COCCHI, Pompeo
Figlio del pittore Piergentile, la notizia della sua nascita a Corciano (Perugia) non è basata su documenti. Il padre, nel 1523, risulta essere iscritto a Perugia nella matricola dei pittori (Mazzatinti, 1899). Egli è probabilmente da identificare con il Piergentile di Antonio di ser Pietro alias di Cocco che compare nella matricola perugina di Taverna (Thieme-Becker).
Il C. è già attivo nel 1513, anno nel quale dipinge un tabernacolo per l'altare della Confraternita di S. Francesco a Perugia, e nel 1519, anno in cui riceve una delle prime commissioni importanti: una tavola raffigurante la Madonna con il Bambino e i ss. Nicola e Lorenzo per la cappella di S. Nicola nel duomo di Perugia (Perugia, Museo dell'Opera del duomo) eseguita però dieci anni dopo. Nel 1523 è iscritto alla matricola dei pittori (Mazzatinti, 1899; Bombe, 1929); nel 1528 è creditore della Confraternita dei SS. Andrea e Bernardino o della Giustizia per pitture nella cappella della Vergine nella chiesa di S. Mustiola (a quel tempo pertinente alla Confraternita), perdute con la trasformazione dell'edificio nel monastero delle cappuccine. Nel 1532 dipinge un tabernacolo per la chiesa della Madonna del Bagno a Fontignano (Perugia).
Nel 1534 i monaci olivetani di Montemorcino, per i quali si era impegnato a lavorare già nel 1525, gli concedono diritti sulla chiesa di S. Maria in Via per pitture da lui eseguite nella chiesa e nel monastero di Montemorcino. A quanto pare, i rapporti fra l'importante comunità perugina e il C. si svolsero con una certa continuità, come si deduce dalla conversione in enfiteusi di un precedente pagamento in natura (1538) e dalla allogazione di un quadro per il monastero e di un altro per la chiesa (1541).
Nel 1535 si impegna a dipingere due drappelloni; nel 1541 riceve un pagamento per la pittura di una statua di S. Sebastiano in S. Maria Maggiore a Spello tuttora in situ; insieme con molti altri pittori concorre alla decorazione degli archi trionfali per la venuta del pontefice Paolo III a Perugia nel 1541. A partire dal 1530 è documentata la sua partecipazione alla vita pubblica a Perugia sia come priore sia come camerlengo. Nel corso del 1544 redige un testamento in cui designa come eredi i suoi due allievi Orsino di Antonio Carota di Assisi e Bernardino dal Borgo e lascia disposizioni per essere sepolto nella cappella da lui dipinta nella chiesa di Montemorcino. Nel 1546 dipinge un gonfalone per la Confraternita di S. Francesco. Con Domenico Alfani e Giovan Battista Caporali stima la grande pala dipinta da Lattanzio Pagani, in collaborazione con Crist. Gherardi, per la chiesa di S. Maria del Popolo di Perugia (1549: Mariotti, 1788). Nel 1551 dalla Confraternita della Giustizia, trasferitasi presso S. Francesco, riceve un pagamento per una tavoletta dipinta sui due lati (Bombe, 1929). A pochi giorni dalla morte testa di nuovo lasciando unico erede il Carota; il 7 genn. 1552 è sepolto in S. Francesco.
I documenti sul C. sono stati pubblicati da Mariotti, Mazzatinti, Gnoli (1923) e Bombe. Nonostante la inevitabile casualità e frammentarietà delle notizie da essi tramandate, i dati sono sufficienti a presentarci una figura piuttosto comune nella Perugia cinquecentesca, quella di un artista perfettamente inserito nella società locale, che oltre a commissionargli opere gli affida anche responsabilità pubbliche. Purtroppo la maggior parte delle opere ricordate dalle fonti non ci sono pervenute. Anche di quella che le fonti considerano la sua opera più importante, cioè l'affresco con il Presepio, nella chiesa di Montemorcino, non vi è più traccia dopo l'infelice tentativo di distacco eseguito nel '700.
