NATALI, Pompeo
NATALI, Pompeo. – Nacque il 5 gennaio 1608 a Ripatransone (allora Ripa Transona), nel Piceno, come segnalato nel Dizionario dei musicisti marchigiani di Giuseppe Radiciotti e Giovanni Spadoni. Mancano notizie sui genitori e sull’infanzia e giovinezza. Nelle edizioni a stampa e nei documenti d’archivio il cognome oscilla tra le forme Natali e Natale.
Le vicende della sua vita, trascorsa per la maggior parte in ambito romano, lo mostrano uomo di condizioni agiate e di buona cultura. Fu religioso delle Scuole pie: quando Innocenzo X soppresse la congregazione (1647), divenne sacerdote secolare. Aveva compiuto studi musicali, divenendo compositore e rinomato insegnante di pueri cantus e di altri fanciulli e giovanetti. La prima attività documentata è di maestro di cappella e organista nel duomo di Tivoli, dove rimase per un anno, dal dicembre 1651 al dicembre 1652. Poco dopo dev’essersi stabilito a Roma, dove si affermò dando lezioni come insegnante («professore») di musica; la sua scuola, molto frequentata, fu considerata «singolare e accreditata» (Pitoni [1713], p. 328). Nel 1657 fu nominato maestro di cappella e organista nella chiesa e ospedale di S. Giacomo degli Incurabili, succedendo a Giovanni Battista Marcelli; il 25 novembre di quell’anno ricevette una cospicua raccolta di 79 libri di musica per il suo servizio (Morelli, 1984, pp. 136-139), che durò ben poco: nel 1658 fu sostituito da Francesco de Petris. Ripresa l’attività didattica, dal 1663 ebbe tra gli allievi Giuseppe Ottavio Pitoni; a quel tempo aveva scuola e abitazione in via della Gatta, in una casa di proprietà di monsignor Jacopo Filippo Nini, maggiordomo di Alessandro VII. In seguito si spostò nella zona della salita di Magnanapoli, dove viveva ancora nel 1681.
Ormai vecchio, tornò a Ripatransone, dove morì nel gennaio 1688 (il giorno 8 secondo Pitoni, il 20 secondo Radiciotti e Spadoni).
Di Natali sono note quattro opere a stampa (tutte pubblicate a Roma) e tre singole composizioni edite in antologie. L’attività di compositore è in parte riconducibile alla sua figura di didatta e in ciò risiede il suo maggiore interesse. I Madrigali a tre voci pari furono stampati nel 1656 da Maurizio Balmonti e dedicati dall’autore al conte Ulderico Fiume detto Fracassa, già maestro di camera di donna Olimpia Maidalchini; le 15 composizioni (alcune su versi di poeti di mezzo secolo prima, come Angelo Grillo, Battista Guarini, Girolamo Preti e Giovanni Battista Marino) erano forse destinate alla didattica; ma l’unico esemplare noto della raccolta, già conservato nella Preussische Staatsbibliothek di Berlino, è andato disperso nelle vicende belliche dello scorso secolo; nella dedica era annunciato un libro di mottetti, che non fu stampato. Si conservano invece i Madrigali e canzoni spirituali e morali, stampati nel 1662 nell’officina di Giacomo Fei e venduti dal cartolaio Giovan Battista Caifabri; Natali li dedicò al cardinal Marcello Santacroce, vescovo di Tivoli, al servizio del quale era stato nel 1651-52 e dal quale sperava d’essere riassunto. La raccolta contiene componimenti a due e tre voci, per la maggior parte a tre voci pari, tutti su testi spirituali adespoti, salvo uno di Marino, uno di Giulio Rospigliosi e uno di Domenico Benigni.
