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polpa

di Antonio Lanci - Enciclopedia Dantesca (1970)
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polpa

Antonio Lanci

Il termine designa in D. la " parte carnosa del corpo " umano o di animale.

Si registra, sempre in rima e in unione con ossa, a denotare, complessivamente, la struttura corporea: Rime CIV 86 questo foco m'have / già consumato sì l'ossa e la polpa, / che Morte al petto m'ha posto la chiave; If XXVII 73 Mentre ch'io forma fui d'ossa e di polpe / che la madre mi diè, cioè " finché fui vivo, anima e corpo " (Chimenz); Pg XXXII 123 la donna mia la [cioè la volpe, simbolo dell'eresia] volse in tanta futa / quanto sofferser l'ossa sanza polpe, " quanto a quella magrissima bestia permetteva la sua estrema debolezza " (Andreoli, come già il Lombardi e, in genere, i commentatori più recenti), cioè lentamente, in quanto " la debolezza, che viene dall'eccessiva magrezza, non consente un rapido cammino " (Casini-Barbi); ma cfr. il Cesari: " quanto corre un animal per somma magrezza leggiero ", e il Tommaseo. Anche il Porena si chiede: " è un molto di corsa per la leggerezza che ne risulta, o un poco per scarsezza di muscoli? ".

Vocabolario
pólpa
polpa pólpa s. f. [lat. pŭlpa, di origine incerta]. – 1. a. La parte carnosa del corpo umano e animale; nell’uso com. odierno, è frequente soprattutto con riferimento ad animali macellati, per indicare la carne (detta anche magro) senza...
polputo
polputo agg. [der. di polpa]. – 1. Che ha polpa abbondante, detto di parti del corpo: braccia, gambe, natiche p., fianchi p.; o del corpo stesso: Che val donna p., qualora non vi sia Nelle candide membra buon garbo e leggiadria? (Goldoni)....
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