POLDI PEZZOLI, Gian Giacomo
POLDI PEZZOLI, Gian Giacomo. – Gian Giacomo Poldi Pezzoli d’Albertone nacque a Milano il 27 luglio 1822, secondogenito, dopo Matilde, di Giuseppe e Rosina Trivulzio.
Il padre Giuseppe, parmense, a cinquant’anni, nel 1818, aveva ereditato dallo zio Giuseppe Pezzoli, insieme al cognome e al titolo nobiliare, l’enorme ricchezza accumulata dai Pezzoli a metà Settecento come esattori delle imposte nella Lombardia austriaca (G. Gregorini, La Ferma generale a Milano: organizzazione e gestione. Prime notazioni da una ricerca in corso, in Finanza e politica nell’età di Maria Teresa. Antonio Greppi (1722-1791). Atti del Convegno… Milano 1996, II, in Archivio storico lombardo, s. 12, V (1998-1999), pp. 241-277, in partic. pp. 249, 255, 257). L’anno successivo Giuseppe aveva sposato Rosa Trivulzio (1800-1859), appartenente a uno dei casati aristocratici più antichi di Milano e figlia del bibliofilo e dantista Gian Giacomo.
Nel 1833 Giuseppe Poldi morì lasciando erede il figlio di un immenso patrimonio e del titolo di cavaliere dell’Ordine costantiniano. Il giovane fu educato privatamente, sotto la guida di Antonio Gussalli, discepolo di Pietro Giordani, che lo avvicinò alla cultura classica, alla storia contemporanea e agli ideali liberali progressisti.
Nella formazione della sua cultura artistica giocò un ruolo fondamentale la madre Rosina, la quale, negli anni della giovinezza di Gian Giacomo, si stava affermando come mecenate dello scultore Lorenzo Bartolini. Assidua fu inoltre la frequentazione della Trivulziana, collezione antiquaria e libraria di straordinaria importanza, appartenente al nonno materno. A ciò si affiancarono viaggi in Italia, e frequenti soggiorni a Firenze e Parigi.
Giacomo Poldi (così si firmava nelle sue missive) crebbe quindi in un clima culturale fervido: molti artisti, amici di Rosina, che divennero in breve tempo anche suoi, furono spesso ospiti a Bellagio nella villa di famiglia, come i pittori Cesare Mussini, Massimo d’Azeglio e Giuseppe Molteni.
Dal 1846, entrato in possesso del proprio patrimonio, il giovane comparve all’annuale Esposizione braidense, inserendosi così nel novero di quella colta committenza milanese che supportava la locale accademia. Attratto dal clima romantico, la sua scelta ricadde sugli scultori Alessandro Puttinati, Vincenzo e Lorenzo Vela.
Del tutto nuova in famiglia, ma in linea con il gusto del momento, fu la passione per le armi antiche. Tra il 1846 e il 1848 acquistò diverse centinaia tra armi e armature; gli acquisti proseguirono lungo tutto l’arco della vita, con una sempre maggiore attenzione alla qualità, tanto che entro il terzo quarto del secolo Gian Giacomo era divenuto in questo campo il collezionista più importante d’Italia. Suo principale fornitore fu l’armaiolo e antiquario Carlo Maria Colombo, cui si affiancò lo scenografo scaligero Alessandro Sanquirico. Fu probabilmente quest’ultimo a suggerirgli di creare una scenografia in stile gotico per la sala d’armi, affidata a un allievo di Sanquirico, Filippo Peroni di San Martino.
Negli stessi anni intenso fu il suo impegno nel sostegno e nella gestione di enti assistenziali e benefici, nelle istituzioni scolastiche e professionali, nell’associazionismo culturale e patriottico, emergendo così una sua propensione intellettuale progressista: nel 1847 donò alcune macchine di fisica per il costituendo Museo industriale alla Società di incoraggiamento arti e mestieri, della quale fu socio promotore e finanziatore dalla fondazione, avvenuta nel 1848 (Milano, Archivio della Fondazione Trivulzio [AFT], Gian Giacomo Poldi Pezzoli, b. 1, cc. non numerate), fino al 1853; nel 1848 fu socio della Società degli artisti e del Circolo dell’unione, quindi benefattore dell’Istituto dei rachitici, e degli Asili di carità per l’infanzia e la puerizia.