Le opere che più si legano all’attività didattica di Natali sono due libri di Solfeggiamenti a due e tre voci, il primo stampato e venduto da Giovanni Angelo Muzi nel 1674, il secondo stampato a spese di un allievo di Natali (Nicola Neri) da Giacomo Mascardi junior nel 1681 e venduto nella 'scuola' dell’autore e in quella del sacerdote Giovanni Battista Ugolini in via del Piè di Marmo. Entrambe le raccolte figurano curate e pubblicate dagli 'scolari' di Natali, «per beneficio di chi desidera fondarsi bene nel tempo e sicurezza del tuono», come dice il frontespizio del primo libro, oppure «per instruirli nella battuta e tuono», come recita il secondo, dove peraltro si aggiungono «il modo per intendere il tempo della messa de l’Homme Armé del Palestina [sic], il rincontro delle chiavi, la valuta delle legature per intendere li libri antichi». Il libro del 1674 contiene dieci composizioni a due voci e 25 a tre, «per cantare e suonare»; in quello del 1681 sette composizioni sono a due voci, 24 a tre (dei 31 brani, 28 portano un nome greco femminile),«per cantare, suonare con diversi stromenti, violino, violone e flauto, etc.». L’evidente intento didattico e formativo del gusto musicale appare nella conduzione dei diversi pezzi, che per esser ricchi di imitazioni si avvicinano ai generi del ricercare, del capriccio, della fantasia; interessante la citazione del violone e ancor più quella del flauto diritto come strumenti da usare in queste esecuzioni. Dunque le raccolte di Natali rientrano in un filone che in ambito romano è ben documentato a partire dal Diletto spirituale edito da Simone Verovio (1586) ai diversi libri di ricercari del primo Seicento fino ai curatissimi Solfeggiamenti di Francesco Magini del 1703. Mentre il libro del 1674 è privo di dedica, quello del 1681 è indirizzato al cavaliere di Malta Giuseppe Rame d’Antequera, probabilmente cembalista.
Va sottolineato anche l’uso dei Solfeggiamenti di Natali nella scuola in via del Piè di Marmo, dove si vendevano quelli editi nel 1681: quella scuola, esistente fin dall’inizio del Seicento, era tra le più rinomate di Roma, ospitando una dozzina di studenti di storia, letteratura e filosofia (alcuni laureatisi nel vicino Collegio Romano); che in un ambiente del genere si studiasse musica e si eseguissero le composizioni di Natali aiuta a comprendere la diffusione dell’arte musicale nell’Italia del tempo. Amico di Natali era il citato Ugolini, attivo come docente dal 1657 alla morte (1715), parente del liutista Pietro, a sua volta legato ai Pamphili.
Delle due raccolte di Natali esiste un’edizione moderna a cura di Andrea Bornstein (Bologna, 1994).
Vanno infine citate altre tre composizioni di Natali, pubblicate in collettanee promosse da Florido de Silvestris: il salmo a tre tenori In convertendo, nella silloge Psalmos istos (Roma 1662); il mottetto a due contralti e basso Iustus Dominus, in Istas alias cantiones sacras (ibid. 1668); il mottetto a due contralti Dominus adjutor meus, in Sacras cantiones (ibid. 1672).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio Storico del Vicariato, Parrocchia di S. Stefano del Cacco, Stato delle Anime del 1665, c. 12; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica [1713], a cura di C. Ruini, Firenze 1988, pp. 328, 351; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca musicale G.B. Martini di Bologna, I, Bologna 1890, pp. 322 s.; III, ibid. 1893, p. 135; G. Radiciotti, L’arte musicale in Tivoli nei secoli XVI, XVII e XVIII, Tivoli 1921, 2a ed., pp. 63 s.; E. Maggini, Lucca: Biblioteca del Seminario. Catalogo delle musiche stampate e manoscritte del fondo antico, Milano 1965, p. 165; E. Vogel et al., Bibliografia della musica italiana vocale profana pubblicata dal 1500 al 1700, Pomezia 1977, nn. 2010, 2011; A. Morelli, Alessandro Scarlatti maestro di cappella in Roma ed alcuni suoi oratori. Nuovi documenti, in Note d’archivio per la storia musicale, n.s., II (1984), pp. 118, 136-139; M. Di Pasquale, «Vita et opere del molto eccellente signor Giuseppe Ottavio Pitoni romano maestro di cappella» nella testimonianza di Girolamo Chiti, in Musica e musicisti nel Lazio, a cura di R. Lefevre - A. Morelli, Roma 1985, p. 408; U. Gironacci - M. Salvarani, Guida al «Dizionario dei musicisti marchigiani» di Giuseppe Radiciotti e Giovanni Spadoni, Fermo 1993, p. 159, n. 1523 (anche in www.cultura.marche.it/musamarche/arim/dizio.htm).