politraumatizzato
Soggetto sofferente per lesioni multiple a uno o più organi o sistemi, determinate da un trauma, in cui si verifica una complessa condizione patologica dipendente sia dalle ferite direttamente provocate dall’agente traumatico, sia dallo shock conseguente al sanguinamento, interno o esterno. Il p. richiede un primo soccorso, un’assistenza primaria e un monitoraggio particolare, nonché una terapia intensiva: tutto ciò lo rende di competenza dello specialista rianimatore.
Il p. va soccorso con particolari tecniche, che sono oggetto di protocolli delle équipe di pronto intervento: osservazione, accertamento e monitoraggio precoce delle funzioni vitali e dello stato di coscienza, eventuale BLS, immobilizzazione del rachide e dei segmenti corporei oggetto di trauma, accesso venoso, trasporto assistito con rianimatore.
Il p. giunto in ospedale deve essere sottoposto ad accertamenti ematochimici e a quelli per le funzioni cardiorespiratorie, radiologici (eventuale TAC), ecografia degli organi addominali, esami neurologici accurati ripetuti a breve distanza di tempo. L’assistenza cardiorespiratoria, anche se inizialmente non necessaria, deve essere sempre possibile. La discesa dell’ematocrito può rivelare sanguinamenti occulti; alterazioni elettrolitiche e del-l’equilibrio acido-base devono esser e prontamente corrette, perché mettono a repentaglio la vita del paziente; deve essere attuata profilassi anti-tromboembolica, antibiotica e antitetanica; la sutura delle ferite deve accertare la mancata inclusione di corpi estranei o di frammenti ossei. L’infusione di liquidi, plasma e sangue deve tenere conto della funzionalità renale, già compromessa solitamente per lo shock traumatico e per l’eliminazione di prodotti tossici e catabolici dai tessuti traumatizzati.
Spesso la prognosi di un paziente p. dipende da conseguenze tardive del politrauma, per tali motivi per giorni o settimane il soggetto deve essere monitorato e assistito: sia perché possono intervenire complicanze infettive da immobilizzazione, sepsi, emboli, insufficienza renale, ecc., sia perché la complessa patologia e la terapia attuata possono svelare patologie silenti (diabete, insufficienza cardiaca), sia ancora perché gli interventi chirurgici richiesti dai traumi possono intervenire in modo sfavorevole sulle condizioni generali, neurologiche e metaboliche.