GHITTI, Pompeo
Figlio di Pietro, nacque a Marone, nel Bresciano, nel 1631. A Brescia frequentò la bottega del gandinesco Ottavio Amigoni, dove si perfezionò soprattutto nel disegno; diventò poi collaboratore del maestro e, in misura minore di questo, risentì della presenza a Brescia della pittura veneziana di Tiziano, di Paolo Caliari il Veronese, di Iacopo Robusti (il Tintoretto), di J. Palma il Giovane soprattutto, traendone suggestioni nell'espressione animata, di impronta evidentemente manieristica, e nella ricerca di effetti grandiosi che si riscontrano specialmente nelle prime opere ad affresco. Secondo G.B. Carboni il G. studiò sulle opere di Veronese e ne imitò la maniera nell'inventare e nella resa vigorosa dei contorni. Per quanto riguarda la gamma coloristica, preferì toni meno caldi di quelli dei veneziani.
Trasferitosi temporaneamente a Milano, osservò le opere di G. Nuvolone e collaborò con G.B. Discepoli, detto lo Zoppo di Lugano, del quale ammirava la leggerezza delle pennellate. Nell'ambiente milanese assorbì la tendenza a esprimersi, specialmente nella pittura a olio, con intenzioni didattiche, con chiarezza narrativa, ma senza degenerare in devozionalità manierata. Le sue pennellate si fecero più rapide e sfumate, le figure meno solenni, però sempre entro una linea di contorno decisa.
Negli anni maturi, in collaborazione con il quadraturista P.A. Sorisene, affrescò palazzi e chiese nel territorio bresciano e anche in quello trentino; particolarmente significativi sono i suoi interventi nel 1669 nel salone delle adunanze del castello di Bornato e nel 1672 nella chiesa di S. Maria di Brancolino presso Trento; in questi dipinti, in particolare, il G. si dimostra ancora legato a forme manieristiche, ma in seguito acquistò una libertà compositiva sempre più apprezzabile.
A Brancolino, tra gli affreschi a elementi architettonici di Sorisene che decorano l'interno, il G. dipinse nella volta due cartouches color sanguigna con scene bibliche e, in mezzo a queste, l'Assunzione; nella lunetta sopra la parete destra della navata S. Francesco riceve le stigmate; al culmine dell'arco trionfale Un nobile della famiglia Lodron col leone araldico che estrae tesori da un forziere; nel presbiterio l'Immacolata Concezione; nella cappella di S. Antonio Storie del santo (Maniotti).
Nel 1683, sempre in collaborazione con Sorisene, il G. affrescò la volta della chiesa di S. Agata a Brescia raffigurandovi l'Ascensione di Gesù, l'Assunzione della Vergine, la Glorificazione di s. Agata; nel secondo arco compare inoltre la scritta "Icones Pompeius Ghittius". In tali dipinti l'armonia degli intenti fra il G. e Sorisene produce un risultato particolarmente suggestivo.
Altri interventi in città riguardano: la chiesa di S. Barnaba, dove Maccarinelli (1751) ricorda, nella volta della sacrestia, un medaglione con Un miracolo del santo (perduto); un palazzo Martinengo con scene mitologiche a glorificazione della famiglia; e forse la volta dell'ex chiesa di S. Bartolomeo, dove sono rappresentati La gloria del santo e i riquadri a questa collegati, tra cui La conversione della principessa d'Armenia (Manieri). Passamani (1964, p. 600) avanza l'ipotesi di un'attribuzione al G. anche dei dipinti nella volta dello scalone (Ercole che sostiene il mondo) e nel soffitto del salone (L'Olimpo) di palazzo Bettoni-Cazzago (già Avogadro) a Brescia, dipinti, entro quadrature firmate da Pietro Viviani, intorno al sesto decennio del secolo. Due lunette frammentarie nel chiostro della chiesa del Carmine, la prima con La venerabile Angela d'Arena in preghiera col Redentore e i ss. Angelo e Alberto, la seconda con S. Simone Stock che riceve lo scapolare da Maria mentre un angelo libera le anime purganti, concludono la sua attività di freschista: vi compariva la scritta "Ultimum opus Pompei Ghitti Anno 1704" (ibid., p. 609).
