POLICRATE tiranno di Samo
Governò dapprima insieme con i fratelli Pantagnoto e Silosonte; poi, eliminatili, da solo dal 535 al 523. Disarmati gli oppositori, mirò a crearsi una serie di alleati e a raccogliere grandi fondi, coi quali mantenere una flotta e una guardia del corpo. Vi riuscì solo in parte e con un mezzo specialmente: la pirateria. Così i popoli costieri intimiditi cercavano spontaneamente la sua amicizia e notevoli ricchezze affluivano alle sue casse dalle rapine e dai tributi. Tra i suoi alleati furono Ligdamide di Nasso, Pisistrato e Amasi di Egitto. Nonostante questi mezzi violenti è da considerare come uno dei più grandi signori greci per l'energia con cui governò, per la protezione e l'impulso che diede alle arti e alle opere pubbliche, e per lo splendore di cui seppe circondare la sua signoria. All'impero marittimo da lui creato cercò di dare una base non solo nella forza, ma anche in un valore spirituale quale quello del santuario di Delo da lui arricchito e reso il centro religioso del suo dominio. In Samo poi, divenuta ritrovo di poeti, artisti e scienziati, quali Anacreonte, Ibico, Democede di Crotone, il più celebre medico del tempo, costruì grandiose opere, quali il porto militare e l'acquedotto, opera dell'architetto Eupalino. Anch'egli, come altri dei tiranni più celebri, operò una riforma dell'ordinamento gentilizio, intesa a creare basi tutte nuove alla πόλις. Le due città in cui si divideva anticamente l'isola, Astipalea e Cheria, divennero ora due tribù che sostituirono le quattro primitive tribù ioniche. Il suo impero apparve così per un momento il più grande stato dell'Egeo, l'unico che potesse opporsi alla travolgente avanzata della Persia e salvare l'indipendenza della Grecia. Ma le sue grandi qualità erano controbilanciate da mende grandissime, come una straordinaria temerità e fiducia in sé stesso, e un grande amore del fasto e del lusso. Notevole è tra l'altro la sua tendenza a trasformare la tirannide in una monarchia di tipo orientale. Per tali motivi non riuscì mai a guadagnarsi le simpatie dei suoi sudditi, e ad attenuare l'impopolarità del suo governo. Quando, allo scopo di obbligarsi Cambise che invadeva l'Egitto, gl'inviò in aiuto il grosso della sua flotta da battaglia (40 triremi), questa, appena partita, defezionò improvvisamente e ridendosi di P. impotente a domarla passò ai servigi dei suoi nemici. Si vide così stretto in Samo stessa da Lacedemoni e Corinzî. Riuscì è vero, specialmente per il suo valore personale e la saldezza della sua acropoli, a respingerli, ma il suo prestigio era per sempre tramontato: senza denaro e senza flotta i suoi giorni erano contati. Della situazione seppe infatti abilmente approfittare il satrapo Orete, che, indottolo a un colloquio a Magnesia con larghe promesse, lo catturava e lo faceva crocifiggere.
Bibl.: K. J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., I, i, Strasburgo 1912, p. 375 segg.; P. N. Ure, Origin of Tyranny, Cambridge 1922.