: versi in lode di cento gentildonne romane (Venezia, Scotto, 1571), la collettanea Per donne romane: rime di diversi, raccolte da Muzio Manfredi (Bologna, Benacci, 1575), o il trattato di danza Il ballarino di Fabrizio Caroso (Venezia, Ziletti, 1581). Venturi probabilmente si ispirò alle Stanze composte da alcuni gentili huomini dell’Academia de gli Invaghiti in lode d’alcune gentildonne mantovane (Mantova, Filoponi, 1564): due sue villanelle, Tra le più belle donne e le più rare e Di fila d’oro i crespi e longhi crini, sono infatti palesi parafrasi di altrettante ottave contenute in questa collettanea. Dedicataria delle Stanze mantovane del 1564 fu la nobildonna Claudia Rangoni, modenese, sposa di Giberto da Correggio, la stessa cui Venturi dedicò a sua volta, nella raccolta del 1571, la villanella Claudia vaga gentil, voi sete quella. Priva di dedica, la villanella Andando un giorno a spasso per Viena, infine, mescola l’italiano al tedesco maccheronico ed è rubricata come «caso occorso all’autore»: il che insinua l’ipotesi che Venturi abbia frequentato gli ambienti della corte asburgica. Le due villanelle indirizzate alla regina di Spagna – al secolo Anna d’Asburgo, andata in sposa a Filippo II nel 1570 – e alle sue dame possono corroborare l’ipotesi.
Il terzo libro delle villanelle a tre voci (Venezia, Scotto, 1583) è dedicato a Paolo Ghisilli, di cui il musicista senese doveva essere al seguito già da qualche anno, come si deduce dal tono della dedica. Dovette trattarsi del bolognese Paolo d’Antonio Ghiselli, scalco di Gregorio XIII dal 1572 al 1585 (P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 343), nonché prefetto della Cappella Giulia in Vaticano nel 1574 e nel 1578-79 (G. Rostirolla, La Cappella Giulia 1513-2013, Kassel 2017, Appendice IX: Cronologia dei canonici prefetti della musica, p. 3, http://dhi-roma.it/fileadmin/user_upload/pdf-dateien/Online-Publikationen/ AM51-Rostirolla-Anhaenge/AM51_Rostirolla-Appendice-09.pdf; 28 febbraio 2020).
Nelle villanelle del 1571 (le sole pervenute complete dei tre libri-parte) Venturi non si discosta dalle soluzioni musicali tipiche del genere: condotta principalmente omoritmica e accordale delle tre voci, frequenti quinte parallele tra il soprano e il basso, saltuari episodi in stile imitativo (Cumino, in Villanella, napolitana..., 1999, p. 209).
Ignoti il luogo e l’anno della morte.
Fonti e Bibl.: A. Einstein, The Italian madrigal, II, Princeton (N.J.), 1949, p. 618; C. Assenza, La canzonetta dal 1570 al 1615, Lucca 1997, pp. 44, 121, 156, 162; Villanella, napolitana, canzonetta: relazioni tra Gasparo Fiorino, compositori calabresi e scuole italiane del Cinquecento, Atti del Convegno internazionale di studi, Arcavacata di Rende - Rossano Calabro... 1994, a cura di M.P. Borsetta-A. Pugliese, Vibo Valentia 1999 (in partic. L. Cumino, “Il Secondo Libro delle vilanelle a tre voci, di M. P. V. da Siena” e “La Nobiltà di Roma” di Gasparo Fiorino, pp. 209-213; M. Privitera, Orazio Vecchi musico-poeta, pp. 317 s.); D.G. Cardamone, V., P., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXVI, London-New York 2001, p. 417; C. Sartori, V., P., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XVI, Kassel 2006, coll. 1412 s.; V. Morucci, Baronial patronage of music in early modern Rome, New York 2018, p. 28.