POMPILIO MARIA PIRROTTI, santo
POMPILIO MARIA PIRROTTI (al secolo Domenico, Michele, Giovanni Battista), santo. – Nacque a Montecalvo Irpino il 29 settembre 1710 dal dottore in legge Girolamo e da Orsola Bozzuti e fu membro della Congregazione dei Chierici regolari poveri della Madre di Dio, detti scolopi.
La famiglia Pirrotti aveva localmente una posizione sociale di rilievo, potendo vantare come propri ascendenti amministratori, prelati e soprattutto giuristi. Tuttavia alla sua nascita versavano in condizioni di disagio economico, in quanto la seconda moglie del padre di Girolamo, la spagnola Antonia Falabel Muñoz, aveva dissipato parte del patrimonio. Il matrimonio dei genitori di Pirrotti fu prolifico, con ben 11 figli. Alcuni fratelli scelsero la vita clericale, secondo la tipica strategia delle famiglie provinciali di ceto medio del Regno di Napoli tra Sei e Settecento.
La formazione culturale di Pirrotti fu curata inizialmente dal padre. A determinare la scelta clericale e l’ingresso tra gli scolopi fu l’incontro a Montecalvo, nel corso della quaresima del 1726, del predicatore Niccolò Maria Severino di S. Pietro. La tradizione agiografica su Pirrotti ha insistito sul dissenso della famiglia per la sua scelta, poiché i genitori contavano sul giovane per rimettere in sesto le proprie condizioni economiche. Per quanto l’opposizione alla vita ecclesiastica da parte dei familiari fosse un tipico topos agiografico, riproposto puntualmente in numerose vite dei santi, è attestato che quando Pirrotti, il 9 maggio 1726, abbandonò la casa paterna, lo fece senza autorizzazione, come risulta da una lettera lasciata ai genitori (Tosti, 1981, p. 308). La fuga da Montecalvo ebbe come meta Benevento, dove era di stanza tra i frati domenicani suo fratello Raffaele. Venne quindi ammesso dagli scolopi come postulante. Il noviziato ebbe inizio nella casa di Posillipo a Napoli, dove il 2 febbraio 1727 ricevette dal maestro Tommaso di S. Nicola l’abito della Scuole Pie, scegliendo il nome di Pompilio Maria di S. Nicola. Il 25 marzo 1728 emise la professione di fede.
Nell’aprile 1728 raggiunse Chieti per studiare retorica e filosofia e nel febbraio 1729 vi ricevette la prima tonsura. L’esito degli studi non fu brillante, infatti il rettore di Chieti ritenne necessario il suo trasferimento a Melfi per un ulteriore periodo di istruzione. Qui soggiornò tra il 1730 e il 1732 nel collegio di S. Tommaso. A tale epoca si manifestarono i primi problemi di salute che lo afflissero per tutta la vita. Da alcune lettere al padre (ibid., p. 316), con il quale nel frattempo si era riconciliato, risulta che fu intento allo studio soprattutto della tomistica. Cominciò a predicare pubblicamente e, all’inizio del 1732, a Turi, svolse l’attività di maestro di scuola. Riuscito a superare gli esami in teologia, ricevette le patenti per accedere al sacerdozio. Venne trasferito a Francavilla Fontana per prepararsi agli ordini maggiori. Il 28 febbraio 1734, a Brindisi, l’arcivescovo Andrea Maddalena, il quale apprezzò particolarmente Pirrotti per il suo invito alla comunione frequente, gli conferì il suddiaconato in forma privata, cui fece seguito il 7 marzo l’imposizione delle mani e il 20 dello stesso mese l’ordinazione sacerdotale. Tornato a Francavilla, svolse mansioni di predicatore, confessore e maestro di scuola, nonché per due anni di assistente spirituale dell’Arciconfraternita della Morte e dell’Orazione, che vedeva un’ampia partecipazione della nobiltà locale. Nel 1736 fu trasferito a Brindisi, dove gli venne affidato anche l’ufficio di bibliotecario.
Nel marzo del 1739 raggiunse nuovamente gli Abruzzi, stabilendosi a Ortona, dove curò la preparazione dei giovani aspiranti al sacerdozio. In tale periodo divenne un personaggio di spicco a livello locale, impegnato nella direzione spirituale e nella predicazione, spostandosi tra Ortona e Lanciano, dove nell’autunno del 1742 fu maestro di retorica e allacciò numerosi rapporti con famiglie dell’élite locale. Fu in quel periodo, tuttavia, che iniziarono a levarsi le prime voci critiche sul suo modo di operare, soprattutto a Lanciano, sede vescovile in quegli anni di Ludovico Antinori. Per le predicazioni risulta, infatti, che Pirrotti fosse solito presentarsi con in testa una corona di spine, sulle spalle una pesante croce e i piedi insanguinati, esortando, inoltre, alla pratica della comunione frequente e alla devozione per la Vergine, da lui invocata con il titolo di «Mamma bella»: erano modi dall’accesa devozionalità, che ormai destavano la riprovazione delle autorità civili, ma anche di parte delle gerarchie ecclesiastiche più vicine alle posizioni gianseniste e alla ‘regolata devozione’, più in sintonia con lo spirito del papato di Benedetto XIV. Il 21 luglio 1747 la congregazione generale dell’ordine gli ingiunse, quindi, di rientrare a Napoli, dove Pirrotti arrivò il 15 agosto.
