CIBURRI, Polidoro
Figlio di Stefano di Polidoro "lanaro" (e quindi nipote di Polidoro di Stefano di Paolo), visse a Perugia nella prima metà del sec. XVI. Lo si trova ricordato per la prima volta nel 1529 quando si associò a Gian Paolo di Vincenzo nella gestione di una drogheria. di proprietà della Sapienza Vecchia (Arch. di Stato di Perugia, Notarile, 700, c. 196v).
Non iscritto all'arte dei pittori, il C. è invece segnato (27 giugno 1532) nella matricola dell'arte dei "materazzari" per il rione di Porta Sant'Angelo (Perugia, Bibl. com. Augusta, ms. 1786, C. 169r);, ma la qualifica di "pictor" gli viene già attribuita in un documento del 1530 che riguarda un pagamento in suo favore (50 fiorini) "per la pictura de una Ancona de la Visitazione" (Manari, pp. 337-539) eseguita con il figlio Ottaviano per la basifica di S. Pietro a Perugia, dove è tuttora conservata (cappella Vibi). Nello stesso anno e per la stessa basilica il C. realizzò quattro tende d'altare (perdute) stimate da Giannicola di Paolo e da Giovan Battista Caporali e compensate con 28 fiorini (Manari), p. 539).
Nel 1534 l'artista comparve dinnanzi al tribunale del Cambio per rispondere della somma di 1 fiorino dovuta ad Eusebio da San Giorgio "pro residuo unius pitture fatte in tela, in qua erat pitta imago Virginis" (Perugia, Arch. del Collegio del Cambio, Registri giudiziari, 130 [1534], c. 71). L'anno successivo i Priori deliberarono l'esecuzione di una statua in bronzo del pontefice Paolo III "ad similitudinem alterius pontificis [Paolo II] in pariete Sancti Laurentii Cathedrale Ecclesiae" (Arch. di Stato di Perugia, Riformanze, 133, f. 164v). L'incarico fu affidato al C. che nel 1536 ottenne un'anticipazione di quattro fiorini "pro inmagine seu statua cerea per eum construenda" (Ibid., ibid., 134, c. 35v). La scultura non venne realizzata a causa della rivolta dei Perugini contro gli inasprimenti fiscali imposti dal papa alla città nel 1540 (guerra del sale).
Il 1° dic. 1538 il C. si iscrisse alla matricola della Confraternita di S. Giuseppe, stilando di suo pugno l'adesione (Perugia, Bibl. com. Augusta, ms. 3106, c. 98v). Nel 1541 il C. ottenne 20 ducati "per il prezzo d'un Crucifisso dato a li XXV" (Fumi, p. 155), gli esponenti del governo popolare che al tempo della, guerra contro il papa animarono la ribellione dei cittadini invitandoli, tra l'altro, a venerare proprio questa immagine scolpita, che fu fatta appositamente sistemare (aprile 1540) in una nicchia esterna del duomo (dove è tuttora conservata), come protesta contro l'interdizione intimata dal papa alla città (Scalvanti, pp. 185 ss.).
Nel, 1544 il C. eseguì delle pitture (perdute) per la Camera apostolica perugina (Gnoli). L'anno seguente, in applicazione di un breve pontificio in cui l'artista è definito "pictor egregius", ma "pauper ac inutili familia gravatus", ottenne una provvigione gratuita di grano per la durata di otto anni (Scalvanti, p. 193). Nel 1547 l'artista è infatti ricordato tra coloro che ricevettero in dotazione "per rigore del breve pontificio" alcune some di grano (Fumi, p. 178). L'anno successivo fu compensato dalla Fraternita di S. Francesco per aver colorito e dorato la statua processionale del santo (perduta: Perugia, Arch. Braccio Fortebracci, Fondo della Fraternita di S. Francesco, 96 [1548], c. 32). Nel 1552 eseguì pitture (distrutte) per la cappella Oddi in S. Francesco (Gnoli). Il 4 nov. 1562 il C. stipulò un. compromesso nella sua casa di Porta SaneAngelo (parrocchia di S. Fortunato: Arch. di Stato di Perugia, Notarile, 1177, c. 611r). Il giorno successivo restituì un prestito ottenuto da Lucrezia di Bernardino di Villa Plebe (Ibid., ibid., c. 615r).
