POZZETTI, Pompilio
POZZETTI, Pompilio. – Nacque a Mirandola, nella campagna modenese, il 16 gennaio 1760, da Francesco, gentiluomo mirandolese, ed Elisabetta Micheli, di origini mantovane.
Svolse i suoi primi studi sotto la guida di don Giulio Bulgarelli e di alcuni gesuiti di stanza in città. Nel 1775, quando gli scolopi giunsero a Mirandola in sostituzione della Compagnia di Gesù, cedette alle pressioni del padre e, volendosi sottrarre «alle vessazioni domestiche e specialmente alle materne» (Memorie, 1886, n. 3, p. 27), entrò come novizio nelle Scuole pie. Il 17 settembre dello stesso anno ricevette l’abito dalle mani del provinciale Everardo Audrich, portandosi poco dopo nella vicina pieve di Cento per iniziarvi il tirocinio. Nel nuovo collegio fu educato dai padri Luigi Medici, suo direttore spirituale, e Pietro Mansanti, pronunciando i voti solenni il 29 settembre 1776.
Nel novembre successivo si recò a Firenze per studiarvi filosofia e matematica. Vista la sua propensione per le lettere, il 9 novembre 1778 i superiori lo destinarono a Cortona come pubblico maestro di umanità. Completati gli studi di teologia, il 30 novembre 1781 raggiunse Volterra, dove svolse l’incarico di pubblico precettore di retorica e venne ordinato sacerdote (21 dicembre 1782). Assunto l’insegnamento di lettere presso il seminario diocesano di Cortona (ottobre 1783), rientrò brevemente nel paese natale per rimettersi da una grave febbre. Il 26 ottobre 1784 era di nuovo a Firenze e, forse per aver mosso velate critiche alle riforme ecclesiastiche del granduca Leopoldo I, forse per alcune maldicenze circolate contro di lui, il 17 ottobre 1788 fu bandito dalla capitale e si ritirò a Cortona. Riconosciuta la sua innocenza, il sovrano lo richiamò a Firenze dove stette per brevissimo tempo (5 marzo - 18 novembre 1789), accettando di lì a poco l’invito di Ercole III d’Este a dirigere il collegio di Correggio.
Sul finire del 1792 il generale degli scolopi Giuseppe Beccaria ne richiese l’impiego a servizio dell’Ordine: partito alla volta di Roma, fu fermato dal duca che ottenne la sua riconferma a Correggio e lo nominò prima professore onorario dell’Università (20 aprile 1793) quindi bibliotecario dell’Ateneo (9 luglio 1793) e professore straordinario di storia (20 novembre 1794). Il 6 giugno 1794, alla morte dell’erudito Girolamo Tiraboschi, fu chiamato alla guida della Biblioteca Estense, che diresse in solido con l’abate Carlo Ciocchi, secondo bibliotecario con il quale non corse mai buon sangue; a loro si affiancò, in qualità di terzo bibliotecario, Antonio Lombardi che nel 1807 prese il posto dello stesso Pozzetti.
I molti riconoscimenti ricevuti accesero le invidie dei rivali: Santo Fattori, più tardi professore di anatomia a Pavia, gli indirizzò una cicalata in cui lo annoverava tra i cattivi giornalisti e, il 19 marzo 1795, alcuni detrattori – probabilmente lo stesso Fattori e gli abati Giovanni Moreali e Giambattista Venturi – distribuirono un opuscolo in cui si additavano presunte improprietà linguistiche riportate in un’iscrizione in lode di Tiraboschi da lui composta. All’arrivo dei giacobini fu confermato a capo dell’ex Biblioteca Estense, anche grazie alla decisione di «non prendere alcun partito né in parole né in iscritto […] giudicando che un religioso dedito allo studio debba battere pacificamente la propria carriera, senza desiderare piuttosto una che un’altra forma di governo» (Memorie, 1886, n. 7, p. 62). Ciononostante i suoi avversari, soprattutto il soprintendente agli studi di Modena Luigi Cerretti, cercarono di metterlo in cattiva luce con il governo filofrancese, non ottenendo però alcun risultato. Le autorità, infatti, manifestarono ripetutamente la loro stima nei confronti di Pozzetti, coinvolgendolo nelle iniziative di riforma in materia di istruzione. L’unica tenue resistenza al nuovo corso si registrò il 14 dicembre del 1798, quando Pozzetti chiese di poter derogare all’ingiunzione della Municipalità di lasciare l’abito scolopio, al quale rinuncerà soltanto dopo l’editto di Compiègne (25 aprile 1810), che inibiva l’uso della veste religiosa.
Nel 1803 rifiutò la proposta di una cattedra all’Università di Vilnius, di cui fu nominato professore onorario pur non svolgendovi alcun insegnamento (15 febbraio 1804).
