POMBAL, Sebastião José de Carvalho e Mello, conte di Oeyras, marchese di
Statista portoghese, nato a Lisbona il 13 maggio 1699, morto a Pombal l'8 maggio 1782. Seguì gli studî a Coimbra, ma non li condusse a termine. Nel 1739 era inviato a Londra come ministro plenipotenziario, essendo trasferito nel 1745 a Vienna dove sposò in seconde nozze la contessa di Daun. Quando José salì al trono, P., che era ritornato in Portogallo, fu fatto segretario diretto per la guerra: forse, come si suole affermare, per la protezione dei gesuiti, che esercitavano nella corte la maggiore influenza come confessori del re e dei principi. Abile, prudente, ma energico e volitivo, in breve diventava primo ministro di fatto, e riusciva ad annullare l'influenza della Compagnia di Gesù. La sua potenza data dall'epoca del terremoto del 1° novembre 1755, in cui Lisbona fu in gran parte distrutta. Il ministro prese allora misure così energiche e opportune che ne acquistò gran prestigio personale. Fu opera sua la ricostruzione della città, in base a un piano grandioso. Si mostrò eccessivamente zelante della dignità reale, fino al punto da essere crudele nella punizione d'un attentato che aveva messo in serio pericolo la vita del re (settembre 1758). Il supplizio di varî membri della potente famiglia dei Tavora e del duca di Aveiro, maggiordomo del re, accusati come mandatarî, fu un'orribile carneficina. Con il supplizio dei Tavora egli sgomentò la nobiltà orgogliosa che lo trattava con disprezzo e tentava di allontanarlo dal potere. In seguito diede un colpo decisivo alla preponderanza di cui godeva la Compagnia di Gesù nella vita religiosa e intellettuale del paese. Accusato l'ordine di complicità nell'attentato, ne confiscò i beni (19 gennaio 1759) e stabilì l'espulsione di tutti i suoi membri (3 settembre 1759) dopo averli imprigionati in gran numero. Poi riformò il tribunale dell'Inquisizione, facendone arma contro i nemici del governo. Influì potentemente sullo scioglimento della Compagnia da parte di papa Clemente XIV. Il P., che prendeva Sully a modello, è il più tipico fautore dell'assolutismo in Portogallo. È anzi, per il Portogallo del Settecento, ciò che sono i cosiddetti sovrani illuminati negli altri paesi (Federico II, Giuseppe II, ecc.).
Dal punto di vista dell'incremento nazionale, la sua amministrazione fu assai feconda. Promosse la coltura dei cereali, aprì numerose vie di comunicazione, costituì la ricchezza della provincia del Douro creando una compagnia di coltivatori di vigna (Alto Douro), impiantò una fabbrica nazionale di vetri, protesse varie industrie (seta, lanifici, carta, ecc.), favorì nel Brasile la fondazione della impresa commerciale Companhia do Grão Pará, riorganizzò l'esercito, assumendo come capo di stato maggiore il conte di Lippe, abolì la schiavitù nel Portogallo, dichiarando liberi gl'Indî del Brasile.
In materia d'istruzione pubblica, riformò l'università, fondò scuole d'istruzione primaria e secondaria, un collegio per i nobili. Nel campo della finanza creò l'erario regio, centro della contabilità di tutto il denaro pubblico. José I lo premiò con i titoli di conte di Oeyras e marchese di Pombal. Morto il re, i nemici del potente ministro passarono all'offensiva. Il P. si dovette dimettere (1777), fu processato ed esiliato nelle sue terre di Pombal (1781), dove morì dopo appena dieci mesi. Tuttavia il suo funerale fu imponente. P., che non era un volteriano, si professava profondamente cattolico e difensore della religione, come scrisse dopo la sua caduta nella sua apologia, in cui si difese anche dall'accusa di peculato.
Bibl.: Cartas... do marqués de P., voll. 3, Lisbona 1820-24; Memoirs... of P., a cura di J. Smith, Londra 1843. Cfr. B. Duhr, P., Friburgo in B. 1891; J. Lucio d'Azevedo, O marquês de P. e a sua epoca, Río de Janeiro-Lisbona 1922; P. de Azevedo, O Processo dos Távoras, Lisbona 921; A. Ferrao, O marqués de P. e a expulsão dos Jesuitas (1759), Coimbra 1932.