La letteratura precedente ha sempre posto il C. tra i seguaci più tardi del Perugino, rilevando tutt'al più la sua affinità con Domenico Alfani nella comune ammirazione per Raffaello. Nelle opere superstiti tuttavia poco o nulla si può cogliere di una cultura peruginesca che era forse testimoniata da opere oggi perdute. La Crocifissione (Perugia, Gall. naz. dell'Umbria), affresco trasportato su tela, proveniente dalla Confraternita della Madonna della Consolazione, datata 1522 (riferita al C. da Orsini, 1804) di schema arcaico, mostra derivazioni da Signorelli e dallo Spagna sia nelle tipologie sia nella condotta pittorica. Prova di qualità del suo stile già maturo deve considerarsi la tavola per il duomo di Perugia, oggi nel Museo dell'Opera del duomo (il Guardabassi vi lesse la firma Pompeo e la data 1529, cfr. Indice guida dei monumenti..., Perugia 1872, pp. 188 s., 223). Nel grandioso impianto compositivo, nella figura della Madonna e del S. Nicola il C. mostra di avere bene appreso la lezione raffaellesca, forse tenendo d'occhio anche la pittura fiorentina attorno a Fra' Bartolomeo e Mariotto Albertinelli. Ne risultano notevoli analogie di posizione con il contemporaneo Domenico Alfani. Inoltre alcuni particolari come il Gesù bambino, in instabile torsione, rivelano che non dovettero essergli del tutto ignote soluzioni stilistiche del primo manierismo fiorentino.
La tavola, dipinta nelle due facce, proveniente dalla Confraternita della Giustizia, è stata in seguito segata lungo lo spessore e oggi le scene sui due lati - la Crocifissione e la Pietà - sono esposte separatamente (Perugia, Galleria nazionale dell'Umbria). Se l'opera fosse da identificare con quella che, come si è detto, un documento attesta gli venne pagata nel 1551, allora bisognerebbe dedurne che in questa piccola tavolo, di destinazione molto particolare (doveva essere baciata dai condannati a morte subito prima della esecuzione), il C. rievocava stancamente, ormai al termine estremo della sua attività, modelli raffaelleschi di quasi mezzo secolo prima. Ma l'identificazione è tutt'altro che certa; e quindi più probabilmente il dipinto, che effettivamente mostra analogie con la Crocifissione del 1522, deve essere assegnato ad una fase molto precedente dell'attività del Cocchi.
Fonti e Bibl.: B. Orsini, Guida al forestiereper... Perugia [1784], a cura di B. Toscano, Treviso 1973, p. 126; A. Mariotti, Lettere pittor. perugine, Perugia 1788, pp. 208 s., 233 n. 8, 248, 249 n. 1; B. Orsini, Risposta alle lettere pittor. del signor A. Mariotti, Perugia 1791, pp. 97, III; Id., Vita,elogio e mem. dell'egregio pittorePietro Perugino, Perugia 1804, pp. 295 s.; S. Siepi, Descrizione... di Perugia, Perugia 1822, pp. 123, 167, 814; A. Mezzanotte, Della vita edelle opere di P. Vannucci, Perugia 1836, pp. 220, 238-240; L. Rotelli, Il duomo di Perugia, Perugia 1864, p. 31 e n. 1; G. B. Rossi Scotti, Guida ill. di Perugia, Perugia 1878, pp. 34, 66; G. Mazzatinti, Statuto e matricola dell'arte dei pittori inPerugia, in Rass. bibl. dell'arte italiana, II (1899), pp. 209 (per Piergentile), 217; R. Collesi, Memoriedel Comune di Corciano, Città di Castello 1902, p. 148; G. Urbini, Nuovi acquisti della Pinacoteca di Perugia, in L'Arte, VI (1903), p. 124; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923, pp. 301 s.; Catalogo del Museo dell'Operadel duomo di Perugia, Perugia 1923, p. 8; W. Bombe, Urkunden zur Gesch. der peruginer Malerei im 16. Jahrhundert, Leipzig 1929, pp. 88-90; G. Cecchini, La Gall. nazionale dell'Umbria inPerugia, Roma 1932, pp. 180, 181, 346; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, pp. 134 s.