Il 27 settembre 1806 venne inviato alla Biblioteca universitaria di Bologna come probibliotecario. Raggiunta la nuova sede, iniziò a compilare l’inventario di cui l’istituto aveva bisogno, e il 5 gennaio 1807 ne assunse la direzione. Contemporaneamente fu designato alla cattedra di storia e diplomatica dell’Università, mantenendola dal 5 gennaio 1807 al 15 novembre 1808, data in cui l’insegnamento fu soppresso, per essere reistituito e affidato di nuovo a Pozzetti il 28 aprile 1814. Nel 1808 declinò l’offerta di dirigere il Collegio dei nobili di Modena e nel 1811 venne insignito del titolo di professore emerito, divenendo l’anno dopo storiografo ufficiale dell’Ateneo bolognese.
Per il suo prestigio e la vasta cultura fu socio o corrispondente di numerose accademie scientifiche e letterarie, tra cui la Società italiana delle scienze, detta dei Quaranta, della quale fu segretario dal 1801, l’Accademia Etrusca di Cortona (dal 1783), l’Accademia Fiorentina (1787), l’Accademia di scienze e belle lettere di Mantova (1791), le Società agrarie di Torino (1794) e Treviso (1793) e accademie di numerose altre città (Este, Verona, Siena, Padova, Pistoia, Lucca, Roma, Livorno, Milano). Nel 1792 fu inoltre aggregato all’Arcadia romana con il nome di Glaucide Menalio.
Agli inizi del marzo 1815 si ammalò a un piede, subendo amputazioni e sopportando fortissimi dolori. Le sue condizioni però si aggravarono e, forse per il propagarsi di un’infezione, morì a Bologna il 17 aprile 1815.
Lasciò i suoi libri alla biblioteca dell’Università bolognese. Delle sue molte pubblicazioni progettò nel 1807 un’edizione completa, mai andata in porto. La sua attività di scrittore si concentrò prevalentemente sulla produzione di biografie ed elogi, tra cui quelli dedicati a personaggi celebri come Lorenzo Magalotti, Leon Battista Alberti, Giuseppe Parini, Ireneo Affò, Girolamo Tiraboschi, Lazzaro Spallanzani, Francesco Guicciardini e Pietro Verri. Da segnalare anche uno studio su Dante e il saggio di biblioteconomia materiale Pensieri sopra un particolare insetto nocivo ai libri ed alle carte (Verona 1808). Nel solco degli studi di Muratori e Tiraboschi, concepì le Lettere mirandolesi, un insieme di 22 missive erudite datate tra il 1796 e il 1805 e indirizzate al conterraneo Ottavio Greco. Pubblicate sul giornale fiorentino L’ape agli inizi dell’Ottocento (1803-06), le lettere ricostruivano con apprezzabile rigore critico la storia del ducato della Mirandola. La sua collaborazione con vari giornali e riviste dell’epoca si mantenne sempre al di fuori delle polemiche politiche, coerentemente con i suoi orientamenti. I tre nuclei principali dei manoscritti di Pozzetti, solo in parte pubblicati, sono custoditi presso la Biblioteca Estense di Modena, la Biblioteca Universitaria di Bologna e la Biblioteca e l’Archivio comunale di Mirandola.
Fonti e Bibl.: Modena, Biblioteca Estense universitaria, Archivio amministrativo (1776-1795): copia della nomina a bibliotecario estense; A. Horányi, Scriptores piarum scholarum liberaliumque artium magistri, II, Buda 1809, pp. 540-542; F. Schiassi, Sermones habiti in Archigymnasio Bononiensi quum adolescentes nonnulli iurisprudentiae laurea donarentur anno MDCCCXV, Bologna [1815], pp. 9-15 (sermo II); Id., Sermo habitus X cal. apr. a. MDCCXX, [Bologna 1820]; F. Tognetti, Cenno biografico del padre don P. P. mirandolano, in Opuscoli letterarii, III (1820), pp. 86-92.
A. Lombardi, Del padre P. P. mirandolano notizie biografiche con appendici, in Notizie biografiche in continuazione della Biblioteca modonese, Reggio Emilia 1835, pp. 3-12; A. Checcucci, Commentario della vita e delle opere dell’abate P. P., Firenze 1858; Memorie del p. P. P. delle scuole pie scritte da lui medesimo, a cura di F. Ceretti, in L’Indicatore mirandolese, X-XIII (1886-1889); F. Ceretti, Biografie mirandolesi, III, Mirandola 1904, pp. 151-215; A. Morselli, P. e la satira letteraria, in Atti e memorie dell’Accademia di scienze, lettere e arti di Modena, s. 5, XII (1954), pp. 116-137; U. Casari, La lezione del Muratori in P. P., in L.A. Muratori storiografo, Firenze 1975, pp. 451-462; A.R. Venturi, Presentazione a Lettere mirandolesi scritte al conte Ottavio Greco, Verona 1975, pp. V-XII.