La sua adesione agli ideali risorgimentali è testimoniata da una partecipazione convinta alle Cinque giornate e alla prima guerra d’indipendenza: con altri nobili milanesi acquistò un comando di artiglieria per l’esercito lombardo e sovvenzionò l’armata piemontese. Nel 1848 egli ottenne anche un ruolo ufficiale, sebbene non di primo piano: fu inviato a Venezia come commissario straordinario del governo provvisorio di Lombardia nelle province venete (Arrigoni, 1884, pp. 15 s., ora in Galli - Squizzato, 2011, pp. 153 s.).
Questa esposizione così netta nella lotta contro l’Austria lo costrinse, dopo la sconfitta dell’agosto 1848, a rifugiarsi a Lugano, mentre il suo nome appariva nell’elenco dei cittadini ai quali il maresciallo Josef Radetzky impose una pesante multa.
L’esilio in Svizzera fu un’esperienza fondamentale per la sua crescita intellettuale e politica. Ottenuto un passaporto, nel 1849 partì per un lungo viaggio: fu prima in Francia e poi in altri Stati italiani, risiedendo a lungo a Firenze. Costretto infine a rimpatriare a Milano, pagò una multa di 600.000 lire austriache per ritornare in possesso dei suoi beni.
Nella Milano dominata dalla censura austriaca Giacomo Poldi interpretò un ruolo diverso da quello politico per manifestare il proprio patriottismo: riservò tutto il suo impegno per costituire una collezione d’arte antica e comparire in città quale grande mecenate e patrono delle arti. Nel 1850 sostenne la pubblicazione dell’annuale Album illustrato dell’Esposizione braidense; e tra il 1850 e il 1853 affidò a Giuseppe Balzaretto la costruzione di un nuovo caseggiato, gemello del seicentesco palazzo di famiglia nella strada denominata ‘corsia del Giardino’ (oggi via Manzoni). All’interno, un programmatico recupero del passato trasformò completamente i lineamenti neoclassici dell’edificio. Nei ripetuti soggiorni parigini Poldi Pezzoli aveva potuto ammirare il nuovo Musée des Thermes et de l’Hotel de Cluny, creato da Alexandre du Sommerard, pioniere della museografia romantica: una collezione non costituita solo da dipinti e statue, ma da preziosi arredi e oggetti d’arte applicata antichi, scelti anche per evocare un’artificiosa atmosfera domestica. Lo strepitoso successo di questa nuova interpretazione del passato e del connesso modello museografico dovette confortare Poldi Pezzoli nella scelta della costruzione di una casa-museo, che sarebbe stata tra i primi e più aggiornati esempi a livello europeo di casa-museo in stile storicista, e che avrebbe riscosso grandissima ammirazione da parte dei contemporanei.
Determinante per questa decisione fu l’incontro con il giovane pittore e vetratista Giuseppe Bertini. Dal 1853 al 1879 fu Bertini a ideare ogni stanza della casa in stile storicista, coadiuvato dal pittore Luigi Scrosati, dal bronzista Giuseppe Speluzzi e dallo scultore Lorenzo Vela. Nacquero così il Gabinetto dantesco nello stile del Trecento italiano, la Sala nera nello stile del Rinascimento del nord, la Sala degli stucchi in stile rococò, lo Scalone barocco e infine il Salone dorato.
In questo modo Poldi Pezzoli sostenne e salvaguardò per più di due decenni l’artigianato artistico civico. Dagli anni Cinquanta casa Poldi divenne il cantiere in cui le arti decorative contemporanee milanesi si autopromossero a modello di eccellenza in Europa, distinguendosi per lo studio attento basato sull’osservazione delle tecniche del passato, attraverso le opere di cui l’appartamento andava progressivamente arricchendosi.
Giacomo Poldi profuse spirito etico e passione civile anche nella costituzione di un museo dedicato all’antica arte italiana dove spiccavano dipinti della scuola toscana, umbra, veneta, emiliana, manifesto di un’unità culturale nazionale che anticipava quella politica.
