POLLENZO (Pollentia)
Centro romano del Piemonte ricordato da Plinio tra i nobilissima oppida (Nat. hist., iii, 49; viii, 191). Il suo nome è citato da varî autori latini come Cicerone, Marziale, Silio Italico, Svetonio, Columella e più tardi da Claudiano, Prudenzio e Cassiodoro. Chi lo ricorda per fatti storici avvenuti nel suo territorio, chi per la lana scura, chi per quella produzione di vasellame da tavola che sembra avesse nel mondo romano una grande rinomanza (Plin., Nat. hist., xxxv, 16; Mart., xiv, 157).
Poco invece si sa delle origini della città e non si hanno dati precisi sulla romanizzazione del suo territorio. In ogni modo questa dovette avvenire tra il 173, che segna la caduta degli Statielli, e la sottomissione dei Salassi nel 143. Probabilmente la sua occupazione coincide con l'occupazione dei territori dei Bagenni di cui però non conosciamo esattamente la data.
Come il nome stesso Pollentia suggerisce non è improbabile che la città fosse una fondazione di carattere militare, nata appunto come bastione d'offesa per le nuove conquiste che i Romani avevano in animo di fare verso N.
Non si sa con esattezza se fosse colonia o municipio e il Pais arriva a formulare l'ipotesi che si trattasse di una "procolonia" forma ibrida che si riscontra solo raramente nell'organizzazione romana.
Un passo di Svetonio (Tib., 37, 2) ricorda una specie di ribellione della Pollentina plebs avvenuta nel territorio di P. al tempo di Tiberio sedata con l'invio di truppe di vicine guarnigioni.
Poi per lunghi anni P. continuò la sua vita di pacifica città di provincia e bisogna arrivare ai tempi di Alarico perché il suo nome torni ad essere famoso. A P. infatti avvenne la battaglia condotta da Stilicone contro Alarico nel 402 (Claud., vi, Cons. Hon., 127, 202, 2811; Bell. Set., 635).
L'invasione dei Goti segnò forse la fine della città.
Nella città moderna che si identifica con l'antica P. sono però scarsi i resti ancora conservati della città romana. Alcuni edifici apparvero nelle esplorazioni del 18o5 ma oggi non sono più visibili. Della forma delle case soprastanti e dal nome della località - il Colosseo - si poté delineare la capienza di un ampio anfiteatro le cui poderose mura sono ancora conservate sotto le moderne costruzioni. Le vestigia apparse nell'interno del parco reale probabilmente appartengono a un teatro e ad un tempio. Presso il quadrivio formato dalle strade Bra-Alba-P. e S. Vittoria è tuttora visibile ed è stato recentemente esplorato e restaurato un monumento la cui destinazione appare ancora incerta. È conosciuto anche il nome di Turriglio ed è formato da un grande recinto rettangolare e da una costruzione a pianta circolare formata da un grosso tamburo in opera incerta sormontato da quattro nicchioni aperti sui quattro punti cardinali.
Bibl.: F. Eusebio, Sul Museo Civico d'Alba e sopra alcune scoperte archeologiche nel territorio albese... Alba 1901; G. Radke, in Pauly-Wissowa, XXI, 1952, cc. 1409-1410, s. v., n. i.