beggar-thy-neighbor, politica di
Intervento di politica economica, che produce benefici unicamente al Paese che lo adotta e danni agli altri («politica del rubamazzo»). Un esempio tipico è costituito da una manovra di svalutazione competitiva posta in essere da uno Stato, con l’obiettivo di guadagnare quote di mercato internazionale a scapito dei propri partner commerciali.
Spesso in Europa prima della creazione della CEE e in passato anche nel resto del mondo, si è assistito all’uso di manovre di svalutazione competitiva, congiuntamente all’introduzione di tariffe e quote, volte a limitare ulteriormente il flusso di beni importati dall’estero al fine di sostenere la domanda aggregata mediante un incremento della domanda estera netta. Il rischio maggiore di una politica b.-t.-n. è rappresentato dalla possibilità che più economie rispondano, implementando a loro volta politiche di tipo simile. Tuttavia, così facendo, si innesca un vero e proprio circolo vizioso (fatto di continue svalutazioni competitive e di incrementi tariffari), che conduce a un nuovo equilibrio, dove i tassi di cambio rimangono sostanzialmente invariati e le tariffe aumentano rispetto al livello originario esistente. Ciò che accade come conseguenza di questa politica è che il grado di benessere diminuisce in tutti i Paesi, in quanto nessuno riesce a congegnare una svalutazione del proprio tasso di cambio – non potendo così beneficiare dell’eventuale apporto positivo per le proprie esportazioni nette – e tutti soffrono a causa del maggior livello tariffario – che comporta una riduzione dei flussi commerciali internazionali. L’effetto ultimo è costituito da una recessione generalizzata.
Secondo diversi economisti, proprio il ricorso a politiche di tipo b.-t.-n. fu alla radice dell’inasprimento della crisi globale nel corso degli anni 1920, quando numerosi Paesi, soprattutto europei, nel tentativo di sostenere aggressivamente la domanda per la propria produzione nazionale abbandonarono il gold standard (➔ aureo, sistema), cercando di favorire (senza riuscirvi) una svalutazione del proprio tasso di cambio e istituendo contemporaneamente tariffe più elevate. In tempi più recenti, il tema del b.-t.-n. si è riproposto in chiave diversa. In un contesto di accresciuta interdipendenza, dovuta al sempre più intenso processo di globalizzazione, esiste un notevole traboccamento (➔ spillover) degli effetti di politiche condotte all’interno di ciascuna economia. Ciò ha spinto numerosi Paesi, che vivono una fase di incipiente recessione, a rinviare la realizzazione di politiche fiscali espansive, confidando nell’attuazione delle stesse da parte dei propri partner commerciali – al fine di poter godere della maggior domanda per i propri beni esportati. In tal modo, si è però generato un equilibrio in cui nessun Paese attua misure fiscali espansive, concorrendo in tal modo a una flessione generalizzata della domanda mondiale e all’accentuazione della recessione globale.
I notevoli costi dovuti all’introduzione di politiche b.-t.-n. mostrano chiaramente – soprattutto nelle fasi avverse del ciclo economico – la necessità di un coordinamento internazionale delle politiche economiche.