Pnr2
s. m. inv. Sigla dell’ingl. Passenger name record, Registro dei nomi dei passeggeri.
• «Il dato vero è che dall’11 settembre in poi non è più successo nulla sugli aerei. Semmai, quello che temono gli americani è la cosiddetta bomba sporca, l’attacco chimico. Io credo che i controlli negli aeroporti siano adeguati. E non ci dimentichiamo che l’intelligence americana può entrare nelle banche dati di qualunque compagnia aerea e controllare (accordo Pnr, Passenger name record, ndr) chiunque decida di salire su un volo per gli Stati Uniti» (Stefano Dambruoso intervistato da Biagio Marsiglia, Corriere della sera, 30 dicembre 2009, p. 5, Primo piano) • Il primo punto è l’istituzione di un Pnr europeo, richiesto dal ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve nel primo Consiglio straordinario Ue subito dopo gli attacchi di Parigi. Si tratta del Passenger Name Record, ovvero un registro dei nomi dei passeggeri, di tutti i passeggeri ospitati in voli interni all’Europa. Un enorme database che potrebbe includere anche chi viaggia lungo le tratte dei treni ad alta velocità. Tutti i dati dovrebbero essere messi a disposizione dei paesi membri, molti dei quali sono già dotati di Pnr a livello nazionale, non accessibili quindi ora da nazioni straniere. Il principio è condiviso ma sono in discussione i limiti di questi controlli sia spaziali (quali voli? solo gli intercontinentali?) sia temporali (per quanto tempo conservare i dati). (Francesca Angeli, Giornale, 29 novembre 2015, p. 5, Il Fatto) • L’ultima bacchettata, quella definitiva. L’accordo fra Canada ed Europa sulla raccolta dei dati dei passeggeri viene giudicato inadeguato dalla Corte di giustizia europea. Con implicazioni che vanno ben oltre il traffico aereo fra i 28 Stati dell’Unione e nord America. Era stato siglato nel 2014 dopo una lunga negoziazione portata avanti dalla Commissione europea. Prevedeva che le compagnie canadesi potessero conservare i dati dei passeggeri (pnr, passenger name records) per cinque anni e condividerli con Paesi terzi, per esempio gli Usa. Il Parlamento europeo, che avrebbe dovuto ratificare l’intesa, ha chiesto invece il parere della Corte. (Jaime D’Alessandro, Repubblica, 27 luglio 2017, p. 22).
- Già attestato nella Stampa del 18 maggio 2004, p. 9, Estero (Enrico Singer).