Il G. fu anche pittore da cavalletto. Dopo un lungo periodo di oblio, l'interesse per questo aspetto della sua arte si deve a B. Passamani che nel 1962 documentava la presenza nella chiesa di Brancolino di una serie di olii dedicati alla vita della Vergine: la Nascita, la Presentazione al tempio, l'Annunciazione, la Visitazione, la Presentazione di Gesù al tempio. Dopo questo primo studio, il corpus di quadri del G. si è andato sempre più arricchendo a testimonianza di un'attività assai prolifica. All'elenco di opere del G. pubblicato nel quinto volume dell'Enciclopedia bresciana vanno aggiunti quadri presenti in numerose chiese di Brescia e del suo territorio; tra questi, tre tele nella parte superiore della navata sinistra della chiesa di S. Agata, quasi illeggibili; La caduta della manna e il Sacrificio di Melchisedec in S. Faustino; La moltiplicazione dei pani e dei pesci nel refettorio di S. Francesco; il Giudizio di Salomone, Salomone adora gli idoli, La veste di Giuseppe portata a Giacobbe, Giaele uccide Sisara, Caino uccide Abele, Il ritorno del figliol prodigo, David con la testa di Golia nella sacrestia di S. Giovanni Evangelista; La Vergine tra i ss. Zeno e Rusticiano e La Vergine tra i ss. Giovanni della Croce e Teresa in S. Pietro in Oliveto. In collezione privata bresciana, La Veronica (Anelli, 1996). Nel Bresciano si ricordano, nella chiesa di S. Apollonia a Prestine, l'Ultima Cena, firmata e datata 1672 e in Ss. Faustino e Giovita a Breno la Trasfigurazione, firmata e datata 1679; inoltre, tra le opere attribuite al G.: l'Ultima Cena e la Visione di s. Angela Merici in S. Lorenzo in Valle a Ome (Donni); l'Incoronazione della Vergine e l'Arcangelo Michele nel santuario di Tizio di Collio. Da menzionare infine sono vari quadri eseguiti dal G. anche al di fuori dell'area bresciana: a Grosio, in particolare, Il martirio di s. Giorgio, nella chiesa omonima, datato 1681; il Transito di s. Giuseppe (1676) e La gloria di s. Felicita (1699), rispettivamente nella controfacciata e nella sagrestia della chiesa di S. Giuseppe.
Nell'elenco delle spoliazioni napoleoniche del 1806 pubblicato da Boselli (1960) si può documentare, tramite il confronto con le guide settecentesche, la perdita di opere del G. presenti nelle chiese bresciane di S. Barnaba, S. Domenico, la Pace, S. Orsola.
Il G. morì, con ogni probabilità a Brescia, nel 1704 (Passamani, 1962, p. 21 n. 7).
Dall'Abcedario pittorico di P.A. Orlandi sappiamo della passione del G. per il disegno e l'incisione: ne conservava gelosamente intere casse. Alla sua scuola si perfezionò una schiera di discepoli tra cui emersero P. Avogadro e Giovanni Antonio Cappelli. "Rigoroso nei contorni del nudo, soleva questa massima inculcare ai suoi allievi" (Fenaroli). Della sua produzione grafica troviamo notizie nel Giardino della pittura di Paglia e nel Bartsch che dice "quanto fosse disinvolto il suo bulino nel taglio, e quanto in lui era franca la maniera di disegnare". Non esiste un catalogo completo della produzione grafica del G., le cui opere, spesso attribuite in passato ad altri artisti, sono presenti in numerose raccolte sia italiane, sia straniere, quali l'Ambrosiana di Milano e l'Albertina di Vienna, l'Accademia Carrara di Bergamo, l'Accademia di Venezia, la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, il Museo nazionale di Stoccolma.
Fonti e Bibl.: G.A. Averoldi, Le scelte pitture di Brescia additate al forestiere, Brescia 1700, ad indicem; P.A. Orlandi, Abcedario pittorico, Bologna 1704, p. 329; F. Paglia, Il giardino della pittura (1713), a cura di C. Boselli, in Supplementi ai Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1967, pp. 472, 485, 572; F. Maccarinelli, Le glorie di Brescia (1747-51), a cura di C. Boselli, ibid., 1959, ad indicem; G.B. Carboni, Le pitture e sculture di Brescia…, Brescia 1760, ad indicem; F. Nicoli-Cristiani, Lattanzio Gambara, Brescia 1807, p. 108; A. Bartsch, Le peintre-graveur, XXI, Wien 1821, pp. 169-172; P. Brognoli, Nuova guida per la città di Brescia, Brescia 1826, pp. 81, 85, 290; S. Ticozzi, Diz. degli architetti, scultori e pittori, Milano 1830, s.v.; A. Sala, Pitture