POLYKLEITOS (Πολύκλειτος)
4°. - Scultore greco del IV sec. a. C. (detto talora Policleto II), la cui personalità si confonde tanto con quella dello scultore più antico e più celebre (v. policleto), quanto con quella dell'architetto (v. P., 3°), che parrebbe contemporaneo. La critica moderna ha voluto talvolta negarne persino l'esistenza, considerandolo uno sdoppiamento del maggiore, talaltra ha tentato invece di elencarne le opere e di queste riconoscere un riflesso in monumenti superstiti, talaltra infine gli ha attribuito lunga e multiforme attività, identificandolo tuttavia con l'omonimo architetto.
Dopo aver esordito intorno al 420 a. C. come incisore di monete per la zecca elea, egli si sarebbe dedicato alla statuaria in bronzo ed alla scultura, concludendo la sua gloriosa carriera poco prima del 350 col progettare i due famosi edifici di Epidauro. In realtà non pare lecito dubitare che sia esistito un secondo scultore di nome P.: Pausania, (vi, 6, 2) lo afferma esplicitamente, soggiungendo che, argivo come l'altro, era stato alunno di Naukydes e, seppure non dimostrata, la sua identità con l'architetto è molto probabile. Di varie opere, menzionate dagli scrittori antichi e prevalentemente attribuite a Policleto maggiore, si è discussa per ragioni diverse l'attribuzione al giovane: i caratteri delle iscrizioni sulle basi delle statue di atleti (Senocle, Pitocle e specialmente Aristione) sono sembrati troppo tardi per l'età del maestro, troppo recente è anche l'Afrodite di Amicle (Paus., ii, 18, 7), dedicata dopo il 405 a. C.; mentre il gruppo dei Letoidi sul monte Licone e lo Zeus Meilìchios, seduto, ad Argo (Paus., ii, 20, i) scolpiti in marmo e pietra bianca non paiono, per la tecnica, riferibili al più celebre bronzista. Con relativa certezza sono da attribuirsi al nostro la statua dell'olimpionico Agenore ed il simulacro di Zeus Phìlios a Megalopoli, non anteriore al 369 a. C. d'aspetto simile a Dioniso con coturni, vaso da bere e tirso con aquila; comunque i caratteri della sua arte ci sono affatto ignoti.
Bibl.: M. Bieber, in Thieme-Becker, XXVII, 1933, p. 229; J. Jongkees, in Jahrbuch, LIV, 1939, p. 219 ss.; Ch. Picard, Manuel d'Archéologie Grecque, III, i, Parigi 1948, p. 314 ss., cfr. pp. 262 e 277 anche per tutta la bibl.; per le basi delle statue e i testi cfr. anche R. Bianchi Bandinelli, Policleto, Firenze 1938, nn. 16, 17, 19, 28, 29; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, XXI, 1952, c. 1719, s. v., n. 11.