Nel dicembre dello stesso anno dettò il testamento disponendo tra l'altro che la sua sepoltura venisse fatta in S. Agostino, che al figlio illegittimo Giustiniano fosse concessa parte del materiale esistente nella sua bottega, che eredi universali fossero riconosciuti i figli Druso, Silla, Dario e Ciburro (Ibid., ibid., 1092, c. 306rv). Spiegabile solo con una lite familiare il fatto che non venga nominato il figlio Ottaviano che pure è documentato ancora nel 1564. Nel giugno 1567 si procedeva all'inventario della sua eredità (Gnoli). La morte del C. è collocabile pertanto tra queste due date (dicembre 1562-giugno 1567).
Le uniche opere conservate del C. a noi finora note, la Visitazione della basilica di S. Pietro e il Crocifisso ligneo del duomo, non sono certamente sufficientì per esprimere un giudizio sulla sua arte; certo la Visitazione, per quanto sia oggi notevolmente deteriorata, mostra l'artista più vicino ai modi degli Alfani (Domenico ed Orazio) che a quelli di Giannicola di Paolo o di Giovan Battista Caporali, come invece sostiene lo Gnoli.
Dei suoi figli, furono pittori, oltre ad Ottaviano, Druso e Silla.
Druso, mdicato nei documenti notarili come "pictor" abitante nel rione di Porta Sant'Angelo, nop figura iscritto all'arte dei pittori. Egli è tuttavia ricordato, 'con la qualifica di maestro, in un elenco del XVI secolo pubblicato dal Mazzatinti, insieme con Silla e con un altro Ciburri, Vincenzo, del quale non si conoscono rapporti di parentela, fra gli artisti che dovevano pagare alla dogana 10 scudi ogni semestre. È menzionato in documenti notarili del 1569 e 1575 (con i fratelli Silla, Ciburro e Dario), del 1570 e del 1571. In un manoscritto del sec. XVIII si dice che "circa l'anno 1570" Druso stava dipingendo per le sorelle della Compagnia del Soccorso un quadro con la Madonna "da portare in processione le seconde domeniche" (Giappessi). Si sa che nello stesso anno 1570 ricevette dal tesoriere dei Comune di Perugia 90 scudi per lavori non precisati (25 febbraio), 25 "per pittura de doj arme" (13 marzo), 10 "per aver penti li pennoni alle trombe" (29 aprile) e 70 (6 agosto) "per pittura delli scudetti delli taolacini" (stemmi sulla divisa dei valletti comunali).
Silla compare in documenti notarili del 30 marzo 1569 e del 1575 insieme con i fratelli Druso, Giburro e Dario. Nel documento pubblicato dal Mazzatinti è elencato fra gli artisti che devono pagare la dogana ed è indicato con la qualifica di "maes tro".
Fonti e Bibl.: L. Manari, Docc. e note ai cenni storico-artist. della basilica di S. Pietro, in Apologetico, II-V (1864-66), pp. 157, 537-539, 551; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923, pp. 299 s. (la notizia del 1557 si riferisce al figliodel C. Ottaviano); L. Fumi, Inv. e spoglio dei reg. della tesoreria apostolica di Perugia e Umbria, Perugia 1901, pp. 155, 178 ; G. Degli Azzi, L'arch. st. del nobile Collegio dei Cambio, Rocca San Casciano 1902, p. 16; O. Scalvanti, Il crocifisso della porta di San Lorenzo a Perugia, in Boll. d. R. Dep. di storia patria per l'Umbria, VIII(1902), pp. 185-211; A. Lupattelli, Storia della pitt. in Perugia, Foligno 1895, p. 52; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 568. In particolare siveda, invece, per Druso:Arch. di Stato di Perugia, Indici notarili, anno 1569, c. 94r (anche per Silla); 1570, cc. 79v, 82v; Notarile, 1411, c. 621 (doc. 1575: anche per Silla); 1602, c. 595v; 16, 54, c. 131v (doc. 1570); 2090, c. 92v (doc. 1571); Depositario Tesoriere 146, cc. 5, 33, 34; Ibid., Archivio di S. Agostino: P. G. Giappessi, Mem. della chiesa e convento di S. Agostino di Perugia, ms. [sec. XVIII], c. 342; Ibid., Bibl. com. Augusta, ms. 961, c. 4r; G. Mazzatinti, Statuto e matricola dell'arte dei pittori in Perugia, in Rass. bibl. dell'arte ital., II(1899), p. 146 (anche per Silla), L. Manzoni, Statuti e matricole dell'arte dei pittori delle città di Firenze, Perugia e Siena, Roma. 1904, p. 9; U. Gnoli, Pittori..., cit., p. 101; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 567.