POLIOMIELITE anteriore acuta (XXVII, p. 665)
La denominazione più appropriata deve essere quella di malattia poliomielitica, giacché il virus può colpire tutte le zone motorie del sistema nervoso centrale. È ora precisato che l'agente etiologico della poliomielite appartiene alla classe dei virus filtrabili. È uno dei più piccoli virus conosciuti potendo avere una grandezza che varia dai 10-15 ai 20-25 micron (S. Gard, L. Lornig e G. Schwerdt). Al microscopio elettronico la forma appare sferoidale. Sperimentalmente, di recente, è stata dimostrata la possibilità d'infettare oltre la scimmia anche alcune razze speciali di ratti e di topolini. È un virus molto resistente perché al di fuori dell'organismo animale può vivere alcuni giorni a temperatura ambiente, mentre conservato in ghiacciaia la sua sopravvivenza può arrivare fino ad un mese. Resiste all'azione del succo gastrico ed enterico; perde rapidamente di virulenza nelle comuni soluzioni di permanganato, formolo, cloro, sublimato. La malattia poliomielitica negli ultimi anni ha acquistato notevole diffusione in tutte le parti del mondo. Anche in Italia il numero dei casi è notevolmente aumentato (890 casi nel 1935; massimo 6007 nel 1939; 2276 nel 1947). Alla maggiore diffusione della malattia devono aver assai contribuito gli eventi bellici, con il passaggio in Europa di grandi masse umane provenienti da paesi (America) dove notoriamente la poliomielite è più diffusa che da noi. Tale evenienza può spiegare anche la notevole diffusione della malattia tra gli adulti, data la possibilità che siano entrati in giuoco ceppi di virus già adattati all'organismo adulto.
Fino a non molti anni or sono si riteneva che la porta d'ingresso del virus fosse il rinofaringe; attualmente si pensa che il virus poliomielitico penetri nell'organismo attraverso la via digerente (E. Ward, E. Horstman). Date queste modalità di eliminazione del virus le vie di contagio possono divenire numerose, e nel trasporto passivo della malattia acquisterebbero notevole importanza certi insetti come le mosche, nelle quali O. Melnick e A. Renner avrebbero dimostrato che il virus poliomielitico può restare vivo ed essere eliminato con le feci anche per 3 settimane. Il periodo di incubazione della malattia può andare da un minimo di 3 ad un massimo di 35 giorni (E. Horstmann e J. R. Paul). Non tutti gli individui venuti a contatto del virus ammalano in modo tipico, anzi sembrano più frequenti i casi d'infezione senza sintomatologia nervosa, limitandosi la malattia poliomielitica ad assumere il quadro clinico di una comune forma influenzale.
La profilassi è basata sull'isolamento dei malati e su tutti quei provvedimenti igienico-dietetici comuni a tutte le malattie infettive contagiose in cui la penetrazione e l'eliminazione del germe avvenga per via digerente (tifo, colera, dissenteria bacillare, ecc.). Particolarmente importante la profilassi attiva, specie nei soggetti in cui si abbia fondato sospetto che siano stati a contatto con malati di poliomielite, mediante l'iniezione di siero di convalescente, o di sangue di adulti.
A malattia conclamata nessuno dei sussidî terapeutici che vengono comunemente impiegati (siero di convalescente, sangue, vitamine, ecc.) si è dimostrato di sicura efficacia.
Un progresso notevole ha subìto il concetto direttivo della cura degli esiti, nel senso che i muscoli colpiti devono essere precocemente mobilizzati, evitando tutti quei provvedimenti (per es. apparecchi gessati) che limitando la funzionalità degli arti colpiti, possono aggravare ancora di più la funzione muscolare già compromessa. Di recente in America ha avuto grande diffusione il metodo proposto in Australia dalla sister A. Kenny. Indipendentemente da quelle che possono essere le concezioni fisiopatologiche dell'infermiera australiana sulla malattia, la Kenny ha avuto il merito di diffondere un sistema di terapia fisica che senza dubbio è utile, anche se i risultati pratici non sono stati quali si immaginavano. È necessario inoltre che il trattamento degli esiti venga eseguito in luoghi adatti e diretto da personale specializzato.