POLIDEMONISMO (dal gr. πολύς "molto" e δαίμων "demone")
Sarebbe, nello svolgimento della religione quale è concepito dalla teoria evoluzionistica, una fase intermedia fra l'animismo (v.) e il politeismo (v.), caratterizzata dalla credenza in una quantità di esseri divini che non sono più spiriti e non sono ancora iddii (il demone come uno spirito in via di diventare un dio). Il polidemonismo si svolgerebbe dall'animismo come prima elementare riduzione e sistemazione degli spiriti singoli innumerevoli in classi più o meno omogenee, senza ancora risolvere ciascuna di queste in un suo rappresentante o esponente divino unitario, quale è il dio nella fase del politeismo. Il demone avrebbe, a differenza degli spiriti anonimi, un nome e una personalità propria; solo che il nome non sarebbe individuale, come è quello del dio, bensì comune a tutti gl'individui divini della stessa classe, e la personalità non sarebbe umana (antropomorfismo; v.) ma animale o ibrida e per lo più mostruosa. Anche il mito sarebbe estraneo al polidemonismo, perché il mito presuppone una personalità individuale che solo il dio possiede.
Oggi non si crede più che la religione si sia svolta in questo modo, cioè che sia passata sempre per tutte queste fasi necessarie e costanti. Il formarsi di un dio è un processo molto più vario e complesso dello svolgimento lineare escogitato dall'evoluzionismo. Inoltre, la separazione assoluta del momento demonico dal momento divino è pura astrazione: nella realtà concreta, cioè nella storia, si constata che l'elemento demonico è abbondantemente presente negli dei delle religioni politeistiche, non solo, ma anche in religioni rigorosamente monoteistiche.
Al termine "polidemonismo" sarà dunque meglio attribuire un valore puramente morfologico, adoperandolo per designare un tipo di religiosità caratterizzata da una numerosa pluralità di demoni.
Bibl.: F. B. Jevons, The Idea of God in early Religions, Londra 1913 (traduz. ital. di U. Pestalozza), Milano 1914. V. anche divinità.