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POLIDOR

di Daniela Angelucci - Enciclopedia del Cinema (2004)
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Polidor

Daniela Angelucci

Nome d'arte di Ferdinand Guillaume, attore e regista cinematografico francese, naturalizzato italiano, nato a Bayonne il 19 maggio 1887 e morto a Viareggio il 3 dicembre 1977. Popolare personaggio del cinema muto, utilizzò la tecnica appresa durante la sua esperienza come clown interpretando e dirigendo, negli anni Dieci e Venti, numerose comiche di successo. Negli anni Cinquanta e Sessanta alcuni grandi registi del cinema italiano, tra cui Federico Fellini, gli affidarono come caratterista piccoli ruoli dal tono nostalgico.

Proveniente da una famiglia di artisti del circo, lavorò sin da giovanissimo come clown. Nel 1910 fu notato da Giulio Antamoro mentre si esibiva alla Sala Umberto di Roma e venne quindi scritturato dalla Cines, per la quale interpretò il personaggio di Tontolini in una lunga serie di comiche, molte delle quali andate perdute. Nel 1911 Antamoro decise di affidargli la parte del protagonista nel primo lungometraggio della Cines, Pinocchio, con cui ottenne grande successo. Nello stesso anno passò alla casa di produzione Pasquali e per essa inventò il personaggio di Polidor, protagonista di più di cento brevi film comici da lui anche diretti, tra i quali, ancora visibili, L'eredità di Polidor, Polidor apache, Polidor ha rubato l'oca, tutti del 1912. Il successo fu tale che poté fondare nel 1914 una propria casa di produzione, la Polidor Film (fallita nel 1915 e rinata nel 1919). La realizzazione delle comiche ‒ della maggior parte delle quali fu anche regista, coinvolgendo come interpreti molti dei suoi familiari ‒ continuò fino al primo dopoguerra; in seguito alla generale crisi del cinema italiano, P. abbandonò il grande schermo e si dedicò all'avanspettacolo. Sarebbe ritornato al cinema solo nella seconda metà degli anni Trenta, dopo l'avvento del sonoro, per lo più in parti di secondo piano (nel 1936 lavorò nel film Il corsaro nero di Amleto Palermi, nel 1940 in Il pirata sono io! di Mario Mattoli).

La partecipazione, nel ruolo di sé stesso, al malinconico Per le vie della città (1956) di Luigi Maria Giachino inaugurò una serie di apparizioni sul grande schermo caratterizzate da un tono nostalgico. Nel 1957 Fellini lo volle nella parte dell'anziano frate in Le notti di Cabiria e nel 1960 in quella del clown in La dolce vita; per lo stesso regista avrebbe poi recitato nell'episodio Toby Dammitt del film collettivo Histoires extraordinaires o Tre passi nel delirio (1968). Anche altri grandi autori ‒ come Pier Paolo Pasolini, che gli affidò un piccolo ruolo in Accattone (1961), e Marco Ferreri, per il quale P. lavorò in Una storia moderna: l'ape regina (1963) ‒ riconobbero in P., con le sue caratterizzazioni spiritose ma venate di rimpianto, una figura emblematica di un'epoca ormai passata.

Bibliografia

G. Marlia, Polidor: storia di un clown, Empoli 1997; L'oro di Polidor: Ferdinand Guillaume alla Cineteca italiana, a cura di E. Mosconi, Milano 2000.

Vedi anche
Ghióne, Emilio Ghióne ‹ġi-ó-›, Emilio. - Attore e regista del cinema muto italiano (Torino 1879 - Roma 1930). Ideatore e interprete del personaggio di Za la Mort (romantico teppista da contrapporre al celebre ladro gentiluomo francese, A. Lupin), cui affiancò poi quello femminile di Za la Vie, interpretato dalla sua ... Pastróne, Giovanni Pastróne, Giovanni. - Regista (Montechiaro d'Asti 1883 - Torino 1959), tra i pionieri del cinema italiano. Esperto contabile e tecnico inventivo, fondò l'Itala Film, per la quale, dopo alcune prove di regia (La caduta di Troja, 1911; Padre, 1912), realizzò nel 1914 Cabiria (firmato con lo pseud. Piero ... slapstick Particolare sottogenere cinematografico, nato nel periodo del muto in Francia e sviluppatosi negli Stati Uniti negli anni 1920, fondato su una comicità elementare che sfrutta il linguaggio del corpo e si articola intorno a gag tanto semplici quanto efficaci, come quella messa in moto dal celebre meccanismo ... Guazzóni, Enrico Guazzóni ‹-zz-›, Enrico. - Regista italiano (Roma 1876 - ivi 1949), già cartellonista e decoratore; ha diretto: Agrippina (1911); Quo vadis? (1913); Fabiola (1918); I Borgia (1919); Il sacco di Roma (1920); Re Burlone (1935); Il dottor Antonio (1937); Antonio Meucci (1940).
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