POINA (Ποινή, Poena)
È la personificazione del castigo e della vendetta divina (ποίνα); detta Ποινή nei tragici greci, dove è considerata alla stregua di un dèmone (Aysch., Eum., 321; Choeph., 929, 939, ecc.).
L'immagine, non estranea anche alla letteratura latina (Val. Flacc., i, 797), ha avuto qualche eco nelle arti figurative se, come pare, ha fondamento la notizia dell'Anthologia Palatina che il pittore Ophelion (v.) di età non precisata, dipinse un quadro rappresentante Erope piangente sui resti del banchetto di Tieste ed insieme la "punizione" (Ποινήν) di Erope (Anth. Pal., vi, 316). Tuttavia l'accezione più comune del termine è quella di sinonimo delle Erinni (v.), al plurale Ποιναί (Aischin., Timarch., 190, e; Strab., iii, p. 175, ecc.); maggiore incertezza è nel latino Poenae che talvolta indica le Furie, corrispondenti alle Erinni (Varr., Eum., fr. 117, 223) talvolta dei personaggi diversi che coabitano con le Furie nell'Averno (Sil. Ital., ii, 551; Cic., in Pis., 91; Lucan., vi, 695, ecc.). L'equivalenza delle Ποιναί con le Erinni è pure documentata dalla pittura del vaso da Altamura con scene infernali del Museo Nazionale di Napoli: dove due Erinni vestite di chitone manicato, alti calzari da caccia e pelli di animali selvaggi, sono indicate col nome di [Π]οιναί.
Bibl.: G. Kruse, in Pauly-Wissowa, XXI, 1951, c. 1211 ss., s. v. Poine; E. Wust, ibid., Suppl. VIII, 1956, c. 82 ss., s. v. Eryns. Vaso da Altamura, Napoli, Museo Nazionale, n. 3222: Mon. Inst., VIII, 9; H. Heidemann, Die Vasen des Nat. Museum Neapel, Berlino 1872, p. 311; E. Wust, op. cit., c. 147, XI, n. 5.