La raccolta, messa insieme con costanza dal 1850 sino al 1879, vantava pezzi di eccezionale qualità dei più noti maestri del Rinascimento, come Botticelli, Mantegna, Cosmè Tura, Carlo Crivelli, Giovanni Bellini, Piero del Pollaiolo, ma anche le opere più tarde di Canaletto e Guardi, e dipinti medioevali dai fondi in oro di Vitale degli Equi e Pietro Lorenzetti. Le opere, quasi sempre di medio formato perché destinate al collezionismo privato, in buono stato di conservazione e spesso firmate, si allineavano al gusto della nascente critica d’arte, grazie non solo alle possibilità economiche, ma anche a una fitta rete di consiglieri e intenditori d’arte di cui avvedutamente il collezionista si circondò.
Fu inizialmente Giuseppe Molteni a rivestire un ruolo fondamentale nella costituzione della quadreria. Direttore dell’Accademia di Brera, antiquario e mediatore, restauratore di fama europea, per suo tramite Poldi Pezzoli entrò in contatto con l’ambiente accademico e dei conoscitori-collezionisti. Tra il 1853 e il 1855, Bernardino Biondelli, direttore del Gabinetto numismatico di Milano (Milano, Archivio della Fondazione Brivio Sforza, Museo e biblioteca Poldi Pezzoli, b. 1, cc. non numerate), fu suo consulente per gli acquisti archeologici e medioevali.
Molto fecondo fu il rapporto instaurato da Poldi Pezzoli con il circolo dei conoscitori europei, come Otto Mündler e Charles Lock Eastlake, rispettivamente emissario per gli acquisti e direttore della National Gallery di Londra, che nei loro periodici viaggi a Milano non perdevano occasione per visitare la costituenda collezione del nobiluomo, con il quale gareggiavano nell’acquisto di pittori primitivi e rinascimentali italiani, come risulta dai loro rispettivi taccuini e diari (The travel diaries of Otto Mündler, a cura di C. Togneri Dowd, in The Walpole Society, LI (1985), pp. 69-254, in partic. pp. 94, 96, 148, 154, 162; The travel notebooks of Sir Charles Eastlake, a cura di S. Avery Quash, ibid., 2011, n. 73, monografico, I, pp. 416 s., 561, 661, II, p. 69).
Per le opere d’arte applicata Giacomo Poldi poté contare sui suggerimenti dell’amico Bertini e sulle forniture degli antiquari milanesi, primo fra tutti Giuseppe Baslini. Una sollecitazione nel costituire una raccolta italiana poté giungergli anche dal critico Giovanni Morelli, con cui entrò in relazione dal 1861.
Per la ricostruzione della cronologia degli acquisti dal 1861 in avanti è di aiuto un fondamentale documento: la Cassa mia particolare, un quaderno autografo dedicato ai conti dei suoi acquisti d’arte, conservato presso l’Archivio della Fondazione Brivio Sforza di Milano, recentemente tornato alla luce (Galli -Squizzato, 2011, pp. 153-172).
Nel 1860, ottenuto il passaporto del Regno d’Italia, poté finalmente tornare a viaggiare dopo dieci anni: partì per un viaggio di qualche mese in Svizzera, Germania, Francia e Inghilterra, dove tornò anche nel 1862 in occasione della III grande Esposizione di Londra. Sul fronte sentimentale Poldi Pezzoli, spesso attratto da ballerine o attrici, non riuscì a instaurare un rapporto stabile, finendo con il legarsi a Giuseppina Parravicini, moglie in seconde nozze del chimico Francesco Cavezzali (1797-1877). Nel 1859 nacque Camilla Cavezzali, pupilla di Poldi Pezzoli e probabilmente anche sua figlia naturale.
Nel fatidico anno dell’Unità, il 1861, sebbene ancora assai giovane, Giacomo Poldi stese il suo primo testamento. Destinatario delle sostanze fu il nipote Fabio Gonzaga, figlio della defunta sorella Matilde; secondo le disposizioni, il beneficiario era obbligato a non disperdere la collezione, che doveva rimanere legata a Milano («a decoro della mia città nativa e a ricordo della mia affezione per essa»; Galli -Squizzato, 2011, p. 156).
La morte di Fabio nel 1868 costrinse Giacomo Poldi, ancora celibe, a individuare una diversa destinazione per il proprio patrimonio e per la collezione. Nel 1871, con un secondo testamento segreto gettò le basi per la creazione di un museo o fondazione artistica, costituita dall’insieme della sua casa e della personale raccolta d’arte, mantenuti «ad uso e beneficio pubblico in perpetuo colle norme in corso per la Pinacoteca di Brera» (Galli - Squizzato, 2011, pp. 157-159).
