PLUTARCO (Πλούταρχος, Plutarchus)
Scrittore e moralista dell'età flavio-traianea, nato a Cheronea circa il 46 d. C. - morto nel 120 d. C., autore delle celebri Vite Parallele (Βίοι παραλλήλοι), biografie dei grandi personaggi dell'antichità nonché di numerose opere di argomento religioso, filosofico e retorico.
Una vasta erudizione è diffusa in tutte le sue opere, che hanno assai frequenti accenni ai più importanti artisti dell'antichità. Il suo gusto estetico, che spesso si manifesta in espressioni ammirative per i grandi poeti e specialmente per Omero e Pindaro, è strettamente legato alle teorie platoniche ed aristoteliche, ed è generalmente fondato su di un atteggiamento moralistico che gli deriva dall'estetica ellenistica che egli aveva vivamente assorbita. L'arte più alta è per lui quella che imita in maniera perfetta il suo modello, è insomma una eccellente mimesi; è da lamentare la perdita del suo Scritto Υπὲρ (Sulla bellezza) dove esponeva certamente alcuni concetti estetici, di cui restano soltanto tre brevi frammenti (apd. Stob., Flor., 65, 12, 13; 66, 4).
Ma l'importanza di P. per l'arte antica sta, più che altro, nella menzione assai frequente di opere d'arte e di fatti che sono strettamente legati alle manifestazioni artistiche; e molti sono i passi di sue opere nei quali affiora un interesse vivo per le arti figurative. Si dovranno ricordare, fra le principali testimonianze che a lui si devono, e che ci fanno rimpiangere la perdita di tante fonti più vicine agli artisti dell'epoca classica, alcuni capitoli della vita di Pericle (e precisamente il xii, xiii, xxxi) dove si parla di quel meraviglioso momento della vita ateniese in cui si lavorava con singolare energia ogni genere di materia, dalla pietra, al bronzo, all'avorio, all'ebano ed al cipresso, ed in cui fiorivano tutti gli artisti e gli artigiani più illustri; "e tutto dirigeva ed a tutto sovrintendeva (per Pericle) Fidia"... "e quasi tutto era nelle sue mani, e sorvegliava tutti gli artisti per l'amicizia, come dicemmo, di Pericle" (xiii); nel cap. xxxi riferisce a lungo sul processo di Fidia e sulla calunniosa accusa rivolta a Fidia, e c'informa che nello scudo della Parthènos, nell'amazzonomachia, egli aveva rappresentato se stesso in atto di scagliare un masso con le mani e Pericle in atto di combattere contro le Amazzoni con la mano levata a tenere la lancia in modo da nascondere il volto parzialmente. Il particolare trova riscontro nelle copie assai ridotte dello scudo fidiaco che ci sono giunte. Parecchi aneddoti su pittori greci come Polignoto, Agatarchos, Melanthios, Nealkes, Androkydes di Cizico, Euphranor ci sono giunti attraverso P. (Cim., 4), su Elpimce sorella di Cimone e probabile amante del pittore (Per., 13), sul vanto che Agatarchos faceva della propria rapidità, in contrasto con Zeusi (De glor. Athen., 2), su Apollodoros come inventore del chiaroscuro (Pelop., 25, 7) su Androkydes autore di un quadro rappresentante una battaglia (De glor. Athen., 2), sulla battaglia di Mantinea rappresentata da Euphranor. Un'altra importante serie di notizie ci è offerta, in tre opere, sul ritratto di Alessandro (Alex., 4; De Alex. seu virt. seu fort., ii, 2; De Iside et Osir., 24), mentre il particolare che egli dà, nel descrivere la statua di Demostene, delle "mani con le dita strettamente annodate", ha permesso ai moderni di identificare la statua antica - e di modificarne l'arbitrario restauro - in un famoso esemplare del Vaticano (Vit. X orat. Dem., 44; Demosth., 30, 31; Gomp. Demosth. cum Cic., i). Per la storia dell'oracolo delfico e dei monumenti delfici, e per la comprensione del modo come venivano redatti gli oracoli, sono importanti tre trattati, ma uno di essi specialmente che ha precisi accenni a monumenti che P., sacerdote delfico anch'egli, conosceva bene; si tratta del De Pythiae oraculis (περὶ τοῦ μὴ χρᾶν ἔμμετρα νῦν τῆν Πυϑίαν). In quest'opera apprendiamo anche l'esistenza di una località vicina a Delfi, Pylaia, che è da identificare col santuario della lega anfizionica delle Termopili.
Ma gli accenni ad opere d'arte antica ed in genere ad artisti sono influiti in Plutarco. Si riscontra in lui una particolare tendenza a riferire l'aneddoto particolare che mette in luce il lato morale dell'artista o dell'opera descritta; ciò che è nei canoni della sua estetica tradizionale.
Bibl.: R. Flacelière, Plutarque sur les oracles de la Pythie, Parigi 1936; G. Daux, in Rev. Arch., S. VI, vol. XI, 1938, pp. 3 ss.; E. Pernice, in Handb. Arch., Monaco 1939, I, p. 295; L. Laurenzi, Ritratti greci, Firenze 1941, pp. 89 ss.; 103 ss.; K. Ziegler, in Pauly-Wissowa, XXI, 1952, c. 636-902, s. v. Plutarchos, n. 2.