e altri oggetti di belle arti in Brescia, Brescia 1834, pp. 62, 67 s., 104; S. Fenaroli, Diz. degli artisti bresciani, Brescia 1877, pp. 155-157; P. Da Ponte, L'Esposizione della pittura bresciana, Brescia 1878, pp. 42, 44; A. Gnaga, Guida di Brescia artistica, Brescia 1903, p. 64; L.F. Fe' d'Ostiani, Storia, tradizione e arte nelle vie di Brescia, Brescia 1927, pp. 141 s., 153, 229, 374, 496; A. Ugoletti, Brescia, Bergamo 1930, p. 136; P. Guerrini, La basilica di S. Giovanni e le sue opere d'arte, Brescia 1930; Id., La pieve di Sale Marasino, in Memorie storiche della diocesi di Brescia, 1932, p. 29; La pittura a Brescia nel Seicento e Settecento (catal.), a cura di E. Calabi, Brescia 1935, pp. XXVI, 49 s.; P. Guerrini, La chiesa prepositurale di S. Agata in Brescia, Brescia 1936; G. Nicodemi, Monografia illustrata di Brescia e provincia, Brescia 1937, p. 28; Catalogo delle cose d'arte e d'antichità d'Italia, A. Morassi, Brescia, Roma 1939, ad indicem; C. Boselli, Gli elenchi della spoliazione artistica nella città e nel territorio di Brescia nell'epoca napoleonica, in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1960, pp. 277, 283, 290 s.; B. Passamani, Le "quadrature" del bresciano P.A. Sorisene in Brancolino (1672) e la storia della pittura trentina nei secoli XVII e XVIII, in Atti dell'Accademia roveretana degli Agiati, s. 6, III (1962), pp. 21 s., 25; Id., La pittura dei secoli XVII e XVIII, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, pp. 600, 608 s.; U. Ruggeri, P. G., in Critica d'arte, XV (1968), p. 50; F. Murachelli, III supplemento a "La pittura a Brescia nel Seicento e Settecento", in Commentari dell'Ateneo di Brescia, 1969, pp. 316-329; L. Anelli, La parrocchiale di Ghedi, in Brixia sacra, n.s., VI (1970), p. 103; A. Bonini, Una pala inedita di P. G. nella chiesa parrocchiale di Ghedi, ibid., VII (1971), pp. 61-63; U. Ruggeri, Disegni lombardi seicenteschi dell'Accademia Carrara di Bergamo, Bergamo 1972, tavv. 16 s., figg. 20-23; F. Lechi, Le dimore bresciane, V, Brescia 1976, pp. 108, 118 s. n. 7; U. Ruggeri, Maestri lombardi del Seicento, in Biblioteca di disegni, II, Firenze 1977, pp. 18, 31 tav. 40; P. Bjurström, Drawings in Swedish public collections. Italian drawings…, Stockholm 1979, nn. 239-242; G. Fusconi, in G. Fusconi - S. Prosperi Valenti Rodinò, Note in margine ad una schedatura: i disegni del fondo Corsini…, in Bollettino d'arte, 1982, n. 67, pp. 103 s. n. 18; A. Fappani, Enc. bresciana, V, Brescia 1982, ad indicem; U. Ruggeri, Disegni lombardi. Gallerie dell'Accademia di Venezia. Catalogo dei disegni antichi, a cura di G. Nepi Scirè - F. Valcanover, Milano 1982, p. 161; F. Murachelli, IV Supplemento a "La pittura a Brescia nel Seicento e Settecento", in Quaderni camuni, V (1982), p. 140; R. Lonati, Diz. dei pittori bresciani, II, Brescia 1983, pp. 90 s; L. Anelli, Le opere d'arte del Seminario, Brescia 1985, p. 74; G. Antonioli - G. Galletti - S. Coppa, La chiesa di S. Giorgio a Grosio, Grosio 1985, pp. 172-174; M. Olivari, Presenze venete e bresciane, in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Seicento, IV, Bergamo 1987, pp. 208, 210, 246, 272 fig. 1; V. Terraroli - C. Zani - A. Corna Pellegrini, I chiostri di Brescia, Brescia 1989, p. 24; U. Ruggeri, Disegni veneti e lombardi dal XVI al XVIII secolo (catal.), Roma 1989, pp. 147 s. n. 94; S. Coppa - L. Scherini, Il Seicento in Valtellina, in Arte lombarda, n.s., 1989, nn. 1-2, pp. 84, 102; V. Guazzoni, in La pittura in Italia. Il Seicento, II, Milano 1989, p. 763; E. Manieri, S. Bartolomeo di Brescia, Brescia 1990, pp. 37, 49, 53; L. Ertani, Descrizione delle opere d'arte esistenti nel duomo di Breno, in L'Eco di Breno, Breno 1993; G. Donni, Ome: persone e luoghi, Brescia 1993, pp. 65, 284; R. Lonati, P. G. incisore, in Giornale di Brescia, 20 giugno 1995; La chiesa prepositurale di S. Lorenzo, Brescia 1996, pp. 281 s., 286, 299 s.; L. Anelli, Un inedito di P. G.…, in Arte cristiana, LXXXIV (1996), pp. 31-36; M. Maniotti, La chiesa di S. Maria a Brancolino, Rovereto 1997, passim; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, pp. 572 s.