La direzione fu affidata all’amico Bertini, che nel frattempo era divenuto direttore dell’Accademia di Brera; il museo fu dotato di un vitalizio destinato a coprire i costi di gestione e gli acquisti di opere antiche e moderne. Veniva così delineata un’esemplare forma giuridica, al servizio della comunità e della città, con una netta vocazione municipalistica.
Il resto dell’ingentissimo patrimonio mobile e immobile fu destinato a Luigi Alberico Trivulzio (1868-1938), figlio di Gian Giacomo Trivulzio, un cugino del ramo materno, mentre Camilla Cavezzali fu designata erede di una somma ingente per l’epoca (400.000 lire).
Da quel momento Poldi Pezzoli avviò un processo di pubblicizzazione delle proprie raccolte. Nel 1872 fu membro del comitato esecutivo della I Esposizione di arte antica tenutasi all’Accademia di Brera, una mostra che presentava una selezione del patrimonio privato milanese e in cui una sala intera fu destinata alla presentazione dei capolavori della sua collezione (Catalogo delle opere d’arte antica esposte nel Palazzo di Brera, catal., Milano 1872, pp. 28-31).
Due anni dopo, in città fu organizzata la I Esposizione storica d’arte industriale, il cui scopo fu anche quello di dare avvio a un museo civico dedicato alle arti congeneri. La competenza maturata da Poldi Pezzoli nel collezionismo fu ratificata dalla sua nomina a commissario ordinatore di ben quattro sezioni: armi, vetri, avori e bronzi. In quest’occasione espose metà delle sue raccolte, quasi mille oggetti.
Morì improvvisamente per un’angina pectoris il 6 aprile 1879 nel suo palazzo di Milano. Venne sepolto a Bellagio, in un mausoleo in stile neogotico romanticamente isolato, che Carlo Maciacchini aveva innalzato per lui (AFT, Gian Giacomo Poldi Pezzoli, b. Eredità, cc. non numerate). Il 26 aprile 1881 il museo aprì al pubblico secondo le sue istruzioni, in occasione della I Esposizione nazionale di Milano.
Fonti e Bibl.: I documenti relativi a G.G. P. P. sono suddivisi in tre archivi: l’Archivio del Museo Poldi Pezzoli conserva i pagamenti relativi all’allestimento della casa e agli acquisti di opere d’arte; l’Archivio della Fondazione Trivulzio di Milano riunisce la poca corrispondenza privata e le note sui beni stabili e l’eredità Poldi Pezzoli; l’Archivio della Fondazione Brivio Sforza di Milano conserva una selezione di documenti relativi al processo di acquisizione delle opere, tra cui la Cassa mia particolare. L’assenza nei tre archivi del copialettere rende però ancora sfuggente la sua personalità. Una selezione di documenti è stata trascritta in G.G. P. P., 1979, pp. 18-26, 30-36, 30-70, 80-89 e una, in parte complementare, nell’appendice documentaria di G.G. P. P., 2011, pp. 153-160.
F. Sebregondi, Necrologia. Commemorazioni dei soci onorari, dettate dal segretario F. Sebregondi: Gian Giacomo Poldi-Pezzoli, amatore d’arte, in Atti della Reale Accademia di belle arti di Milano, XIX (1879), pp. 175-178; Fondazione artistica Poldi-Pezzoli, Catalogo generale, a cura di G. Bertini, Milano1881; L. Arrigoni, Documenti storici e autografi relativi alla storia del Risorgimento italiano, Milano 1884; G.G. P. P. 1822-1879 (catal.), a cura di A. Mottola Molfino, Milano 1979; Ead., Storia del Museo, in Museo Poldi Pezzoli. Dipinti, a cura di M. Natale, Milano 1982, pp. 15-61; Restituzioni. Lo studiolo del collezionista restaurato. Il Gabinetto dantesco del Museo Poldi Pezzoli, a cura di L.M. Galli Michero, Milano 2002; G.G. P. P. L’uomo e il collezionista del Risorgimento (catal., Milano 2011-2012), a cura di L. Galli Michero - F. Mazzocca, Torino 2011; L. Galli Michero, G.G. P. P. Lineamenti per una biografia, ibid., pp. 21-31; Ead., La parabola di un collezionista, ibid., pp. 51-70; L. Galli - A. Squizzato, Appendice documentaria, ibid., pp. 153-172.