polarità
In generale, l’essere opposto, antitetico, in quanto proprietà di un ente derivante sia da relazioni (di simmetria, di antitesi) con altri enti, sia da una scelta in qualche modo determinatasi fra vari orientamenti o condizioni possibili per l’ente medesimo. Il fenomeno della p., già teorizzato dal pensiero scientifico seicentesco in partic. da W. Gilbert (De magnete, magneticisque corporibus et de magno magnete tellure, 1600), assurge a un ruolo centrale nelle filosofie romantiche della natura, soprattutto per opera di Schelling e di Goethe. Spinto dall’esigenza di ritrovare nella natura quell’attività che Fichte aveva mostrato nell’Io, ma sollecitato anche dai nuovi sviluppi della scienza del suo tempo (le ricerche di G. Galvani, A. Volta e altri sull’elettricità, quelle di A.-L. Lavoisier e Priestley sui processi di ossidazione, ecc.), già nei suoi primi scritti (Erster Entwurf eines Systems der Naturphilosophie, 1797; Von der Weltseele, 1798) Schelling individua nel «principio della p.» la legge universale del cosmo, in base alla quale si sviluppa ogni grado dell’essere, dall’inorganico all’organico, in base alla scissione (Spaltung) di un’identità originaria, intesa come forza originaria di ogni realtà, fisica e spirituale. Nello stesso periodo, riallacciandosi criticamente alla concezione kantiana dell’attrazione e della repulsione, Goethe adotta l’idea di Urpolarität aller Wesen (p. originaria di ogni forma vivente) che porrà alla base della sua teoria dei colori (incentrata sulla p. di luce e oscurità) e dei suoi studi di anatomia comparata, restringendone tuttavia l’impiego alla natura organica. Particolare importanza assumerà in seguito la p. nella filosofia di Hegel, che in essa scorge una peculiare determinazione dell’opposizione, in cui i termini non si definiscono per semplice negazione logica (come A e non A), ma risultano entrambi positivi (come avviene nel concetto kantiano di Realrepugnanz) e al contempo correlativi, in quanto rimandano necessariamente l’uno all’altro. Questa nozione viene svolta sistematicamente sia nella prima parte della dottrina dell’essenza sia nella filosofia della natura, segnatamente nella legge del magnetismo, che Hegel riformula in questi termini: «poli omonimi si respingono e poli non omonimi si attraggono; gli omonimi sono nemici, mentre i non-omonimi sono amici» (Enciclopedia delle scienze filosofiche, § 314).