Qui, nonostante il trasferimento fosse stato una misura cautelare per i suoi comportamenti non in sintonia con il montante clima regalista e per le perplessità ecclesiastiche sulla sua devozionalità, ricoprì gli incarichi di maestro, confessore, catechista e predicatore quaresimale. Il 20 giugno 1751 fu nominato assistente provinciale, ma nell’ottobre del 1753 rinunciò alla voce attiva e passiva per non essere né eletto, né eleggibile in incarichi di governo del suo ordine. L’anno successivo, fondò la Congregazione della carità di Dio, riconosciuta con assenso regio il 25 settembre 1754.
Nonostante l’approvazione, che suggerisce l’esistenza di appoggi politici goduti da Pirrotti tra le autorità del Regno, il clima nella capitale nei suoi confronti volse al peggio, tanto da determinare il suo allontanamento alla fine del 1758. Non dovettero essere estranei a tale decisione conflitti interni alla stessa casa napoletana degli scolopi: Pirrotti ebbe violenti litigi con il rettore Antonio Andrizzi sulla gestione dei beni della comunità. Assegnato provvisoriamente a Chieti, qui il generale dell’ordine Odoardo Corsini inviò nel gennaio del 1759 una lettera al superiore con la quale esplicitamente ordinò di esentarlo dalla predicazione e dalla confessione (Tosti, 1981, p. 104). Il 19 maggio 1759 giunse, infine, dalla Real casa di S. Chiara l’ordine di espulsione dal Regno. Il 26 maggio 1759 Pirotti fu trasferito prima ad Ancona e il 23 settembre nella comunità degli scolopi di Lugo di Romagna. Qui svolse intensa attività di predicatore e fu punto di riferimento di alcune famiglie dell’élite locale, ma anche in questo caso si levarono voci contro i suoi metodi, in particolare sull’uso discutibile di profezie, tanto da attirare l’attenzione delle autorità domenicane del S. Uffizio, che costrinsero nel 1762 il sacerdote a un ulteriore trasferimento da Lugo ad Ancona. Erano comunque maturati i tempi per un suo rientro nel Regno di Napoli. Grazie all’opera di intercessione del procuratore dell’ordine, Giovan Francesco de Nobili, fu concessa la fine all’esilio, purché Pirrotti fosse destinato alla provincia di Puglia e non alla capitale. Pompilio Maria Pirrotti poté quindi trasferirsi a Campi Salentina vicino Lecce, dove giunse il 15 luglio 1765, dopo un lungo viaggio che lo vide ospite presso diverse case di suoi devoti. A Campi fu nominato superiore della casa degli scolopi. In un clima di emergenza per le conseguenze ancora vive della carestia del 1764, favorì, ancora una volta, pratiche religiose dal carattere accesamente affettivo, quali la Via Crucis e il Sacro Cuore, devozione per la quale scrisse nel 1765 una novena che ebbe ampia diffusione per il Regno. Sebbene fossero devozioni che non trovavano il favore delle autorità civili e di parte della Chiesa, ebbero grande presa tra i fedeli, che partecipavano numerosi a tali riti.
Le condizioni fisiche di Pirrotti tuttavia peggiorarono fino a portarlo alla morte la sera del 15 luglio del 1766 a Campi Salentina.
Fu nella prima metà dell’Ottocento, quando la devozionalità di Pirrotti fu più in sintonia con il mutato clima della Chiesa della Restaurazione, che prese l’avvio il processo di canonizzazione. Pompilio Maria Pirrotti venne beatificato il 26 gennaio 1890 e canonizzato da Pio XI il 19 marzo 1934.
Fonti e Bibl.: Sacra Rituum Congregatione, Lycien, Baetificationis et Canonizationis Ven Servi Dei P.P.M.P a S. Nicola… Positio super virtutibus, Romae 1873; O. Tosti, Cronologia storico-critica della vita di san P.M. P. e lettere datate, Roma 1981; San P.M. P. delle Scuole Pie: lettere di direzione spirituale, a cura di O. Tosti, Roma 1982.
L. Picanyol, Brevis conspectus historicus statisticus ordinis Scholarum Piarum, Romae 1932, p. 122; G. Tasca - F. Grillo, Vita di san P.M. P. delle Scuole Pie, Roma 1934; C.C. Calzolai, Un apostolo nel ’700. S. P.M. P., d.S.P., Firenze 1984; P. Palmieri, I taumaturghi della società. Santi e potere politico nel secolo dei Lumi, Roma 2010, pp. 105-112.