Policleto
Scultore greco del sec. V a.C. (in varianti di codici antichi Policreto, così nella '21), nativo di Argo, detto il Vecchio per distinguerlo dallo scultore omonimo e concittadino vissuto nel sec. IV. Fu operoso tra il 460 e il 420 a.C. circa. Le fonti antiche (da Aristotele Etic. VI 7 e da Cicerone Brutus LXXXVI 296, a Plinio Nat. Hist. XXXIV 50 e 55, a Quintiliano, a Valerio Massimo, ecc.) lo pongono accanto a Mirone e a Fidia, ed esaltano il suo stile armonioso, la perfezione delle proporzioni, lo studio attento dell'anatomia umana nei numerosi capolavori, dal Doriforo al Diadumeno, dall'Eracle al Cinisco e allo Xenocle.
Per diretto influsso delle reminiscenze classiche, prevalentemente dell'Etica aristotelica, D. lo ricorda in Pg X 32, a proposito degli altorilievi della prima cornice, effigianti esempi di umiltà, così perfetti da vincere non solo l'arte di P., ma la stessa perfezione della natura.
Il nome di P. era ricordato come l'insuperato modello di sublimità artistica e perfezione formale in tutto il Medioevo. Tra i commentatori il Torraca ricorda giustamente Guittone Se de voi 10-12, L'Intelligenza v. 59, Petrarca Rime LXXVII 1 (cfr. anche Sapegno); il Fallani mette opportunamente in rapporto questo passo con quello di Cv I V 13, in cui D. vede nell'armonia delle parti il canone essenziale della bellezza; il Vazzana, in Nuove lett. IV 72-73, constata che " Policleto, simbolo dell'arte antica, offre la misura del possibile a un'arte razionale, umana; in un certo senso egli sta a Virgilio, anch'esso pagano e simbolo della ragione naturale " (p. 72 n. 2).
Bibl. - P. Renucci, D. disciple et juge du monde gréco-latin, Parigi 1954, 55, 278; per la fortuna di P. presso gli autori classici e medievali cfr. I. Overbeck, Schriftquellen, Lipsia 1868; Enc. arte antica, VI, Roma 1965, 274-275.